Oristano 8 Agosto 2017
Cari amici,
In questo 'caldissimo' Agosto ecco un argomento altrettanto caldo: le tasse. Tasto dolente, se non altro perchè da noi in Italia sono fra le più alte al mondo. La Francia, che sta poco dietro di noi, sta provando a trovare soluzioni per abbassarle e, credo, dovremmo farlo anche noi quanto prima. Vediamo intanto che succede in Francia. Prima di entrare in argomento, però, consentitemi una breve considerazione.
Quando Macron ha preso il potere in Francia, ero convinto che fosse l'uomo giusto nel momento giusto. Giovane, con una grande visione europeista, lo avevo immaginato come la persona più adatta per ricucire quell'Europa sfilacciata che ci ritroviamo, ma a quanto pare il mio giudizio era troppo positivo. La sua recente presa di posizione sulla nazionalizzazione (per quanto provvisoria) dei cantieri STX, già proprietà di Fincantieri, credo sappia poco di europeismo. Su questo argomento, però, tornerò a breve su questo blog. Per ora vediamo coa succede in Francia sul fronte delle tasse.
Su questa sponda gli effetti della Presidenza Macron si fanno già sentire. Il nuovo Governo, guidato dal premier Edouard Philippe, in considerazione dell’alta tassazione esistente, ha lanciato un piano di riduzione delle tasse del valore di 11 miliardi di euro. Nonostante i proclami di austerity costantemente lanciati dalla Commissione europea ed i richiami a mantenere i conti pubblici in ordine, il nuovo Governo francese ha ritenuto opportuno intervenire prontamente su famiglie ed imprese per un riequilibrio fiscale ritenuto assolutamente indispensabile.
Quando Macron ha preso il potere in Francia, ero convinto che fosse l'uomo giusto nel momento giusto. Giovane, con una grande visione europeista, lo avevo immaginato come la persona più adatta per ricucire quell'Europa sfilacciata che ci ritroviamo, ma a quanto pare il mio giudizio era troppo positivo. La sua recente presa di posizione sulla nazionalizzazione (per quanto provvisoria) dei cantieri STX, già proprietà di Fincantieri, credo sappia poco di europeismo. Su questo argomento, però, tornerò a breve su questo blog. Per ora vediamo coa succede in Francia sul fronte delle tasse.
Su questa sponda gli effetti della Presidenza Macron si fanno già sentire. Il nuovo Governo, guidato dal premier Edouard Philippe, in considerazione dell’alta tassazione esistente, ha lanciato un piano di riduzione delle tasse del valore di 11 miliardi di euro. Nonostante i proclami di austerity costantemente lanciati dalla Commissione europea ed i richiami a mantenere i conti pubblici in ordine, il nuovo Governo francese ha ritenuto opportuno intervenire prontamente su famiglie ed imprese per un riequilibrio fiscale ritenuto assolutamente indispensabile.
Per poter sperare in
una ripresa possibile il Premier ha ritenuto necessaria una vera e propria terapia d’urto, come l’ha definita lo
stesso Philippe, per rilanciare la crescita e ridare fiducia al sistema Paese. Se
Bruxelles continua a richiamare i Paesi dell’Unione affinché vengano rispettati
i famigerati parametri di Maastricht (che per tanti governi europei rappresentano
ormai una vera palla al piede), è anche vero che senza concreti interventi l’economia
non decollerà proprio. Il Premier Philippe ha promesso comunque di voler rispettare
quantomeno il famoso rapporto del 3 per cento tra deficit e PIL, che ora è al 3,2
per cento. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le misure più importanti di
questo significativo taglio di imposte lanciato in Francia e che, chissà,
potrebbe essere d’esempio anche per noi.
I tagli annunciati,
ovvero l'alleggerimento fiscale previsto per l'anno prossimo dal governo di
Parigi non è di poco conto: equivale allo 0,6 per cento del PIL. Tra i tagli
previsti ci sono quelli della tassa sulla casa, per un totale di 3 miliardi di
euro, e dell’imposta patrimoniale ISF per altri 3 miliardi di euro. A questo
proposito, l'obiettivo di Philippe è sostituire l'ISF con una tassa sul
patrimonio immobiliare (IFI), in modo che i beni non immobiliari non vengano
tassati. Nel piano si aggiunge poi l'attuazione, a partire dall'anno prossimo,
di una Flat Tax unica al 30 per
cento sui risparmi delle famiglie, con un taglio da 1,5 miliardi di euro.
Previsto infine un alleggerimento progressivo dell'imposta sul reddito delle
società, che sarà portata al 25 per cento entro il 2022.
In sintesi il piano
voluto dal Presidente Macron, vale oltre i 20 miliardi di tasse in meno
previste entro il 2022. Il taglio delle imposte, si afferma, sarà finanziato
dal taglio della spesa pubblica. Si, una tale drastica riduzione delle imposte,
non potrà che essere finanziata, innanzitutto, con una più oculata gestione della
spesa pubblica. Per il 2018 il Governo francese prevede risparmi per circa 20
miliardi di euro, con l'obiettivo di contenere il debito pubblico nazionale e
portarlo ad un livello definito dal Primo Ministro Philippe ‘meno insostenibile’.
In questo modo il Premier
francese promette che il Paese rispetterà i citati impegni assunti con l’Unione
Europea, quelli di rientrare il deficit sotto la soglia del 3% entro l'anno
prossimo. Il governo francese punta infatti a un deficit al 2,7% del PIL,
appoggiandosi tra l’altro su una crescita dell'1,6% quest'anno e dell’1,7%
l'anno prossimo. C’è da notare però che per anni, i vari esecutivi che si sono
succeduti in Francia, hanno promesso di rispettare i parametri di Maastricht ma
finora nessuno è riuscito a farlo davvero. E chissà che Philippe non ci riesca,
magari attraverso l’auspicata ripresa derivante proprio dall’annunciato taglio
delle tasse.
E l’Italia, in questo ‘caldo’
periodo (rovente sotto molti aspetti, oltre che deficitario anche di acqua)
cosa sta facendo per affrontare il problema? Oltre le reiterate implorazioni
fatte da Gentiloni o Padoan all’UE, agitando l’emergenza profughi, oppure la
ventilata ipotesi lanciata da Orlando sulla patrimoniale cosa realmente bolle da noi in
pentola? Poco o niente, a ben vedere, oltre le solite scontate promesse.
Una delle ultime
esternazioni fatte a Marzo scorso è stata l’ipotesi di un taglio del cuneo
contributivo per tutti, oppure focalizzato sui neoassunti, magari
circoscrivendo agli under 30 la fascia di età per aggredire la disoccupazione
giovanile. È questa doppia ipotesi la prima da sciogliere per il Governo (in
relazione al varo del DEF), che, come ha assicurato il premier Paolo Gentiloni,
darà le prime indicazioni sulla riduzione del costo del lavoro ancora tra i più
alti d'Europa. Per mettere a punto le misure concrete ci sarà comunque tempo
fino all'autunno, quando sarà presentata la legge di Bilancio.
Cari amici, è tempo di
soluzioni concrete, uscendo dalle ipotesi più o meno probabili o possibili.
Credo che la Francia ci stia provando con convinzione, cosa che dovremmo fare
con concretezza anche noi.
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento