Oristano
7 Luglio 2017
Cari amici,
Apprendere da un
Sindaco (quello di Pimonte, tale Michele Palummo), che parlando in TV dell’episodio dello
stupro di una 15enne, lo ha definito una “bambinata”, senza nemmeno portare una
parola di condanna nei confronti della banda di ragazzini autori del folle
gesto, mi ha fatto molto male. Un rappresentante delle Istituzioni che
pubblicamente cerca in un modo, questo sì “bambinesco”, di assolvere i suoi
giovani concittadini, cercando di sminuire il gravissimo fatto e addebitandolo
alla arcaica cultura del meridione, non solo non svolge bene il suo compito, ma
travisa anche il concetto della millenaria cultura del passato.

Ho avuto modo di studiare a fondo il “Codice Barbaricino”, quel compendio di norme orali, tramandate da millenni (raccolte ed elaborate dallo studioso orunese Antonio Pigliaru) e che hanno regolato (e sotto certi versi ancora continuano a regolare) la vita delle nostre antiche Comunità, e posso dirvi che pur prevedendo queste norme una ampia conciliazione, una mediazione a vasto raggio, mai e poi mai uno stupro sarebbe stata considerata “una bambinata”, sopratutto se riferito ad un un minore.
Chi vuole, amici miei,
può consultare il mio libro, e siatene certi, capirete che il Codice
Barbaricino non è un ‘codice barbaro’, ma un compendio di norme rigorose. Ecco perché
la notizia del comportamento del primo cittadino di Pimonte lascia molti, sardi
in particolare, con l’amaro in bocca. Chi ha sentito questo Sindaco in TV, sa che dalla sua
bocca non sono uscite invocazioni per la presa di provvedimenti, proteste, o
quant’altro; la sua riflessione è stata semplicemente quella che quel giorno il testosterone dei ragazzi era
in forte aumento e che, in preda agli ormoni scatenati l'esuberanza li ha portati a violentare (in dodici, pensate) una
ragazzina di quindici anni, considerando quest'atto il rimedio giusto per abbassarlo. Il sindaco
fa spallucce: non approva, ma comprende: "siamo al Sud, fa caldo, uomini sono”.

Si, amici, se ha sbagliato il Sindaco ancor più ha sbagliato la Comunità che, anziché alzare la
voce, redarguire in modo forte i colpevoli, mettendo al bando i dodici piccoli delinquenti,
ha invece pensato bene di isolare la ragazza e la sua famiglia. A Lei è stata data buona parte della colpa della violenza subita. Per la famiglia e per la
ragazza tutto questo è stato nuovo orrore che si aggiunto a quello precedente, facendo
maturare un ulteriore tragico epilogo. Alla fine la ragazza e la sua famiglia hanno
capito che non potevano più stare a Pimonte e se ne sono tornati in Germania,
da dove poco tempo prima erano rientrati.
A nulla è servita la
presa di posizione delle attiviste delle organizzazioni per la protezione
contro le violenze sulle donne, che con una certa preoccupazione hanno preso
atto che quel fatto deprecabile non era un fatto isolato ma uno dei tanti. Il cyber-bullismo avanza
inesorabile mentre noi adulti stiamo a guardare: la nuova tendenza adolescenziale è quella di prevaricare il più debole, di fare violenza, più in gruppo che da soli (nella logica del branco), aggredendo
ragazzine dai 13 ai 15 anni. Il tutto, come detto prima, apertamente tollerato sia dalla Comunità
che dai rappresentanti delle Istituzioni, che preferiscono
perdonare piuttosto che punire questi comportamenti, definendoli solo delle ‘bambinate’.
Si, cari amici,
avallando certi comportamenti credo che ci ritroveremo una gioventù sempre più audace,
sempre più pronta alla violazione ed al mancato rispetto delle regole di
convivenza sociale. Se anche le Istituzioni si arrendono senza redarguire e
punire, credo che il futuro ci riserverà ben altre sorprese. Ecco, ad evidente dimostrazione anche in
questo caso, la ciliegina sulla torta: i ragazzini coinvolti nella violenza,
dopo un breve periodo in comunità, hanno ottenuto la messa in prova da svolgere nello
stesso comune di Pimonte.

Ogni ulteriore commento appare
del tutto superfluo.
A domani.
Mario
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