Oristano
20 Maggio 2017
Cari amici,
Juliàn Rios Cantu, giovane
studente liceale messicano, aveva solo 13 anni quando alla mamma fu
diagnosticato un cancro al seno per cui venne successivamente operata con un
intervento di doppia mastectomia. Un calvario lungo e difficile (che comunque la
portò alla morte), al quale il figlio assistette assolutamente impotente. Il
male che aveva colpito la madre lo tormentò non poco, tanto da non riuscire ad accettare la sua morte e a
farsene una ragione. Decise perciò di mettersi alla prova per cercare di
trovare un rimedio che potesse consentire a molte donne di non fare la fine
della madre.
I sistemi attuali per
cercare di prevenire il tumore al seno li conosciamo bene: autopalpazione,
ecografia, mammografia, visite senologiche periodiche… Ma tutto questo a
Juliàn, ossessionato dalla morte prematura della madre non bastava. Troppo
forte il dolore per il dramma che lo aveva segnato, tale da convincerlo a dichiarare
guerra senza esclusione di colpi a quel cancro che lo aveva privato dell’affetto
e dell’amore materno. Questa la forza che lo ha invogliato a lanciare la sfida
contro quel male insidioso e, con buona certezza, a vincerla.
Il giovane Juliàn,
ormai diplomato, conosceva bene l’importanza dell’ossigeno per i tumori, e
sapeva che in caso di tumore l’afflusso medio del sangue (portatore di
ossigeno) in una certa zona aumenta. Questo particolare gli ha fatto balenare l’idea
di un reggiseno speciale, in grado di
monitorare lo stato di salute o malattia della mammella. La sua idea, portata
avanti insieme ad altri 3 giovani diciottenni, si è trasformata in realtà: diventando una società start-up, chiamata
Higia Tecnhologies; questa, nonostante sia ancora nella fase iniziale dell'attività, ha
già vinto importanti riconoscimenti: come il Global Student Entrepreneur, ricevuto
a Francoforte in Germania, che ha fruttato ai giovanissimi scienziati 200.000
dollari di premio da usare per migliorare ulteriormente il progetto derivato dalla loro intelligente intuizione.
Juliàn è ormai considerato
un piccolo genio della tecnologia. Dalla sua intuizione è nato un prototipo che è considerato un sistema capace di scoprire per tempo l’insidiosa malattia che aggredisce in modo terribile molte donne. L'idea del particolare reggiseno, concepita nella sua fervida
mente, si è concretizzata trasformando questo capo femminile in un indumento tecnologico, munito di una
serie di sensori speciali (né colleziona più di 200), capaci di rilevare quelle
prime anomalie che portano la donna a preoccuparsi e quindi portata a farsi controllare. Questo allarme, nell'eventualità il dubbio si sia trasformato in realtà, consente di poter intervenire tempestivamente contro
la malattia.
Il suo speciale
reggiseno è stato chiamato “EVA” e,
per quanto, come detto prima sia ancora un prototipo, appare in grado di diagnosticare un eventuale cancro potenziale. Una volta indossato
l'indumento i sensori contenuti al suo interno dialogano con lo smartphone della
donna, che, ricevuti i dati pervenuti li archivierà, per poterli poi
confrontare con i successivi che perverranno, e in caso di cambiamenti
significativi manderà degli appositi segnali. Nel caso di anomalie, una notifica suggerirà
alla donna un controllo medico approfondito.
Al prototipo bastano
tra i 60 e i 90 minuti a settimana per verificare la presenza o meno di
eventuali campanelli d'allarme. Juliàn ora, per poter fabbricare e commercializzare
nella sua start-up questo reggiseno facendo così decollare il progetto, ha
bisogno di fondi. "Non voglio assolutamente che altre persone vivano quello che ho
passato io con mia madre", ha detto il giovane, che non riesce ancora a dimenticare il dolore che da
ragazzino lo assalì quando la donna, con sua immensa disperazione, morì.
Certo, non esistono ancora certezze ufficiali sul perfetto funzionamento del suo prototipo e sulla sua concreta efficacia diagnostica, ma il lavoro per perfezionarlo è già avviato e appare in grado di essere di non poco aiuto nella scoperta preventiva del tumore.
Certo, non esistono ancora certezze ufficiali sul perfetto funzionamento del suo prototipo e sulla sua concreta efficacia diagnostica, ma il lavoro per perfezionarlo è già avviato e appare in grado di essere di non poco aiuto nella scoperta preventiva del tumore.
EVA è all’apparenza un
reggiseno assolutamente normale; i suoi sensori, però, a contatto con la pelle sono
in grado di monitorare la temperatura, la forma e il colore del seno, inviando
i dati continuamente all’applicazione smartphone collegata. In caso di
cambiamenti imprevisti il cellulare manda una notifica, con l’immagine di
cosa non va e dove. Se non si tratta di pieghe o brufoli, se il sospetto appare
fondato ai medici che effettuano il controllo, alla donna saranno fatti esami più completi. Il reggiseno, che appare abbastanza comodo da indossare, potrebbe essere usato saltuariamente, ma sarebbe buona abitudine indossarlo anche con continuità.
Cari amici, nel 2016 in
Italia si sono registrati circa 50 mila nuovi casi di tumore al seno: erano
circa 48 mila nel 2015. Sono molti i progressi scientifici fatti negli ultimi
anni per contrastare la malattia, come la scoperta di una proteina che combatte
il tumore mammario, e nuovi metodi preventivi come la mammografia 3D, ma
scoprire quanto prima l’inizio del tumore rimane essenziale. Il cancro al seno, se diagnosticato per
tempo, sfiora il 100% di possibilità di essere debellato.
Per questo la soluzione
del giovane Juliàn Cantu appare qualcosa di innovativo senza essere invasiva, consistendo
semplicemente nell’aggiungere la tecnologia ad un indumento intimo che la
maggior parte delle donne indossa, comunque, quotidianamente. Insomma, la lotta contro il cancro, una delle
grandi piaghe del nostro tempo, ha ora ha un alleato in più: una magnifica
invenzione che potrebbe salvare la vita di migliaia di donne nel mondo.
Ciao, amici, a domani.
Mario
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