Oristano 9 febbraio 2022
Cari amici,
La gestione corrente delle
spese di casa richiede, per facilitare sia incassi che pagamenti, che marito e
moglie, di norma aprano un conto corrente cointestato. Meglio sapere, però, che
un conto dove operano più persone ha delle regole ben precise da conoscere e
rispettare, per evitare di trovarsi di fronte ad eventuali errori o rifiuti. Il
conto corrente, come sappiamo, sia bancario che postale, consente di effettuare
tutta una serie di operazioni sia di versamento che di prelevamento, bonifici,
utilizzo di bancomat e carte di credito, ecc.). Vediamo insieme le norme che regolano
il funzionamento del conto cointestato.
Per l’apertura di un
conto corrente cointestato i titolari del conto devono depositare nell’Istituto
di credito la propria firma originale, precisando le modalità di utilizzo. Il
conto, infatti, può essere gestito a firma congiunta oppure disgiunta;
nel primo caso tutte le operazioni richiedono la presenza e la firma di tutti i
cointestatari, mentre nel secondo caso ogni cointestatario può effettuare
autonomamente qualsiasi operazione senza
l’avvallo dell’altro o degli altri co-titolari.
Tutto va bene se si va d’amore
e d’accordo, ma cosa succede se i coniugi cointestatari, si separano? In questo
caso il conto viene chiuso e l’ammontare custodito dall’Istituto di credito e redistribuito,
di norma, secondo le quote di conferimento. Bisogna evidenziare, infatti, che i
redditi derivanti dal lavoro di ciascuno dei cointestatari restano di proprietà
esclusiva di chi li ha versati sul conto, così come anche i redditi derivanti
da pensioni, invalidità o da risarcimenti per danni, che sono appannaggio
esclusivo del beneficiario, seppure depositati su un conto cointestato. In
presenza di accordo tra le parti, il saldo del conto può essere, in tutto o in
parte, assegnato ad uno dei due. In assenza di contestazioni, le somme vengono
divise in parti uguali.
Cosa accade, invece, se
le somme depositate in conto corrente vengono aggredite con pignoramento? Una
sentenza del 2016 della Corte d’Appello di Roma ha stabilito che non possa
essere pignorata la quota di proprietà del cointestatario, se questo non è sottoposto
all’esecuzione. E veniamo al caso più comune e corrente: il decesso di uno dei
cointestatari del conto.
Nel caso di decesso di
uno dei due intestatari, la circostanza va comunicata alla banca attraverso il
certificato di morte, inviato tramite PEC, raccomandata o consegnato a mano.
Contestualmente va consegnata la dichiarazione di successione o, se non ci sono
beni immobili o il patrimonio risulta sotto i 100 mila euro, l’atto di
notorietà che certifica la successione. In particolare: se il conto è a firma
congiunta, il conto viene congelato fino alla conclusione di tutte le procedure
relative alla successione, dopo le quali la quota depositata viene ripartita
tra gli eredi.
Se il conto, invece, è a
firma disgiunta, il cointestatario superstite può disporre liberamente della sua
quota, nel nostro caso di marito e moglie, di norma il 50 per cento, mentre la
restante parte viene suddivisa tra gli eredi una volta concluse le procedure di
successione. Alcune banche bloccano il
conto fino alla conclusione delle procedure di successione, altre consentono il
prelievo del denaro necessario alle spese funerarie, se documentate.
Cari amici, un altro
problema, per quanto piccolo, riguarda l’estinzione del conto cointestato. Un
limite presentato dal conto cointestato, che lega mani e piedi ai titolari,
riguarda proprio la revoca della cointestazione, che non può essere fatta
singolarmente. Tutti devono essere d’accordo nel chiudere il rapporto in essere
con la banca, anche se è per crearne uno completamente nuovo.
Che dire, cari amici,
prima di mettere in atto operazioni che riguardano la gestione del denaro in
conto corrente con altri, meglio conoscere perfettamente le regole!
A domani.
Mario
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