Oristano
1 Agosto 2017
Cari amici,
Ho già avuto modo di
parlare su questo blog del Dottor Antonio Cadoni, personaggio straordinario,
giunto felicemente quest’anno a festeggiare le sue prime 105 primavere; anzi,
come dice meglio Lui, “essere arrivato al mio centesimo quinto anno di età”.
Chi è curioso di conoscere la sua lunga e avventurosa vita, può andare a rileggere quanto scritto nei miei 2 post precedenti, di cui indico i link: http://amicomario.blogspot.it/2016/09/dr-antonio-cadoni-classe-1912-una.html, del 18 Settembre 2016 e http://amicomario.blogspot.it/2016/11/il-dott-antonio-cadoni-e-la-sua.html, del 14 Novembre 2016.
Chi è curioso di conoscere la sua lunga e avventurosa vita, può andare a rileggere quanto scritto nei miei 2 post precedenti, di cui indico i link: http://amicomario.blogspot.it/2016/09/dr-antonio-cadoni-classe-1912-una.html, del 18 Settembre 2016 e http://amicomario.blogspot.it/2016/11/il-dott-antonio-cadoni-e-la-sua.html, del 14 Novembre 2016.
Ieri, per iniziativa
del Sindaco Andrea Lutzu, il nostro amato vegliardo è stato festeggiato a lungo
nell’Aula Consiliare da una folta rappresentanza dell’Amministrazione comunale
e da un numeroso pubblico che non è voluto mancare ai festeggiamenti. Poco dopo
le 12,00, accompagnato dai due figli il vecchio dentista ha varcato la soglia
del Palazzo Comunale, l’antica e austera dimora che per Oristano ha
rappresentato nei secoli sia il potere religioso che giudiziario. Un grande applauso
e tanti abbracci hanno accompagnato il suo ingresso nell’Aula Consiliare dove
era atteso.
Il Sindaco Andrea Lutzu,
in fascia tricolore, la ha abbracciato a lungo e, dopo i convenevoli iniziali,
ha spiegato ai presenti il perché della Sua decisione, il motivo che lo aveva
spinto a chiamarlo nel Palazzo di Città, per porgergli anche a nome dell'Amministrazione cittadina e di tutta la
popolazione, il suo saluto e gli auguri più fervidi. Il Dottor Cadoni ha
risposto commosso, e con quella sua splendida lucidità mentale che lo
contraddistingue, ha letto ai presenti una sua bella lettera che, anche se formalmente indirizzata
al Sindaco, era sostanzialmente diretta a tutti gli oristanesi, in particolare
ai giovani. Al termine della cerimonia il Sindaco Gli ha fatto omaggio della
Carta De Logu, ricevendone in cambio un sincero ringraziamento.
Amici che mi leggete, il
mio primo intento, nel riportare la notizia su questo blog, era quello di riepilogare brevemente il contenuto del messaggio
del
Dottor Cadoni (un vero e proprio testamento spirituale, diretto in particolare alle nuove generazioni), ma, considerata l’importanza che ho ritenuto di attribuirgli, ho
deciso di riportarlo per intero; credo che esso vada letto e meditato da tutti
Voi con grande attenzione: soppesato senza fretta, parola per
parola, perchè esso contiene indirizzi e suggerimenti validissimi, forniti da chi nella sua
vita, seppur grazie a Dio fortunatamente lunga, ha avuto la capacità di saper soffrire senza
disperarsi, di confidare sempre nella Divina Provvidenza, senza mai arrendersi; consigli, quelli dati
nella lettera, da un uomo che ha saputo combattere con dignità, che ha
saputo operare sempre con grande umiltà, nel pieno rispetto degli altri, ritrovando sempre la via, anche nei momenti più difficili. Nella
lettera, se saputa leggere fra le righe, possiamo trovare anche noi il segreto
di come vivere al meglio la nostra vita, qualunque essa sia.
Si, amici, un sincero
grazie ad Andrea Lutzu ed all’Amministrazione Comunale di Oristano che hanno
propiziato quest’evento ed un grande augurio di ulteriore lunga vita al Dottor
Antonio, che in uno dei miei post precedenti ho definito UNA QUERCIA CHE HA
RESISTITO A MILLE URAGANI. Lui è la nostra grande quercia!
Ecco, ora, senza ulteriori commenti, la sua straordinaria lettera. Leggiamola con attenzione.
Ecco, ora, senza ulteriori commenti, la sua straordinaria lettera. Leggiamola con attenzione.
A domani.
Mario
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Illustrissimo signor Sindaco,
Con tutto il mio sentimento La
ringrazio per le parole generose, da Lei pronunciate a mio indirizzo. Le
garantisco che ne serberò memoria grata, sino al giorno del mio ultimo respiro.
Esse mi riescono tanto più gradite, perché pronunciate nella solennità di
questo locale antico, impregnato di Diritto Amministrativo. L’architettura
spirituale di quest’ambiente mi spinge ad affiancare, alla Sua figura di
Sindaco, quella dei Sindaci oristanesi, Suoi predecessori, con i quali ebbi
rapporti sociali diretti o indiretti: il pediatra dottor Carloni, il dottor
Canalis, il dottor Odoni, il dottor Manconi, l’avvocato Riccio, l’avvocato
Abis, il dottor Ladu, il commendatore Cenzo Loy, l’onorevole Manunza, la
signora Aiello, il dottor Gaviano, l’ingegnere Mura, il caro amico Pietro Arca,
il dottor Scarpa, il dottor Ortu, il dottor Barberio, la signora Nonnis, il
professor Tendas.
Tutti personaggi di alto livello
morale, diversamente capaci, ma ugualmente audaci, tenaci e animati da nobili
impulsi. Essi hanno trasformato Oristano da rude paesone in città gentile e
moderna. E ora Lei, ingegnere Lutzu, sulla scia del loro esempio, si accinge a
renderla ancora più bella e più razionale, nobilitandone il tono. Per quanto
dipende da me, le auguro di cuore di raggiungere un sì luminoso traguardo.
Signore e Signori che mi ascoltate, per onorare moralmente una tanto smagliante
schiera di amministratori, v’invito ad unirvi a me per applaudirli a lungo,
generosamente.
Molte persone mi hanno chiesto
quale sia il segreto per arrivare a un secolo di vita. A ciascuna ho risposto
di non conoscere formule magiche, che allunghino la vita umana e che, in tutta
la mia esistenza, mi sono semplicemente, ogni giorno, affidato alla
misericordia della Santissima Trinità e di Maria Santissima. Ho risposto, in
aggiunta, che, seguendo un suggerimento del poeta francese Baudelaire, mi sono
sforzato di addormentarmi, ogni sera, in pace con la mia coscienza. Secondo me,
è la forza spirituale, nel caso mio la fede religiosa, l’impalcatura che regge
il corpo umano, da S. Francesco d’Assisi, ironicamente definito “il mulo”. Per
me, con le esperienze vissute, non esistono diete, che abbiano valore assoluto.
Sentitemi bene. Nei primi mesi della mia prigionia di guerra, in Eritrea, ho
patito per forza maggiore fame verace, la quale fece calare a 45 chili il mio
peso corporeo: ero diventato un sacco, contenente ossa. Ciononostante, ogni
giorno, sbrigai le mie incombenze di medico curante.
Trasferito, con un viaggio
fortunoso di 40 giorni in Sud Africa e ivi usufruendo di un’alimentazione
sostanziosa, piano piano mi rimisi in carne. Il che mi consentì di sopportare i
disagi della vita in tenda, esposto al freddo, all’umidità, ai fulmini, al
morso di serpenti velenosi. Trasferito negli Stati Uniti d’America, rinacqui
soprattutto perché, dopo due anni di privazione, potei nuovamente disporre di
acqua calda. In sintesi: la mia odissea militare, dall’inizio al termine, è
stata costantemente sostenuta dalla Provvidenza, non da una qualsiasi dieta
miracolosa. Anche nei tempi calamitosi, nei quali, entro i reticolati,
furoreggiavano i suicidi, io non persi, come allora si diceva, la testa. Mi
raccomandavo ai Santi e, grazie a Loro e solo grazie a Loro, ho riportato la
mia pellaccia in Italia.
Altra domanda frequente: “Come ci
si sente da centenari?” Orbene: nella vecchiaia si posseggono doni, mancanti
nella giovinezza e nell’età di mezzo. È con questi doni, inizia una vita nuova
e si ha una nuova visione di ciò che è vita. Per esempio: l’estinzione fatale
dell’attività sessuale è, ampiamente, compensata da capacità di affetto puro,
disinteressato, quale diafano e universale, tanto verso gli uomini quanto verso
le donne. È pure compensata dalla conquista di una visione impersonale del
mondo, in virtù della quale uno si sente, non più unità agente isolata, ma
cittadino dell’universo. Sono scomparse, ormai, le lenti deformanti, dei
desideri personali, perché diventate irrilevanti: restano le chiavi per la
comprensione del mondo. E proseguo: sono arrivato al mio centesimo quinto anno
di età, accompagnato, fortunatamente, dal conforto di quella pace interiore,
che possiede un carattere beatificante e che è provocata, pur essa, dalla
scomparsa delle inquietudini, soggette alle mutevolezze del tempo.
Sono contento di saper, ora, con
chiarezza, distinguere il bene dal male, di saper giudicare con pacatezza, di
essere riuscito con l’umiltà, a impormi una tale condotta sociale, da dare un
significato alla mia vita. Ci sono riuscito opponendo, ognora, la ragione
all’intemperanza, e, pazientemente affinando esperienze interiori. In ultima
analisi: se dovessi definire con una sola frase, l’essenza del periodo senile,
direi che, solo in esso il pensiero si purifica e si libera dall’immanente;
unicamente in tale periodo sono concesse serenità e pace autentiche;
parafrasando un orientale buddista, direi che respiro le aure dorate di un
nirvana.
Ma, per esattezza sociale, mi
affretto a precisare, di rincalzo, che, seguendo i suggerimenti dello scrittore
tedesco Hermann Hesse, ho fatto ogni sforzo per non perdere, del tutto, lo
spirito giovanile. È questo perché, come appunto pensava Hesse, “la gioventù è
ciò che in noi rimane bambino e più ce n’è, più ricchi possiamo essere anche
nella fredda vita razionale”. Pertanto, sulla scia della perennità di tale
concetto, mi è caro presentare ai giovani presenti un proclama, che lo
scrittore Ernest Renan, accademico di Francia, compilò per i giovani francesi
dell’Ottocento e che è ancora valido. Eccolo: “Quelli che sono giovani e ai
quali posso dare un consiglio, vogliano ascoltarmi. Lo slancio che è in voi, è
di buon augurio; ma non lasciatelo degenerare in frivola agitazione. State in
guardia dagli incauti impulsi e ricordate che la libertà si conquista solamente
con la serietà, con il rispetto di se stessi e degli altri, con la devozione al
compito particolare, che ognuno di noi è deputato, in questo mondo, a fondare o
a portare avanti”.
E gli affianco Sant’Agostino, che
sentenzia: “La vita non è che un suono tra due silenzi: il silenzio del futuro,
che non è ancora e il silenzio del passato, che non è più. Bisogna vivere con
umiltà, ancora con umiltà, sempre con umiltà”. E a ragione: perché, al
contrario di ingannevoli apparenze, l’umiltà è operante, fortifica, innalza.
Termino augurando a tutti i
presenti ogni miglior fortuna. Termino augurando a ciascuno degli ascoltatori,
di superarmi negli anni di vita, in buona salute. Ringrazio tutti per l’ascolto
attento.
Dalla Sala del Consiglio del Comune di Oristano, 31 Luglio 2017
Antonio Cadoni
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Alcune immagini della cerimonia.
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