Oristano
1 Luglio 2017
Cari amici,
Inizio i post di Luglio parlandovi oggi di un prodotto d'eccellenza: il tartufo. Come
ben sappiamo il tartufo è un prezioso tipo di fungo che cresce sottoterra, estremamente
pregiato e ricercato. Il suo intenso e penetrante profumo, che si sviluppa a
maturazione avvenuta, è inebriante e ineguagliabile per gli appassionati,
mentre il suo particolare, gradito sapore arricchisce le tavole più sofisticate di potenti e grandi
buongustai.
Per lungo tempo la Sardegna è apparsa ai più come una terra dove questa prelibatezza non potesse crescere, nella convinzione che non ci fossero le condizioni ambientali o di suolo, ma poi le cose sono cambiate: questo "oro" sotterraneo è stato finalmente scoperto, grazie a degli esperti toscani. Tre le varietà importanti presenti in Sardegna: lo Scorzone (il tartufo nero estivo), il Bianchetto e il ben più raro tartufo nero invernale.
Per lungo tempo la Sardegna è apparsa ai più come una terra dove questa prelibatezza non potesse crescere, nella convinzione che non ci fossero le condizioni ambientali o di suolo, ma poi le cose sono cambiate: questo "oro" sotterraneo è stato finalmente scoperto, grazie a degli esperti toscani. Tre le varietà importanti presenti in Sardegna: lo Scorzone (il tartufo nero estivo), il Bianchetto e il ben più raro tartufo nero invernale.
Questo fungo particolare è un
alimento davvero prezioso, tanto che gli esperti hanno avviato la richiesta perchè la "Cultura del tartufo" diventi patrimonio dell'umanità. Si, l'Italia ha inoltrato
ufficialmente la candidatura all'Unesco, per rendere omaggio a una delle più
significative tradizioni gastronomiche nazionali. "È un passo importante per
difendere un sistema segnato da uno speciale rapporto con la natura in un rito
ricco di aspetti antropologici e culturali che sviluppa nei territori vocati un
business stima in oltre mezzo miliardo di euro", è stato il
commento soddisfatto della Coldiretti, dopo l’inoltro della candidatura. Il
responso dell'Ente per la tutela del patrimonio culturale delle Nazioni Unite
arriverà a Dicembre.
In Sardegna sono le
campagne di Laconi quelle maggiormente votate alla produzione del tartufo. E' il Sarcidano il regno del tartufo sardo. Sono i cani addestrati come Luna (una
femmina, incrocio tra pastore tedesco e husky) a percorrere con abilità questi territori, fiutando
l'aria in cerca del particolarissimo profumo che il tartufo una volta arrivato
a maturazione emana. Luna è bravissima: dopo aver sentito qualcosa che la
attira, scatta, si fa piccola, si infila nel sottobosco, fino ad arrivare alla 'preda'. Siamo nel cuore del
triangolo dei tuberi d'oro, tra Laconi, Nurallao e Villanovatulo. Arrivata nel
punto preciso che ha individuato si ferma: annusa, gratta e scava nel terreno
umido della rugiada notturna. Anche Billi, Paffi e Briciola battono come lei la
campagna sotto i lecci e le roverelle, nella macchia mediterranea rigogliosa e
tra le erbe nostrane che regalano profumi intensi.
Il tesoro cercato non è in profondità: è appena sotto
terra, a pochi centimetri. Luna e gli altri cani fiutano, cercano, trovano e poi riportano; sono stati allevati per una missione ben precisa: stanare i
tartufi. Proprio come si dà la caccia a una ghiotta preda.
La Sardegna ora, dopo mille altre splendide specialità, può vantare anche quella del tartufo; il suo regno sta proprio in queste campagne: è qui che si nasconde quel tesoro profumato e ambito, ricercatissimo dagli chef, venduto a peso d'oro sui mercati nazionali e internazionali. Sono Scorzoni (i più diffusi, e meno cari), uncinati invernali, marzuoli, neri di Norcia, persino bianchi di Alba. Ci sono tutti (o quasi), in questa nostra Sardegna, isola delle biodiversità, che custodisce infinite bontà e prelibatezze di ogni genere, purtroppo spesso poco o addirittura non valorizzate e tutelate.
La Sardegna ora, dopo mille altre splendide specialità, può vantare anche quella del tartufo; il suo regno sta proprio in queste campagne: è qui che si nasconde quel tesoro profumato e ambito, ricercatissimo dagli chef, venduto a peso d'oro sui mercati nazionali e internazionali. Sono Scorzoni (i più diffusi, e meno cari), uncinati invernali, marzuoli, neri di Norcia, persino bianchi di Alba. Ci sono tutti (o quasi), in questa nostra Sardegna, isola delle biodiversità, che custodisce infinite bontà e prelibatezze di ogni genere, purtroppo spesso poco o addirittura non valorizzate e tutelate.
Ora tra queste bontà c’è
anche il tartufo, che in queste campagne cresce in modo naturale, spontaneo, in
simbiosi con lecci e roverelle, le piante madri. In Sardegna i tartufi ci sono
sempre stati, ma soltanto da qualche anno si è formata una rete di raccoglitori
preparati. Il suo regno è come detto il Sarcidano, tra i boschi di Laconi, Nurallao e
Villanovatulo, anche se tutto il Tacco calcareo del Sarcidano, fino a Isili e Gadoni
ne è ricco. È un'area vasta. La mappa del tesoro ovviamente è segreta: i
razziatori, quelli che arrivano con le zappe a distruggere le radici degli
alberi (è lì che maturano i funghi ipogei), sono purtroppo sempre dietro
l'angolo.
Panorama di Laconi
Pinuccio Pisu è un
tartufaio affermato e scrupoloso. È rientrato a Laconi da Milano dopo
trent'anni trascorsi a lavorare tra ristoranti e farmacie comunali. E' lui che,
con mano ferma, guida Luna e altri cani da lui preparati: è un bravo allevatore di questi
animali. A chi gli chiede consigli dice: «I segreti? Sono tanti. Si comincia
strofinando i tartufi nelle mammelle della madre che allatta i cuccioli, è il
primo passo per affinare l'olfatto». Pinuccio ha conosciuto il tartufo fin
da bambino; «Il primo lo raccolsi a dieci anni, ma non sapevo cosa fosse. Ho saputo
molto tempo dopo che era un tubero prezioso, quando lo vidi in un ristorante a
Torino», dice scuotendo la testa. I suoi cani oggi sono considerati degli ottimi
cercatori.
Ebbene, cari amici, è
proprio a Laconi, capitale del Sarcidano, che da diversi anni si tiene la “Sagra
del tartufo”, giunta quest’anno alla 9^ edizione. La Sagra del Tartufo 2017 si è svolta a Laconi Domenica 18 Giugno,
allocata nel centro storico; la sagra di anno in anno appare sempre più partecipata, anche se molti sardi non sanno ancora che in
Sardegna i tartufi ci sono e che sono anche di ottima qualità. Quest’anno il programma era
particolarmente ricco, e comprendeva non solo un lauto pranzo, ma anche
esibizioni di gruppi folk, organettisti e maschere tradizionali. Insomma un
modo interessante non solo per festeggiare il tartufo ma anche per catturare l’attenzione
dei visitatori sulle numerose bontà del Sarcidano.
La Sardegna, amici miei,
è una terra unica, che meriterebbe ben più attenzioni di quelle che attualmente riesce
a ricevere! Una cosa è certa, però: non aspettiamo che siano gli altri a scoprire le nostre perle:
siamo noi che dobbiamo essere capaci di valorizzarle e renderle non solo appetibili ma anche una buona fonte di reddito…
A buon intenditor….
A domani.
Mario
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