Oristano
22 Maggio 2017
Cari amici,
Ieri ho parlato di banche e di denari depositati (compresa la grande tentazione dei ladri di appropriarsene), e lo voglio fare anche oggi! Non voglio certo annoiarvi con una 2^ puntata, ma credo che sia opportuno e utile conoscere le banche anche sotto altri punti di vista. Nel post di oggi protagonista non è il denaro, ne la guerra a guardie e ladri per cercare di portarlo via, ma qualcosa di meno tangibile, anche se sotto certi aspetti molto importante: la nostra fiducia nel sistema bancario.
Negli ultimi anni molte banche sono state oggetto di aspre critiche per la loro condotta spesso spregiudicata, che anziché essere sempre rispettosa del cliente depositante, è stata orientata solo al proprio tornaconto, operando in modo da considerare il cliente come un semplice elemento del “parco buoi”, utile in tutte le occasioni. Banche che, seppur generalizzando, sono ritenute in buona parte responsabili della crisi economica attule del sistema creditizio e dei suoi squilibri. Questo pensiero ora espresso risulta abbastanza condiviso e diffuso nel Paese, tanto da aver fortemente ridimensionato il precedente appeal durato a lungo nel tempo, facendo di riflesso cadere nella polvere molti illustri brand.
Negli ultimi anni molte banche sono state oggetto di aspre critiche per la loro condotta spesso spregiudicata, che anziché essere sempre rispettosa del cliente depositante, è stata orientata solo al proprio tornaconto, operando in modo da considerare il cliente come un semplice elemento del “parco buoi”, utile in tutte le occasioni. Banche che, seppur generalizzando, sono ritenute in buona parte responsabili della crisi economica attule del sistema creditizio e dei suoi squilibri. Questo pensiero ora espresso risulta abbastanza condiviso e diffuso nel Paese, tanto da aver fortemente ridimensionato il precedente appeal durato a lungo nel tempo, facendo di riflesso cadere nella polvere molti illustri brand.
Una recente ricerca condotta dall'IPSOS (una delle più importanti società di ricerche di mercato che realizza oltre 6 milioni di sondaggi in più di 100 Paesi), che ha
riguardato il gradimento del consumatore, riferito alle nostre maggiori aziende,
ha rilevato che delle 4 aree esaminate (Credito, Assicurazioni, Compagnie
telefoniche e Aziende energetiche) quella di cui i clienti si fidano di meno è
quella creditizia, ovvero le Banche; alla domanda posta all’intervistato quale
fosse, da consumatore, il tipo di azienda di cui si fidava di meno, quella
ritenuta maggiormente oggetto di “sfiducia”, ha visto l’azienda bancaria al 1°
posto, con il 38%, al secondo l’azienda assicurativa con il 19%, al terzo la
telefonica con il 13% e al quarto quella energetica, sempre con il 13%.
Si, gli italiani non si
fidano più delle banche, con la pesante conseguenza che le operazioni di
investimento languono e una gran parte dei risparmi resta parcheggiata su Conti
Correnti bancari e Depositi Postali. L’accusa più frequente rivolta è che il sistema bancario sfrutta l’ignoranza di tanti risparmiatori, vendendo prodotti e
servizi progettati appositamente per fare l’interesse degli emittenti a scapito
dei sottoscrittori. Se alla base del rapporto clienti e banche deve esserci la
fiducia, questa deve essere intesa come un “rapporto paritario”, ovvero fiducia
reciproca, che, da parte della banca, deve evidenziare la più completa
trasparenza e la correttezza dei comportamenti.
In realtà così non è ed è cosa ormai
nota (non voglio assolutamente entrare nella cronaca spicciola delle Aziende
bancarie che hanno messo sul lastrico un numero impressionante di famiglie e di
piccole aziende): le nostre banche, almeno in gran parte, sfruttano
l’ignoranza di tanti risparmiatori vendendo prodotti e servizi che accrescono
i loro introiti, mentre il rischio e le eventuali perdite restano a carico dell’ignorante
cliente sottoscrittore che vede in questo modo "bruciare" i suoi risparmi. I clienti, insomma, vengono considerati solo merce, carne
da macello, e a salvarsi è solo una piccola pattuglia di diffidenti e
acculturati professionisti che, per cultura personale o per esperienza, non si
lasciano incantare dalle sirene del sistema.
Eppure Il risparmio
degli italiani è un patrimonio considerevole: siamo un popolo di formiche
virtuose (la ricchezza finanziaria delle famiglie era a fine 2015 di poco meno
di 4.200 miliardi) ma largamente lontane dalla giusta cultura
finanziaria, cosa che non porta, purtroppo, ad una saggia e oculata gestione
dei propri risparmi. Secondo il rapporto 2016 della Consob, soltanto il 40%
degli investitori conosce la relazione tra rischio e rendimento. Questa mancata
cultura, sommata alla diffidenza sempre più imperante, fa sì che circa il 30%
di ciò che le famiglie riescono a mettere da parte, a risparmiare, viene
accantonata in forma liquida in depositi bancari o postali a rendimento zero.
Negli ultimi anni hanno subito un calo anche gli investimenti in titoli di
Stato e obbligazioni bancarie, mentre solo un 33% di quanto accantonato dalle
famiglie affluisce al risparmio gestito contro una media dell’area euro del
41%.
Dopo i recenti, rumorosi crack
che hanno investito le banche, la fiducia nel sistema è ora praticamente sotto
zero. Ormai chi ha depositato o investito in una banca sa che non ha più certezze di recuperare
il proprio capitale: insomma non può più confidare che i propri quattrini siano
al riparo da un eventuale crac. «Dobbiamo rassicurare i risparmiatori sul
fatto che tutte le istituzioni stanno operando per evitare casi futuri»,
ha detto il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, cercando di
allentare le tensioni, visto che la fiducia dei clienti è un fattore decisivo
per la tenuta del sistema creditizio, ma far riprendere la fiducia non è certo
semplice.
La diffidenza è ulteriormente aumentata dopo l'entrata in vigore delle nuove regole della
Comunità Europea che prevedono che chi ha investito in azioni e in obbligazioni
subordinate delle banche sia chiamato a partecipare al costo di un eventuale
salvataggio, perdendo i propri soldi; anche chi non ha fatto invetimenti, ovvero i titolari dei conti
correnti più ricchi, quelli con i depositi che superano la soglia dei 100 mila euro,
parteciperanno ugualmente al rischio di insolvenza della banca con i propri soldi depositati. Sono norme certamente studiate per
bloccare quello che si chiama "moral suasion", ovvero azzardo morale": se un banchiere sa che alla
fine, anche se le combina grosse, il danno sarà a carico dei contribuenti che salveranno l'azienda,
può essere tentato a rischiare senza paura, compromettendo in questo modo la solidità del proprio Istituto.
Insomma, cari amici,
non sono tempi felici per l’italico risparmio. Eppure, se vogliamo che il sistema bancario riacquisti solidità, la fiducia, seppure a fatica, dovrà quanto prima essere ripristinata. Credo che il
futuro dell’Italia e degli italiani di oggi, ma soprattutto di domani, passi
per questa auspicabile, ritrovata fiducia. Compito difficile, ma al quale tutti, ma proprio tutti, dovrebbero contribuire a portare
avanti e… anche in fretta!
A domani.
Mario
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