Oristano 29 Luglio 2017
Cari amici,
Anche io ho ascoltato
con interesse quanto il Presidente dell’INPS Tito Boeri ha avuto modo di
affermare ufficialmente in TV sullo stato del nostro sistema previdenziale e sul “fatto” che i lavoratori immigrati siano in questo momento la “risorsa” del
sistema, per evitare che esso possa da un momento all’altro collassare. Posso
anche dirvi che fare determinate affermazioni in modo ‘distaccato’ dal contesto
globale, travisa alquanto il concetto. Non sono un economista, ma da uomo della
strada, da uomo che ha vissuto un’intera vita lavorativa legata al sistema
bancario, ho storto il muso e non poco sulle affermazioni “parziali” di Boeri
che cercavano, sotto un certo aspetto di travisare la realtà dei fatti.
Proprio per questo oggi
riporto per l’attenta lettura da parte di tutti Voi, la “Lettera aperta” che l’economista
Paolo Savona, la cui competenza credo in pochi possano contestare o mettere in
dubbio, ha inviato a Boeri con le precisazioni dovute, onde evitare che le sue
parole rivolte al grande pubblico potessero essere travisate. Ecco il testo
integrale della lettera, reperita sul Web nel sito degli amici di Paolo Savona.
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LETTERA APERTA A TITO BOERI, di Paolo Savona.
Caro Boeri,
avevo letto le tue dichiarazioni sul ruolo degli immigrati nel sistema
pensionistico italiano e le avevo cercate inutilmente nella Relazione annuale
dell’INPS, ma le ho trovate solo negli estratti stampa di un tuo intervento in
uno dei tanti inutili e confusionari incontri che si tengono in Italia.
Conclusi che la lettura delle tue dichiarazioni poteva essere oggetto
di interpretazioni positive e ho lasciato perdere. Sei tornato sul tema e ho
sentito ripetere nuovamente i concetti nel corso di una trasmissione radio
nella quale sostieni che il tuo ruolo all’INPS è di fornire informazioni
statistiche sullo stato del sistema pensionistico; sarebbe cosa meritevole,
perché quelle che fornisci non sono sufficienti e sono devianti perché le
accompagni con interpretazioni che inducono a una valutazione distorta della
realtà.
Tu dici che gli immigrati che hanno trovato un lavoro hanno versato
oneri sociali di rilevante entità che servono per pagare le pensioni degli
italiani e concludi che sono perciò indispensabili. Così presentata
l’informazione induce a ritenere che ogni opposizione all’accoglienza di
immigrati che non tiene conto di questo vantaggio è errata, accreditando la
politica fallimentare finora seguita in materia.
La prima obiezione, che conferma la natura di interpretazione delle
statistiche che rendi pubbliche, è che, se al posto degli immigrati ci fossero
stati italiani, il gettito contributivo sarebbe stato lo stesso perché il
sistema pensionistico italiano è basato sul metodo distributivo: i giovani lavoratori
pagano per gli anziani andati in pensione e se tra essi vi sono immigrati non è
la loro nazionalità a dare un carattere particolare al contributo che essi
danno al sistema.
Potresti tutt’al più obiettare che le nuove assunzioni avvengono
sovente in deroga al versamento degli oneri sociali e, quindi, in prospettiva
il sistema pensionistico peggiora. Questo sarebbe assolvere al proprio dovere.
Non so se i giornali abbiano riferito una tua frase dove sostieni che
non tutti gli immigrati finiranno con beneficiare di una pensione, ma questa è
stata l’interpretazione. Se l’andazzo del bilancio e del debito pubblico
continua, probabilmente tutti gli immigrati, non solo gli italiani, non
beneficeranno della pensione attesa.
Mi indigna il solo pensare alla possibilità di un’espoliazione o
decurtazione di valore della pensione che gli immigrati attendono. Se
l’affermazione fosse tua, ha tutti i tratti del colonialismo d’antan. Sono
favorevole all’inclusione di immigrati regolari nel mondo del lavoro, ma sono contrario
che essi provengano dall’immigrazione irregolare, la cui numerosità è
enormemente sproporzionata rispetto a quella del suo assorbimento da parte
dell’attività produttiva, creando ben altri problemi sociali.
Trovo inoltre giuridicamente devastante che, se l’immigrato trova
lavoro regolare, il suo illecito diventi lecito, perché induce scontento nel
migliore dei casi e scarso rispetto della legge da parte di chi quotidianamente
lotta per adempiere alle incombenze di cittadino; esse sono piene di scadenze
che, se solo vengono saltate di un giorno, generano ammende. Anche all’INPS. Si
introduce nel corpo delle leggi il concetto di violazioni sanabili e non
sanabili.
Ritengo inoltre socialmente ingiusto che un immigrante illecito venga
preferito a un giovane italiano perché disposto a lavorare a un salario
inferiore; ancor più considero economicamente errato che si assista
l’immigrante illecito a condizione che non lavori.
I giovani italiani costretti
a emigrare pur essendo preparati, di cui parli nelle tue dichiarazioni, sono il
risultato di questo stesso modo di intendere la cittadinanza ed essendo tu
equiparato a un funzionario dello Stato devi rispettare il dettato
costituzionale e le leggi ordinarie, non “interpretarle” come fanno in troppi.
Se vuoi combattere per un’idea che ritieni giusta, devi lasciare l’INPS
ed entrare nella tenzone politica o metterti a predicare come faccio io,
rifiutandomi di conformarmi alla volontà dei gruppi dirigenti.
Credo che il risanamento del sistema pensionistico passi attraverso la
trasformazione del metodo per ripartizione in metodo per accumulazione. Il
primo passo è il ricalcolo del valore della pensione sulla base dei contributi
versati, per poter comunicare a ciascun cittadino quale sia la quota di cui ha
diritto e quale l’assistenza pubblica che riceve. Non per tagliare
l’assistenza, ma per chiarire i rapporti tra cittadino e Stato.
Il secondo passo è una buona legge di tutela del risparmio
pensionistico, che oggi manca. Spero che lo farai, risparmiandoci in futuro
altri giudizi equivoci.
Grato per l’attenzione.
Paolo Savona
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Amici miei, credo che
non ci sia nulla, ma proprio nulla, da aggiungere.
A domani.
Mario
A quando una buona legge a tutela del risparmio pensionistico?
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