Oristano 11 Luglio
2017
Cari amici,
Che i sardi siano terribilmente caparbi e testardi non sarò certo io il primo a dirlo: è cosa ben nota da tempo anche fuori dall’Isola;
se poi il soggetto è ogliastrino l'innata caparbietà aumenta addirittura
considerevolmente. Il fatto che oggi voglio riportare in questo blog è riferito proprio
ad una bella iniziativa messa su e portata avanti da un imprenditore ogliastrino, Sergio Mario
Scudu di Villagrande Strisaili, non in Sardegna ma a Roma, dove ha realizzato alle porte della Città eterna un meraviglioso vivaio,
davvero unico in Europa.
È leggendo l’Unione Sarda del 2 Luglio che sono venuto a conoscenza di
questa bella iniziativa; la brava giornalista Virginia Saba riportava la bella intervista fattagli, dove Scudu ripercorreva la sua avventura romana: come era nata l'iniziativa, come aveva coltivato il suo sogno, realizzando un giardino straordinario. Una storia che partiva da lontano.
Tutto ha inizio quando Sergio Mario Scudu, oggi 59enne, era ancora un bambino e viveva in terra sarda in Ogliastra. La passione per i fiori e per l’orto la ereditò dalla madre, che con amore curava il giardino nel tempo libero. Tra i fiori coltivati dalla madre, un cespuglio in particolare attirava la sua attenzione: era una rosa con dei petali di un delicato colore rosa tenue, che più tardi, da grande, scoprì che si trattava di una rosa cinese, la Old blush.
Tutto ha inizio quando Sergio Mario Scudu, oggi 59enne, era ancora un bambino e viveva in terra sarda in Ogliastra. La passione per i fiori e per l’orto la ereditò dalla madre, che con amore curava il giardino nel tempo libero. Tra i fiori coltivati dalla madre, un cespuglio in particolare attirava la sua attenzione: era una rosa con dei petali di un delicato colore rosa tenue, che più tardi, da grande, scoprì che si trattava di una rosa cinese, la Old blush.
Crescendo la passione per le rose si ingigantì, e Sergio Scudu, come racconta
sempre Virginia Saba, scoprì “che nulla riusciva a fargli dimenticare il mistero che si
nascondeva dentro questo fiore”. Ormai diventato grande nel 2000 prende la
decisione di dedicarsi a tempo pieno a questa passione. Mette su un vivaio che
senza giri di parole chiama “S’ORROSA”, la rosa, che in dialetto sardo-ogliastrino
indica proprio questo fiore. Per lui, amante senza se e senza ma di questo
fiore, è il coronamento di un sogno, un essere arrivato a destinazione; il vivaio è per Lui una sua casa spirituale, come se avesse ‘contratto
matrimonio’ con loro: le rose, le sue amanti.
A quella prima rosa, quella della passione infantile, se ne aggiungono, una dietro l'altra,
molte altre: le giganti, le Te, le Noisettes, le Cinesi, le Botaniche. Ognuna,
poi, ha delle varietà curiose e intriganti: insomma un mondo quasi irreale, tra
rampicanti, sempreverdi amanti dell’umidità o resistenti al caldo e alla
siccità. Per Sergio Mario, che le cura come figlie, accudirle è un piacere; il
suo vivaio è un vero e proprio laboratorio, che, pur nell’evoluzione,
mantiene saldo il bagaglio culturale e storico di ognuna.
Scudu, stranamente, è un soggetto particolarmente ciarliero per essere sardo. Interrogando questo ‘padre spirituale’ delle rose non avrà difficoltà a soddisfare le tue curiosità: ti dirà da dove provengono,
partendo fin dalle origini; le Cinesi e le Te, per esempio, sono arrivate in Europa
nell’800 portate dalla Compagnia delle Indie e il loro arrivo in Europa consentì l’espansione
del vivaismo che con l’ibridazione creò un “vero trionfo di bellezza”.
Virginia Saba nell’intervista chiede alla fine a Sergio se tra le tante rose che coltiva e ama ne ha una preferita, una in particolare a cui Egli dona maggior amore, maggiore
passione. La risposta arriva, anche se la giornalista si accorge della difficoltà della risposta che non è affatto semplice. Scudu, parlando lentamente risponde che "è come quando ti chiedono, se hai 10 figli,
qual è quello che ami di più". In un giro di parole Egli cerca di soddisfare la
curiosità della giornalista, rispondendo che, a volte preferisce quelle pompose,
a volte quelle leggere, a volte quelle che sbocciano pallide, altre quelle guerriere
che non si arrendono neanche di fronte al freddo intenso. Proprio come amiamo i
nostri figli.
L’intervista si chiude con una domanda retorica: in sintesi se, nonostante il suo
amoroso impegno svolto a Roma, la Sardegna gli sia rimasta nel cuore. Sergio non ha
difficoltà ad ammettere che tutto quello che ha realizzato è nato in Sardegna, a
partire da quel lontano amore infantile mai dimenticato. Ecco le parole che
chiudono l’intervista. “Tutto questo
nasce nella mia terra. Della quale non scordo mai i profumi e i monti, e la mia
casa con quella finestra sul mare. È lì che ho capito che il mio spirito non
poteva fare a meno di essere un tutt’uno con la natura, con quegli spazi
immensi. Ho saputo cogliere il messaggio che la Sardegna mi ha voluto dare. E
ora sono qui, col mio vivaio, le mie spose, ad Ardea, a 40 chilometri da Roma.
Ma col cuore fermo alla mia splendida infanzia che ogni giorno le mie rose mi
regalano”.
Amici miei, questa storia mi ha incuriosito e gratificato. Incuriosito perché
sono nato curioso e spero di esserlo ancora a lungo, gratificato perché provo una
bella sensazione interiore verso chi, anche lontano dalla Sardegna, conserva
nel cuore la sua sardità come un gioiello, come un valore che non si svaluta. Credo che Sergio sia un sardo verace, uno di quelli che rappresenta in modo forte e orgoglioso la
sardità unica del nostro popolo, un popolo unico al mondo.
Grazie, amici, a domani.
Mario
P.S. per chi volesse curiosamente prendere contatto
con il vivaio ecco l’indirizzo:
Vivaio S'Orrosa di Sergio Mario Scudu
Via Campo di Carne 51/D
00040 Ardea - Frazione Tor San Lorenzo -
Roma
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