Oristano 2 febbraio 2022
Cari amici,
Oggi è il 2 di febbraio,
giorno più noto come quello de “La Candelora”. È questa una ricorrenza
cristiana, chiamata anche Festa della presentazione di Gesù al Tempio, adempimento
anticamente previsto nella Legge Giudaica riguardante i primogeniti maschi. La
festa è anche detta della Purificazione di Maria, poiché, sempre secondo
l'usanza ebraica, dopo quaranta giorni dalla nascita di un figlio maschio la
madre, considerata impura, doveva recarsi al Tempio di Gerusalemme per
purificarsi: il 2 Febbraio, infatti, cadono i quaranta giorni dopo il 25 Dicembre, giorno della nascita di Gesù.
L’attribuzione del
termine festa della Candelora, deriva dal fatto che in quel giorno si
benedicono e distribuiscono ai fedeli delle candele che, si dice, difendano dalle
calamità e dalle tempeste. Le candele accese simboleggiano Gesù Cristo "luce per illuminare le genti",
come venne chiamato il bambino Gesù dal vecchio Simeone al momento appunto
della presentazione al Tempo di Gerusalemme.
Nella tradizione
cristiana le candele benedette il 2 febbraio vengono utilizzate il giorno
successivo per la benedizione della gola. Il 3 febbraio, infatti, si celebra
infatti la memoria di San Biagio, protettore delle gole, in quanto tra i suoi
miracoli si ricorda il salvataggio di un bambino che stava soffocando dopo
aver ingerito una lisca di pesce. Le candele sono spesso presenti nelle
raffigurazioni pittoriche del Santo.
La festa della Candelora,
però, non è nata col Cristianesimo, ma è il proseguire di un’antichissima festa
che affonda le radici nel paganesimo. Col Cristianesimo, già dal VIII secolo
d.C., la festa era ben partecipata e molto sentita. A Roma, nel Medioevo, si compiva una
lunghissima processione che partiva da Sant'Adriano e attraversava i fori di
Nerva e di Traiano, attraverso il colle Esquilino, per raggiungere la basilica
di Santa Maria Maggiore. In tempi più recenti, la processione si accorciò,
svolgendosi solo intorno alla Basilica di San Pietro.
Anticamente, nell’occasione
della Candelora, a Roma all'interno della Basilica di S. Pietro, sull'altare
venivano poste delle candele con un fiocco di seta rosso e argento e con lo
stemma papale. Erano scelte tre di queste e la più piccola era consegnata al
Papa, mentre le altre due andavano al diacono e al suddiacono ufficiali. Una
volta benedetti i ceri, il Papa consegnava la sua candela al cameriere segreto,
insieme con il paramano di seta bianca, che gli era servito per proteggersi le
mani dalla cera calda, e passava poi alla benedizione dei ceri.
Nel precedente periodo
pagano, invece, questa festa, celebrava il passaggio stagionale dal freddo
inverno al progressivo ritorno ad una maggiore luce e più calore. Nella
tradizione celtica, per esempio, la notte tra l’1 e il 2 febbraio corrispondeva
a Imbolc, termine tradotto come “festa della pioggia” ma anche
come “nel grembo”, facendo riferimento alla nascita degli agnelli,
simbolo di purezza e candore, quindi con maggiore possibilità di avere latte,
cibo, carne e lana per sopravvivere nella nuova stagione. In questa festività
era celebrata la dea Brigit, la Grande Madre ma anche, secondo alcune culture,
il risveglio di Cernunnos, una forma del Maschile Sacro Fecondande.
Nella tradizione dell’antica
Roma pagana, la festa era legata alla celebrazione di Giunone Februata
(era usanza che le donne girassero per casa e per la città con fiaccole accesa
come forma di purificazione degli spazi privati e pubblici) e di Fauno Luperco,
divinità degli armenti e della natura. La sua festività, i Lupercalia,
alle Idi di febbraio, il 15 del mese, comportava la purificazione dei campi per
favorirne la fecondità.
Amici, considerato il particolare
periodo di transizione, cioè l’attesa dell’uscita dal periodo invernale, sul 2
Febbraio sono sorti numerosi Proverbi popolari. Eccone alcuni. “Per la Santa
Candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora”. “Candelora
piova e Bora, dell’inverno semo fora; Candelora sol el vento, dell’inverno semo
dentro”. Alla Madonna della Candelora, dall’inverno siamo fuori,
ma se nevica o tira vento, 40 giorni siamo ancora dentro”.
Cari amici, la saggezza
popolare non ha mai difettato, come ben sappiamo. Speriamo che in questo 2022,
siamo “fuori dell’inverno” quanto prima!
A domani.
Mario
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