Oristano
26 Maggio 2017
Cari amici,
Lei si chiama
Georgiana, ha 23 anni e attualmente vive in Danimarca, ad Horsens, una piccola
città dove frequenta all’Università il primo anno di Marketing Management. La
sua è una storia come tante, una infinitesima parte di quel microcosmo
giovanile che per realizzarsi non trova altra strada che quella di emigrare,
andare fuori dai confini dell’Italia. La sua è la storia di una brava
studentessa che, dopo aver terminato il liceo e aver cercato inutilmente di
trovare un piccolo lavoro per mantenersi agli studi, ha preso i bagagli e
lasciato la madre patria per andare a studiare e lavorare all’estero. Ecco in
sintesi l’amara storia di una delle nostre ragazze, una delle tante.
Georgiana ha scelto la
Danimarca perché, già da quando era ancora al liceo, aveva scoperto che in
Scozia e in Danimarca le Università erano gratuite, e, proprio per questo
motivo, la scelta alla fine è caduta proprio sulla Danimarca. Nonostante
l’aspetto sorridente e apparentemente fragile, Georgiana è caparbia e
determinata: sa perfettamente dove vuole arrivare e come. A dirla tutta, più
che la solita storia di un “cervello in fuga” è piuttosto una storia di lucida,
consapevole e oculata scelta. A chi la interroga sui motivi della ‘fuga’ non
muove aspre critiche ad un sistema (quello italiano) inadeguato, non mette in
modo forte il dito nella piaga, ma fa un lucido confronto tra il nostro sistema
scolastico e quello danese da Lei scelto, che vede la nostra struttura
scolastica fragile e antiquata, sicuramente perdente, sotto molti aspetti.
La fiducia che Lei ha
riposto nel sistema danese è serie e concreta, fatta in modo razionale e
senza sentimentalismi; quando ne parla lo fa senza astio particolare: la sua è
solo una constatazione, una presa d’atto, che in sostanza l’Italia non è in grado di dare a
nessuno ciò che la Danimarca, dove oggi Lei vive e studia, invece, le dà senza
troppi distinguo, senza sé e senza ma. La sua decisione lasciare l'Italia non è stata una scelta affrettata: Lei l’ha meditata a
lungo, ritardandola per circa 3 anni, nei quali ha provato diverse esperienze
di studio e lavorative, seppure poco appaganti. Poi, preso il coraggio a due
mani, ha preso la decisione: iscrizione alla facoltà di Marketing Management
del Via University College.
Già da primo momento
dell'arrivo scopre una cosa importante: l’Università è aperta 24 ore su 24. Lucida e con i piedi per terra cerca subito di organizzarsi: tra le prime
cose da fare la più importante è trovare
l’alloggio. Ma in questo Paese il problema risulta semplice: la soluzione viene trovata subito
grazie a dei gruppi studenteschi che, conosciuti su Facebook, riescono a trovarle una sistemazione
in un appartamento a 5 minuti dall’Università. Iniziando a frequentare comincia
a prendere confidenza con le “grandi differenze” rispetto alle Università italiane. Al
College, per esempio, le classi hanno un numero massimo di 50 studenti, ogni
studente ha una sua pagina web personale, dove ha accesso a tutte le informazioni
riguardanti i suoi studi, a partire dalle lezioni che vengono caricate anche in
anticipo, contengono i regolamenti ecc.; inoltre, l’orario delle lezioni viene organizzato
per l’intero semestre, viene consigliato lo studio di gruppo e questo metodo viene
adottato anche durante gli esami. Insomma, Georgiana si rende subito conto che lì la
scuola è “un altro mondo”.
Man mano che i giorni
passano trova altre innumerevoli differenze; le teorie imparate, ad esempio,
vengono applicate su casi reali: in questo modo lo studente, verificandole in
modo pratico, riesce a vederle concretamente applicabili ai problemi reali. Anche
l’approccio che gli studenti hanno con i professori è molto informale e viene
posta, da parte dei docenti, moltissima attenzione al punto di vista e alle idee dello
studente. Tutte cose queste molto importanti, alle quali in Italia invece non
si dà proprio peso. L’Università inoltre fornisce allo studente una “tessera
personale”, valida per un’infinità di usi.
Altra cosa importante è
che in Danimarca lo studente è un soggetto visto in positivo e le aziende ne favoriscono l’ingresso,
seppur temporaneo, nel mondo del lavoro. Grazie al Career Centre dell’università
che Georgiana sta frequentando, è riuscita a trovare in breve tempo un impiego
part-time. Attualmente lavora per l’azienda Trendhim come Country Marketing
Manager; è questa un’esperienza a lei utile, in quanto svolta in un ambito
strettamente collegato con i suoi studi e che le dà tante soddisfazioni in
quanto la fa crescere anche professionalmente. E non è tutto.
Il fatto che lavori (il
suo impegno è molto flessibile ed ha ampia libertà circa la scelta dell’orario per
completare le previste 44 ore al mese pattuite) le dà anche il diritto di
accedere ad un sussidio, da parte dello Stato, di circa 800 euro lordi,
concesso agli studenti che lavorano un minimo di 10 ore settimanali. Insomma, a
noi italiani sembra un sogno, ma la Danimarca è un Paese dove si viene “pagati
per studiare”!
Cari amici, credo che
ogni commento sia superfluo. Quando dallo sfogo di una ragazza caparbia come Georgiana
sentiamo dire “…in Danimarca studio gratis, ho un lavoro flessibile e un sussidio di
800 euro al mese”, cosa mai potremmo controbattere? Come possiamo
pensare che i tanti giovani, validi e volenterosi, che necessiterebbero di
attenzioni come queste, possano restare in Italia, se nulla cambia a loro
favore? L’esperienza di Georgiana sarà certamente utile a tanti altri giovani
come Lei, che dopo aver passato tanto tempo a sperare inutilmente di poter
studiare lavorando in Italia, andranno certamente via dalla nostra terra. Non
lamentiamoci allora se domani ci mancherà la loro esperienza, la loro capacità,
che, invece, andrà in favore di altri lidi, di altri Paesi: quelli che hanno avuto fiducia
in loro.
A domani.
Mario
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