Oristano 10 settembre 2024
Cari amici,
Secondo il pensiero di Sigmund
Freud, considerato il padre della psicoanalisi, nonché di altri filosofi,
analisti e terapeuti, che prima e dopo di lui hanno indagato la mente umana, L’INCONSCIO nella specie umana altro
non è che “un desiderio o un comportamento” che non rientra nella
logica, quindi non è avvertito e condiviso dalla nostra coscienza, ma risulta derivante
dalla nostra emotività. Per capire meglio il significato di “inconscio”, è giusto
partire dall’etimologia: il termine, infatti, deriva dal latino inconscius, ovvero
“ciò che è al di fuori della coscienza, ovvero inconsapevole”.
L’inconscio fu studiato
da illustri studiosi, come Leibniz nel 1600, primo
filosofo a introdurre il concetto di pensieri inconsci, parlando di pensiero
inconsapevole, cioè di percezioni che possono produrre “reali cambiamenti
nell’animo umano”; Schelling, filosofo dell’Idealismo tedesco, ipotizza invece che
il cervello inconscio è una via per cogliere l’Assoluto: solo l’Arte, attività
creatrice che connette lo Spirito (coscienza) e la Natura (inconscio), è in
grado di cogliere completamente il senso dell’Assoluto.
Per Schopenhauer, invece,
la mente inconscia, è “quell’impulso misterioso e oscuro”, vera causa
del comportamento umano. Ogni nostra azione, anche la più etica, è frutto di
una volontà cosmica irrazionale, di cui noi individui siamo solo meri
esecutori; per Nietzsche, straordinario intellettuale tedesco, ecco
cos’è il pensiero inconscio: “Gli uomini sono sconosciuti a se stessi e
vivono tutti insieme in una nebbia di opinioni impersonali e semi
personali". La ragione e l’intelletto, perciò, sono da lui considerati semplici
strumenti alla mercé degli istinti inconsci.
Per Sigmund Freud
(1856-1939), neurologo e psichiatra viennese, l’inconscio è posto al centro
del suo interesse clinico e, partendo dagli studi sull’isteria (insieme ai suoi
colleghi Charcot e Breuer), diede vita alla rivoluzionaria talking cure,
ovvero la terapia della parola, che portò alla nascita della psicoanalisi.
Freud ipotizzò che l’origine dei sintomi fosse da ricercare nei ricordi
traumatici inconsci troppo disturbanti e perciò inaccettabili per la coscienza:
questi ricordi, sotto forma di impulsi e desideri, premevano per uscire,
generando così un conflitto nelle pazienti tra coscienza e inconscio.
Ma come funziona
l’inconscio e come comunica? Il funzionamento dell’inconscio è diverso da
quello delle altre istanze logiche della nostra psiche. Nel territorio
dell’inconscio, ad esempio, non valgono i principi della logica, come quello di
non contraddizione, né il concetto di tempo. Quanto al modo di comunicare, la
parte inconscia del cervello comunica in molteplici modi, quali ad esempio il
corpo, i comportamenti, la voce, la scrittura, il modo di gesticolare, gli atti
mancati, le dimenticanze, i lapsus e i sogni.
L’inconscio, sempre secondo
Sigmund Freud, è la parte più profonda e irrazionale della nostra psiche, in
cui vengono depositati tutti i ricordi rimossi dalla nostra coscienza e,
naturalmente, le pulsioni. Freud definì la pulsione come “il rappresentante
psichico degli stimoli che traggono origine dall’interno del corpo” (La
rimozione,1915: Vol. 8: 36-48). Le pulsioni inconsce possono riaffiorare
attraverso sintomi che la persona non riesce a spiegarsi (come ansia e dolori
psicosomatici), o, in modo meno grave, tornare alla coscienza nei sogni, nei
lapsus e nei modi già precedentemente citati.
Amici, non capita spesso,
ma comunque succede, che l’inconscio “prende il sopravvento” sulla nostra
ordinaria razionalità. Cosa fare quando succede? Guardarsi dentro con
l'introspezione e ascoltare l'inconscio non è sempre facile. La mente inconscia
può condizionarci nella nostra vita relazionale, impedendoci ad esempio di
creare legami significativi con gli altri. Per capire l’inconscio, può essere utile
quindi guardare alla nostra quotidianità. Mania del controllo, tristezza,
frustrazione, sentimento di rabbia, insonnia, cali e aumenti ponderali,
attacchi di panico o attacchi di ansia apparentemente non correlati alla
situazione che stiamo vivendo, possono essere delle spie che ci segnalano una
lotta tra conscio e inconscio.
Cari amici, Per meglio
comprendere il conflitto tra la mente conscia e quella inconscia, la psicologia
può esserci d’aiuto. Conoscere l’inconscio e cogliere il significato di ciò che
sta comunicando è uno degli obiettivi primari della psicoterapia, che nel
cercare di rispondere al perché un sintomo si manifesti e perché lo faccia secondo
quelle specifiche modalità, può ricondurre (tra le altre cose) all’io inconscio
la causa di quelle manifestazioni. In casi di conflitto in atto può essere
utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta, che potrà aiutarci a scoprire cosa sta
accadendo. Ecco la straordinarietà della mente umana!
A domani, amici lettori.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento