Oristano
17 Maggio 2017
Cari amici,
Il caso sul quale
voglio riflettere con Voi oggi riguarda l’accidentale caduta di un masso che, precipitando giù dal costone, ha
ostruito una strada provinciale. Un caso come tanti, ma la cosa curiosa è che da tempo nessuno appare preoccupato a
rimuoverlo. Lo strano caso del masso 'immobile' in mezzo alla straada, se da un lato si presta a commenti oltremodo malevoli ma anche
ironici, dall'altro dovrebbe invece farci riflettere non poco sugli eccessi della burocrazia italiana,
vero cancro ormai praticamente inestirpabile.
La prima cosa che mi è
venuta in mente, dopo aver appreso dai media la notizia della Kafkiana permanenza dell'ostruzione e della
‘formale chiusura al traffico’ della trafficata arteria, è una bella riflessione fatta da Alexis
de Tocqueville, riportata nel suo conosciutissimo libro “La Democrazia in America”. Tocqueville, studioso francese di
nobili origini, nell’Ottocento parti dalla Francia per gli Stati Uniti per
rendersi conto del differente modo di governare i popoli: quello arcaico
praticato dagli Stati della vecchia Europa (dove era sempre imperante il sistema
feudale dei Re e degli Imperatori) e quello del Nuovo Mondo, dove invece
era già in vigore un diverso sistema “democratico” di amministrare, più libero
e aperto al popolo, senza i rigidi passaggi “burocratici” controllati dai vari
esponenti della Corte del Sovrano.
Scrive nel libro Alexis
De Tocqueville: “… L’abitante degli Stati
Uniti impara fin dalla nascita che bisogna contare su se stessi per lottare
contro i mali e le difficoltà della vita; egli rivolge all’autorità sociale uno
sguardo diffidente e inquieto, e fa appello al suo potere solo quando non ne
può fare a meno. Si comincia a notare questo fin dalla scuola, dove i bambini
si sottomettono, persino nei loro giochi, a regole che essi hanno stabilito e
puniscono fra loro colpe da essi stessi definite. Lo stesso spirito si ritrova
in tutti gli atti della vita sociale. Si crea un ostacolo sulla pubblica via,
il passaggio è interrotto, la circolazione bloccata; i vicini si costituiscono
subito in corpo deliberante; da questa assemblea improvvisata uscirà un potere
esecutivo che rimedierà al male, ancor prima che l’idea di un’autorità
preesistente a quella degli interessati sia venuta in mente a qualcuno. Se si
tratta di divertimenti ci si assocerà per dare più splendore e organizzazione
alla festa […]. Negli Stati Uniti ci si associa per scopi di sicurezza
pubblica, di commercio, di industria, di morale e di religione. Non vi è nulla
che la volontà umana non creda di poter ottenere grazie alla libera azione del
potere collettivo degli individui…”. Parole sante, ma veniamo alla cronaca dei fatti odierni
accennati in premessa.
Nell’Agosto del 2015
nella zona del Cilento nel Salernitano, la caduta accidentale di un masso
ostruisce la strada provinciale degli Alburni. I giornali ne parlano ma nessuno
mette in atto le necessarie operazioni per la rimozione. Ogni giorno, per le
impellenti necessità, i cittadini con mezzi di ogni tipo “aggirano il masso” con
difficoltà e, seppure con preoccupazione, vanno oltre. Sono passati ormai quasi
2 anni, ma di lavori di rimozione nemmeno l’ombra. La storia sta diventando uno
dei tanti tormentoni tragicomici della realtà burocratica per cui l’Italia è
famosa.
Il grosso masso, a
quanto pare staccatosi dal costone roccioso che sovrasta la strada, pare sia
una specie di “Ufo”, che, non si capisce per quale ragione, non interessi
proprio nessuno! Non interessa il Comune di Aquara, in quanto essendo una
strada provinciale esula dalle sue competenze, non interessa nemmeno
l’Amministrazione Provinciale di Salerno, perché secondo un contorto
ragionamento fatto dagli amministratori “il problema non è il masso ma la messa
in sicurezza della strada”. In questo rimbalzo di responsabilità la cosa
migliore che si è ritenuto di fare è stata quella di emettere un provvedimento di chiusura
al traffico della strada, e allo stesso tempo “commissionare uno studio
geodinamico da 37mila euro”, oltre ad un “progetto strutturale da un milione e
mezzo (come scriveva a suo tempo Sergio Rizzo sul Corriere della Sera)” e come ha
riportato il giornale La Verità nell’ultima edizione.
Ufficialmente la strada
è chiusa al traffico (la viabilità
ufficiale è dirottata su un percorso alternativo abbastanza disagevole), anche se per necessità, e
con grande difficoltà e pericolo, transita un continuo via vai di auto, moto e altri mezzi. Si, perchè come dicevo prima,
la gente aggira l’ostacolo e passa, con seri rischi nel vecchio
percorso ostruito in parte dal masso, perché ha necessità di raggiungere senza
allungamenti i luoghi di lavoro. Potere della burocrazia: nonostante siano stati in tanti a
chiedere di liberare la strada dal voluminoso masso, risposte non ne arrivano
proprio, da nessuna parte.
Cari amici, l'enorme pezzo di roccia
precipitato a valle sembra osservare sornione quanto succede intorno: immobile, mentre il tempo passa, sembra quasi riflettere sulla stupidità umana. E' proprio vero: il
rimpallo di responsabilità è un vezzo tutto italiano! Nessuno, in casi di
possibile pericolo, vuole assumersi responsabilità, come se, occupando un pubblico incarico (spesso ben retribuito), si acquisiscano solo diritti e niente doveri.
Intanto, man mano che il tempo passa i costi per i lavori, che comunque un giorno o l’altro si dovranno fare, aumentano. La burocrazia, credetemi, è un cancro che tutto corrode: si era già accorto Alexis De Tocqueville nelle sue analisi ottocentesche, ma la burocrazia, lo sappiamo, è “Gattopardesca”: sarà difficile farla morire perché si perpetua nel motto “cambiare tutto per non cambiare niente”!
Intanto, man mano che il tempo passa i costi per i lavori, che comunque un giorno o l’altro si dovranno fare, aumentano. La burocrazia, credetemi, è un cancro che tutto corrode: si era già accorto Alexis De Tocqueville nelle sue analisi ottocentesche, ma la burocrazia, lo sappiamo, è “Gattopardesca”: sarà difficile farla morire perché si perpetua nel motto “cambiare tutto per non cambiare niente”!
A domani.
Mario
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