Oristano 25 luglio 2024
Cari amici,
La storia della Sardegna,
terra fra le più antiche abitate del pianeta, è costellata di leggende, come e
più delle altre antiche terre e delle popolazioni che le hanno abitate.
Leggende che, in primis, derivavano da scopi religiosi, in quanto l’uomo ha
sempre avuto bisogno di “Padri spirituali”, esseri superiori da venerare come “DEI-PADRI”,
a cui rivolgersi impetrando assistenza e aiuto, in particolare nei momenti di pericolo e di necessità.
Ebbene, le popolazioni nuragiche veneravano, come figura principale, il “SARDUS
PATER”, un dio tradizionalmente
cacciatore, tanto che lo raffiguravano con il capo cinto da una corona piumata
e con un giavellotto sulla spalla.
La più antica
raffigurazione del Sardus Pater – secondo gli studiosi – è quella presente in
un bronzetto ritrovato durante gli scavi nel TEMPIO DI ANTAS, datato al
IX secolo a.C., e raffigurante il dio senza vesti e con la mano sinistra che
impugna una lancia. Secondo gli studiosi, la figura del Sardus Pater
rappresenta una sintesi dei vari elementi religiosi che, partendo dall'antica
devozione per un dio paleosardo guerriero e cacciatore, si arricchirono
successivamente di influssi culturali di diversa provenienza.
Per lo studioso Attilio
Mastino il tempio del Sardus Pater di Antas «...ha rappresentato
nell'antichità preistorica, poi in quella punica e soprattutto in età romana,
il luogo alto dove era ricapitolata tutta la storia del popolo sardo, nelle sue
chiusure e resistenze, ma anche nella sua capacità di adattarsi e di confrontarsi
con le culture mediterranee.» (da La Grande Enciclopedia della Sardegna,
pag. 384). Il mito del Sardus Pater è una delle storie più suggestive del
patrimonio delle leggende e delle tradizioni della Sardegna.
La prima menzione
letteraria del Sardus Pater risale al I secolo a.C. ed è contenuta nelle “Perdute
Historiae” di Sallustio. Nel racconto che ne fa lo storico romano, il Sardus
Pater giunse in Sardegna proveniente dalla Libia (Nordafrica). Figlio del dio
Makeris (l'Eracle venerato con il nome di Melqart), sarebbe sbarcato con un
gruppo di coloni. Questi si integrarono con gli autoctoni e cambiarono il nome
dell'Isola da Argyròphleps nesos (isola dalle vene d'argento) e Ichnussa in
Sardo, Sardinia. Silio Italico nel I secolo d.C. nel suo poema Punica,
nel libro XII racconta del Sardus Pater dicendo: «dopo che i Greci chiamarono
l'isola Ichnusa, Sardus confidando nel generoso sangue di Ercole Libico, le
cambiò il nome dandole il suo».
Nel II secolo d.C. Sardus
Pater fu citato sia dal geografo egiziano Tolomeo che da Pausania, nella sua
opera Periegesi della Grecia; in base a quanto da lui visto nei suoi viaggi,
racconta che nel celebre Tempio di Delfi consacrato ad Apollo si trovava una
statua in bronzo del Sardus Pater e che tale statua fosse stata portata a Delfi
dai Sardi abitanti la Sardegna. Nel III secolo d.C. Gaio Giulio Solino nella
sua opera Raccolta delle cose memorabili dice: «Non importa dunque
narrare come Sardus, nato da Ercole e Norace da Mercurio, l'uno dall'Africa,
l'altro da Tartesso della Spagna, arrivassero sino a questa isola di Sardegna e
da Sardus si sia denominato il paese, da Norace la città di Nora».
L’importanza rivestita dal
Tempio di Antas trova una motivazione per quei tempi alquanto importante. Il
sito dove è ubicato, come troviamo ben spiegato in Sardegna Turismo,
«era sacro già in età nuragica (IX secolo a.C.), poi, alla fine dell’età del
Ferro, vi si stanziarono i cartaginesi, poi (a metà III a.C.) giunsero i
romani. La zona costituiva una grande attrazione per gli abbondanti giacimenti
di piombo e ferro, tanto che la valle di Antas è stata individuata come
possibile sede di Metalla, la città mineraria romana, purtroppo mai
rintracciata e divenuta un mito».
Amici, sempre in Sardegna
Turismo leggiamo: «L’area archeologica è la sovrapposizione, su un insediamento
nuragico, di due santuari, dedicati prima al dio punico, guerriero e
cacciatore, Sid Addir e successivamente al corrispettivo sardo Sardus Pater
Babai». Davanti alle gradinate del tempio romano ci sono i resti di quello
punico. «Il primo sacello – come viene spiegato - fu rinvenuto su un
affioramento di roccia calcarea ritenuta sacra: le tracce di bruciato
documentano i sacrifici alla divinità. Il santuario fu completato nel V secolo
a.C.. e ristrutturato a fine IV a.C. Intorno all’altare sono stati ritrovati
numerosi ex voto».
Nei pressi del tempio
dove è stato rinvenuto il bronzetto, sono visibili le vestigia di tombe a
pozzetto, che appartenevano a una necropoli risalente all’inizio dell’età del
Ferro. Proprio in una di esse è stato rinvenuto quello che è stato considerato
uno dei più famosi bronzetti dell’archeologia sarda: una figura che, impugnando
una lancia, ha fatto capire di trovarsi proprio di fronte alla raffigurazione
del mitico Sardus Pater! Cari amici, la Sardegna,
terra antica e misteriosa, è, sotto tanti aspetti, un immenso museo a cielo
aperto, che, in gran parte, è ancora da scoprire!!!
A domani.
Mario
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