Oristano 6 settembre 2024
Cari amici,
In tempi lontani, quando
la “Civiltà contadina” imperava ed era l’asse portante della vita collettiva e
dell’alimentazione, chi la praticava non aveva certo a disposizione gli attuali
ritrovati tecnologici, e bisognava ingegnarsi con l’intelligenza e l’osservazione
attenta dei cicli naturali. La natura, lo sappiamo, ha delle regole precise che
governano la vita, sia delle piante che degli altri esseri, un connubio però
che, a volte, all’uomo crea qualche problema.
Gli insetti, per esempio,
si cibano delle sostanze presenti nei frutti delle piante, e questo, a volte,
ne preclude o diminuisce l’utilizzo da parte dell’uomo, che, però, con l’intelligenza
cerca di sopperire; ecco, vediamo ora insieme un esempio che riguarda due
coltivazioni: quella dell’olivo e quella del fico. L’ulivo, secondo la
mitologia, era considerato l’immenso dono fatto da Zeus all’uomo, mentre il
fico era addirittura considerato un albero sacro, in quanto pianta sacra al dio
Dioniso.
Nell’antica Grecia l'agricoltura
era alla base dell'economia del Paese. Le maggiori coltivazioni arboree erano, come
accennato prima, l’olivo e il fico, oltre la vite. Gli uliveti erano un
investimento a lungo termine: ci volevano più di venti anni perché un albero
iniziasse a produrre olive, fruttificando anche soltanto ad anni alterni. Il
fico per i greci rappresentava, invece, l’emblema della vita, della luce, della
forza e della conoscenza. Proteggere i frutti di entrambi questi alberi era un
preciso dovere di ogni agricoltore, che si ingegnava per avere frutti copiosi.
Come gli agricoltori di
oggi, dunque, anche quelli di ieri dovevano lottare quotidianamente per
proteggere i frutti dagli insetti, in quanto venivano utilizzati per la loro
riproduzione. L’ulivo era costantemente aggredito dalla mosca olearia, per cui
bisognava trovare una soluzione per allontanare questo terribile male che
rovinava il raccolto e la conseguente produzione dell’olio. Pensa e ripensa,
osservando che la mosca olearia si posava sui frutti del fico, attratta da
quella sostanza dolce presente nell’estremità del fico maturo (anche se spesso letale), per cui pensò ad una
efficace soluzione.
La soluzione trovata fu
questa: piantare, alquanto vicini, alberi di olivo e di fico, in modo che la
mosca olearia fosse attratta dal dolce succo prodotto dal fico, che, tra l’altro,
risultava letale per la mosca! Si, amici, la terribile, dannosa mosca
dell'olivo, alquanto attratta dall'odore emanato dai frutti del fico, si spostava
dall'olivo al frutto del fico, e, appena cercava di cibarsi del “miele”
prodotto dal fico maturo, l'insetto vi trovava la morte, in quanto il “miele”
del frutto del fico è considerato un sostanza letale per questa mosca! L’antico agricoltore
greco, una volta scoperto questo trucco, provvide immediatamente a creare le
coltivazioni miste: piantando Il fico e l’olivo nello stesso campo, abbastanza vicini,
proprio per poter imbrogliare la mosca olearia! Era questa una curiosa ma
efficace applicazione di una primordiale tecnica antiparassitaria, inventata
dagli antichi greci per evitare che le olive venissero punte dalla mosca! Appare
incredibile, ma l’intelligenza dell’uomo è sempre stata vincente!
Cari amici, la saggezza
antica non è roba passata e obsoleta, buona soltanto per essere raccontata alle
nuove generazioni, ma valida oggi come ieri. La “trappola” inventata dai greci
per combattere la mosca olearia fu, infatti, adottata anche dalle civiltà
successive, per cui anche oggi sono tanti gli oliveti che annoverano
la presenza di alberi di fico (il consiglio è quello di piantare un fico ogni
quattro ulivi); insomma, un efficace marchingegno che consente agli ulivi di produrre frutti più
sani!
A domani, amici lettori!
Mario
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