Oristano 9 settembre 2024
Cari amici,
A volte basta poco, per far tornare
in auge un prodotto che in passato aveva raggiunto fama e alti livelli di gradimento.
Parlo degli occhiali RAY-BAN, nati nel 1920 da una particolare richiesta del
Luogotenente Generale John MacCready, appassionato di traversate in pallone
aerostatico. Questi, dopo aver portato a termine una traversata dell'Atlantico che gli
causò danni alla vista per l'assenza di un'adatta protezione agli occhi, contattò una famosa azienda statunitense d'ottica nata nel 1853, perché realizzasse un
paio di occhiali altamente protettivi, panoramici ed eleganti per gli aviatori.
Questi occhiali erano
costituiti da una montatura leggerissima, circa 15 grammi, in lega placcata
d'oro (Arista), con dei finali in plastica rigida trasparente e due lenti verdi
in vetro minerale, più chiare delle orbite, per filtrare i raggi infrarossi e
ultravioletti. Durante la Seconda guerra mondiale vennero adottati dall'United
States Air Force come dotazione per i piloti, tant'è che la Bausch & Lomb diventò l'unica fornitrice dell'esercito. In seguito il modello "Ray Ban
anti-glare" venne ribattezzato "Ray Ban Aviator" e il vetro
delle lenti diventò più scuro; questa è ancora oggi la colorazione usata, sviluppata
nel 1953.
Negli anni successivi e
fino agli anni Novanta del secolo scorso, i Ray Ban continuarono ad essere considerati
di gran moda, usati nei film come i "Clubmaster", indossati da Denzel
Washington in Malcolm X (film) (1992) e Tim Roth in Le iene (film) (1992). Nel
1997 il modello "Predator" è l'occhiale usato nel film Men in Black
(film 1997). Infine nel 1998 il modello "Shooter" fu indossato da
Johnny Depp in Paura e delirio a Las Vegas. Nel 1999 la Ray Ban fu acquisita
dal Gruppo Luxottica.
Insomma, questo particolare occhiale è
sempre riuscito ad adattarsi al nuovo che avanzava, e a restare in auge anche
nel presente millennio, ovviamente costantemente adeguato e rimodernato. Amici, di
recente un fatto di cronaca ha fatto tornare all'attenzione di tanti proprio i "Ray-Ban", saliti prepotentemente sulla cresta dell’onda in
relazione allo scandalo che ha fatto grande rumore in Parlamento. Mi riferisco alla diatriba che ha
riguardato il Ministro San Giuliano e l’influencer campana Maria Rosaria Boccia,
che - a quanto si dice - li avrebbe usati (si mormora senza autorizzazione) in Parlamento all’insaputa
del Ministro della Cultura, del cui staff faceva parte.
Amici, non voglio
assolutamente entrare nel merito di questa vicenda, che ha ancora tanti punti
oscuri e che sicuramente (seppure in tempi magari non tanto brevi), troverà la chiarezza
oggi mancante. Io con Voi oggi voglio, invece, soffermarmi sulla particolare, moderna
tecnologia che è stata inserita dentro questi gloriosi occhiali, che li ha trasformati da
semplice strumento per proteggere la vista, in qualcosa di molto diverso: un mezzo capace non solo di far vedere meglio, ma anche di filmare, registrare e conservare momenti, luoghi e situazioni, creando inoppugnabili documenti, frutto di registrazioni fatte in luoghi in cui, di norma, questo non è consentito. Ecco, dunque, per soddisfare la Vostra curiosità, come funzionano questi modernissimi Ray-Ban
Stories.
L'accordo tra la LUXOTTICA
di Leonardo Del Vecchio e il potente Mark Zuckerberg, patron di FACEBOOK, portò alla
creazione di particolari Smart Glass: i
Ray-Ban Stories (tre modelli, Round, Wayfarer, and Meteor). Il primo obiettivo
per cui sono stati sviluppati sta nel nome: Stories, ovvero il formato social allora
più popolare. Attraverso le due telecamere da 5 megapixel poste da una parte e
dall'altra della montatura - a fianco delle lenti - questi occhiali sono in
grado di registrare video (fino a 30 secondi di durata) e scattare foto. Chi li
indossa deve solo premere un pulsante sull'asta destra, o tenerlo premuto per
avviare un filmato.
La modalità «Rec» è
chiara per l'utente grazie a un suono che
lo informa a inizio e fine registrazione. Per avvisare chi potenzialmente può
entrare nell'inquadratura c'è una luce Led che si accende. Tre microfoni
catturano invece l'audio circostante. Oltre a foto e video - che nei piani
dell'azienda sono contenuti che poi finiscono sui social - i Ray-Ban Stories
sono dotati di speaker, posti sulle due aste, che permettono di ascoltare la
musica o di telefonare senza tra l'altro dover tenere le orecchie «occupate» da
auricolari. C'è anche un assistente vocale, che si avvia con la frase «Hey
Facebook», ma che risponde a pochi comandi e solo in inglese. Amici, gli ultimi modelli
di Ray-Ban Meta hanno anche una memoria interna maggiore rispetto al primo
modello: 32 Giga, che permettono di conservare sul dispositivo - fino a che non
si ha a portata di mano il telefono - più di 100 video da 30 secondi o più di
500 foto. Questi occhiali Smart si collegano al telefono via Bluetooth. E
dialogano con l'app Meta View, che viene aggiornata e migliorata costantemente.
Da qui passano gli update del software degli stessi occhiali, qui vengono
«depositati» tutti i contenuti che vengono registrati dalle telecamere sulla
montatura.
Indubbiamente sono
occhiali straordinari che, in un futuro prossimo, saranno ulteriormente
modificati con l’utilizzo dell’A.I. o di funzionalità di realtà aumentata. Al
momento svolgono - molto bene - tre semplici funzioni: rispondere al telefono,
riprodurre musica e catturare foto e video. Quest'ultima è la funzionalità – A QUANTO
PARE - utilizzata da Boccia per
riprendere momenti che poi avrebbero potuto confermare la sua versione dei
fatti. Quest'ultima è anche la funzionalità più delicata e che sin da 2021, dal
debutto dei Ray-Ban Stories, ha creato non poche perplessità relative alla
privacy.
Cari amici, nei piani di
Luxottica questi occhiali dovranno diventare un prodotto di massa: l'obiettivo
è trasformarli nel primo paio di smart glass con diffusione di massa (il costo
parte da 330 euro). Negli Stati Uniti è già stata integrata Meta AI,
l'intelligenza artificiale generativa di Meta che può rispondere alle domande
dell'utente e aiutarlo nel gestire le proprie comunicazioni sullo smartphone. Qui
in Italia, e in Europa, l'aggiornamento non è ancora arrivato (Meta AI si è
scontrata con il Gdpr, il regolamento che protegge la privacy online dei
cittadini europei). Presto, comunque, c'è da star sicuri che circoleranno
alla grande anche da noi!
A domani.
Mario
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