Oristano 21 luglio 2024
Cari amici,
Ursula von del Leyen è stata riconfermata Presidente della Commissione Europea. Per essere rieletta ha convinto i VERDI a votare a suo favore e questo, vedrete, comporterà cambiamenti di non poco conto! Già prima di questa alleanza, era stata resa operativa una delle ultime “ECO-FOLLIE”, con l'approvazione in via definitiva del “Regolamento
Comunitario sul ripristino della natura”, un decalogo di regole volte a
riportare almeno il 20 per cento delle terre e dei mari europei allo
stato originale entro il decennio! È stata un’approvazione alquanto
contestata, se pensiamo che è stata ottenuta in via definitiva “su filo di lana”,
all’ultimo momento utile, con una maggioranza molto risicata, non tanto sul
numero dei Paesi richiesti dal meccanismo di voto a maggioranza qualificata,
quanto sulla percentuale di popolazione UE rappresentata dai vari ‘SI’. Venti
Paesi su 27 approvano il regolamento (di fronte a un numero minimo di 15), per
una popolazione pari al 66,07 per cento (soglia minima al 65 per cento).
Un’approvazione, dunque,
poco condivisa, che tra l’altro ha registrato il voto contrario dell’Italia,
che si è unita al mini-blocco dei Paesi del nord-est europeo che da tempo censurava
uno dei dossier più delicati del Green Deal europeo. Ungheria, Polonia, Paesi
Bassi, Finlandia e Svezia hanno fatto mancare, al pari dell’Italia, il sostegno al
provvedimento. Il Belgio, invece, ha scelto la via dell’astensione. Per
l’approvazione è stato decisivo il voto favorevole dell’Austria, in precedenza
contraria, consentendo così l’approvazione.
Quello dell’Austria è
stato un voto che ha aperto una crisi interna nel Paese, con il cancelliere che
ha sfiduciato la sua ministra per l’Energia e il clima, Leonore Gewessler,
annunciando ricorso davanti alla Corte di giustizia dell’UE. Mentre il partito
popolare austriaco (OVP) ha messo in stato d’accusa la ministra e annunciato di
essere pronto a procedimenti penali contro di lei. In Belgio, invece, Alain
Maron, ministro dell’Ambiente e per la Transizione per il Clima, ha ostentato
soddisfazione: “La delegazione europea potrà andare alla prossima Conferenza
della parti sul clima (Cop29, dall’11 al 22 novembre 2024, n.d.r.) a testa
alta”. Come UE, ha sottolineato; “è nostro dovere rispondere all’urgenza del
collasso della biodiversità in Europa, ma anche consentire all’Unione europea
di rispettare i suoi impegni internazionali”.
Amici, ormai il “Dado è
tratto”, in quanto, trattandosi di un Regolamento, le nuove norme entreranno in
vigore da subito. Nel Regolamento risulta stabilito che “tutti gli habitat
terrestri, lacustri, marini, fluviali in cattive condizioni, dovranno essere recuperati al 30 per cento
entro il 2030, con obiettivi vincolanti che salgono al 60 per cento entro il
2040 e al 90 per cento entro il 2050. Pulizia, bonifica, rimboschimento se e
dove necessario, messa in sicurezza, sono tutte attività che ogni Stato membro
dovrà portare avanti senza indugio. La priorità è data alle aree terrestri e
marittime: il 20 per cento di queste dovrà essere strappata al degrado entro la
fine del decennio”.
Stante ciò, ora gli Stati
membri dovranno definire dei piani nazionali da presentare alla Commissione
europea. Le strategie dovranno dimostrare come raggiungere gli obiettivi. I
governi sono tenuti, inoltre, a monitorare e riferire sui loro progressi, sulla
base di indicatori di biodiversità a livello dell’UE. Gli Stati membri dovranno
anche varare misure volte a migliorare: la popolazione delle farfalle di prato,
lo stock di carbonio organico nei terreni, incrementare la popolazione degli
uccelli delle foreste e il contrasto alla cementificazione; inoltre, non
dovranno esserci perdite nette sugli
spazi verdi urbani fino alla fine del 2030.
Gli Stati membri dovranno
anche operare per mettere a dimora almeno tre miliardi di nuovi alberi entro il
2030 a livello dell’UE. Al fine di trasformare almeno 25.000 km di corsi d’acqua
in “fiumi a flusso libero” entro il 2030, gli Stati membri dovranno anche adottare
misure per rimuovere le barriere create dall’uomo alla connettività delle acque
superficiali. La Commissione europea nel 2033 (data prevista per una valutazione
dell’impatto delle nuove regole e i correttivi del caso), effettuerà le
verifiche su quanto realizzato, in particolare ai settori agricolo, della pesca
e della silvicoltura.
Amici, la “Nature Restoration Law”, così è definita la normativa,
è frutto di un risultato inseguito e voluto da anni dagli ambientalisti più
ferventi e più miopi. Per l’Italia è una pessima notizia, in quanto imporre un
abbandono di diverse attività agricole per lasciare il territorio alla natura
«selvaggia», vuol dire esporre gran parte dei nostri territori a un crescente
rischio idro-geologico, oltre a mettere ulteriormente a rischio lo spopolamento
delle aree interne. Per esempio, sarebbe una follia mettere in sicurezza
antisismica i centri abitati, in un contesto di abbandono e degrado del
territorio, cosa che li esporrebbe agli eventi estremi causati dai cambiamenti
climatici che, come è accaduto per le alluvioni dello scorso anno, vedono
proprio nella biomassa non gestita (cioè, il nuovo bosco «selvaggio») un
fattore moltiplicatore degli effetti disastrosi.
Cari amici, con il voto favorevole dei VERDI al secondo mandato della von del Leyen, molto altro verrà portato avanti in favore di un ambientalismo miope e di facciata! Come la Nature
Restoration Law, figlia di quell'ambientalismo esagerato tanto caro a molti Paesi
del Nord Europa, dove gli insediamenti umani sono rarefatti e dove la natura
«selvaggia» è ben diversa dalla nostra! Alle nostre latitudini la natura è
compagna dell'uomo, che grazie alle attività agricole ha moltiplicato e
conservato una biodiversità unica e preziosa. L’Europa non è tutta uguale, per
cui i provvedimenti andrebbero calibrati zona per zona; da noi la natura, senza
il giusto intervento dell'uomo, cadrebbe dalla padella nella brace, sarebbe una
partita persa in partenza!
A domani.
Mario
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