Oristano
11 Agosto 2017
Cari amici,
Sotto l’aspetto
normativo la concessione dei crediti da parte delle aziende bancarie, appare ben regolamentata e in teoria
dovrebbe funzionare perfettamente. Qualsiasi banca che riceva una richiesta di
credito, prima della concessione è in grado di conoscere (anzi sarebbe meglio dire che è
tenuta), per limitare il rischio, l’indebitamento complessivo verso il sistema bancario del
richiedente. È la Banca d'Italia, attraverso un sistema noto come “Centrale dei
rischi”, a fornire alle banche l’informativa se il soggetto richiedente il credito è già esposto nei confronti del sistema bancario e per quanto. Ciò per il necessario
contenimento dei rischi derivanti dal cumulo degli affidamenti in capo allo
stesso soggetto.
Sostanzialmente scopo
principale della Centrale dei Rischi è di contribuire a migliorare la qualità
degli impieghi fatti dalle banche alle attività commerciali (evitando quindi il
sovra indebitamento di chi richiede credito), fornendo aa esse un'informativa
utile, anche se non esaustiva, per la valutazione del merito di credito della
clientela e, in generale, per l’analisi e la gestione del rischio.
Viene in tal modo perseguito l’obiettivo di accrescere la stabilità del sistema
creditizio.
Per il regolare
funzionamento di controllo ogni intermediario partecipante è tenuto a comunicare
mensilmente alla Banca d'Italia i rapporti in essere nei confronti di ciascun
cliente di ammontare pari o superiore ai limiti di censimento (c’è un limite
minimo per la segnalazione: i finanziamenti di importo superiore a 31.246 euro).
Sulla base delle informazioni ricevute, la Banca d’Italia restituisce con la
stessa periodicità a ogni intermediario un flusso di ritorno personalizzato con
il quale viene fornita la posizione globale di rischio a livello di sistema dei
singoli clienti segnalati.
Il sistema di controllo
creditizio in vigore per le attività commerciali richiedenti credito è stato successivamente
esteso anche alle richieste inoltrate dalle famiglie. Per queste esiste il
CRIF (Centrale Rischi famiglie), meccanismo abbastanza simile a quello della
C.R. delle aziende.
Cari amici, perché direte
Voi oggi ho voluto riprendere in mano il sistema creditizio, le sue apparenti
sicurezze e le possibili violazioni? Per diverse ragioni: una delle quali è che,
dopo aver esposto come funziona realmente il sistema, nella realtà pratica C.R.
e CRIF non viaggiano alla stessa velocità teorica. Le mie considerazioni, dato che ho lavorato in un’azienda
di credito per un’intera vita di lavoro, credo che siano veritiere.
La Centrale Rischi
dunque è costituita da 2 Banche-Dati fondamentali: la CR (Centrale Rischi) per
le aziende e la CRIF per le famiglie. Nella gestione corrente questi due marchingegni
sono un vero e proprio “spauracchio” per la clientela, in particolare le
famiglie richiedenti credito; segnalazioni, quelle che la banca invia al CRIF, spesso
utilizzate dagli operatori bancari come delle possibili ‘spade di Damocle’ in
grado di intimorire la clientela, creando nell’immaginario collettivo la
sensazione che la “segnalazione in CRIF” sia una esplosiva mina vagante, in
grado di portare all’inferno creditizio. Insomma una minaccia che fa paventare
che un’eventuale insolvenza nei pagamenti faccia diventare il ‘cattivo pagatore’,
una volta “segnalato”, quasi un lebbroso da isolare.
In Italia CRIF, è il
gestore del principale Sistema di Informazioni Creditizie (Sic) chiamato Eurisc, un
grande archivio informatico che contiene i dati sui finanziamenti richiesti ed
erogati a privati e piccole imprese. Sono oggetto di segnalazione i
finanziamenti di qualsiasi importo (diversamente da quanto previsto per la
Centrale Rischi, che censisce solo finanziamenti di importo superiore a 31.246
euro). Le informazioni contenute nel Sic vengono raccolte e trasmesse a CRIF
dalle banche e dalle società finanziarie che aderiscono volontariamente al
sistema. Le stesse banche e società finanziarie possono poi consultare le
informazioni registrate sul Sic per quei soggetti che richiedono credito.
Cari amici, se tutto
funzionasse a dovere non esisterebbe alcun problema, ma la realtà è un po’
diversa. È bene precisare che i dati relativi ai finanziamenti non vengono
trasmessi al Sic soltanto in caso di ritardo di pagamento: Eurisc non è un semplice
archivio di cattivi pagatori ma una banca
dati con aggiornamenti mensili che contiene sia dati negativi, relativi a
finanziamenti con rimborso non regolare, sia soprattutto dati positivi (circa
il 95% dei casi), relativi a finanziamenti con rimborso regolare. Cosa succede
se uno inizia a non pagare con regolarità?
In caso di ritardi nei
rimborsi la segnalazione del primo ritardo di pagamento sul rapporto di credito
viene resa visibile sul Sic solo in caso di mancato pagamento per due mesi
consecutivi o due rate. Non solo: l’istituto di credito deve inviare al
consumatore, 15 giorni prima della segnalazione, una comunicazione che lo
avvisi del ritardo e del fatto che tale ritardo verrà riportato nel Sic, in
modo da verificare in tempo eventuali disguidi. La segnalazione di altri
ritardi successivi al primo avviene comunque attraverso gli aggiornamenti
mensili inviati dall’istituto di credito ai Sic. Cosa succede se, superato il momento
difficile, il debitore regolarizza la posizione?
Se vengono pagate con
ritardo solo due rate, la segnalazione rimane per i 12 mesi successivi alla
regolarizzazione; se invece si pagano in ritardo tre o più rate, quella
“cattiva notizia” rimarrà segnalata per i 24 mesi successivi alla sistemazione.
Il pagatore non troppo puntuale (ormai considerato un appestato) per quanto le difficoltà
siano state superate, rimane un ‘cattivo pagatore’. Credo che occorrerebbe
soffermarsi sulla necessità di rivedere i criteri di merito creditizio. Ecco le
mie considerazioni.
Amici miei, le recenti vicende
bancarie, che hanno visto crollare molte banche storiche ritenute fino a poco
tempo prima solidissime, non sono certo state penalizzate dalle insolvenze
delle famiglie (prima abbiamo visto che oltre il 95 per cento paga con
regolarità) ma da quelle delle grandi aziende a cui sono stati concessi crediti
tanto ampi (a prescindere dalle evidenze della C.R.) e, forse, ben sapendo che
difficilmente quei crediti sarebbero stati restituiti. Il male, cari amici, non
sta nei ‘poveri Cristo’ che si arrabattano tutti i giorni per cucire un 27 con
l’altro o nelle piccole aziende a livello familiare dove i pochi dipendenti sono quasi parte della famiglia, ma nei mille lacci e lacciuoli delle "grandi aziende" che legano politica economia e finanza,
più o meno grigia. Ci basti osservare cosa è successo negl ultimi anni...
A domani, amici.
Mario
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