Oristano 13 marzo 2024
Cari amici,
Incredibile ma vero:
oltre il 45% delle 7.000 lingue parlate nel mondo sono a rischio di estinzione,
con una imperdonabile e irrimediabile perdita di un intero patrimonio culturale e
intellettuale che andrebbe perduto per sempre. Lo ha rilevato con grande
preoccupazione l'UNESCO, che ha dichiarato che "ogni lingua è un
riflesso di una cultura, in particolare le lingue delle minoranze e dei popoli
indigeni, che svolgono un ruolo vitale nel preservare e continuare a
trasmettere la nostra ricca diversità culturale globale”.
Purtroppo, Globalizzazione, Spopolamento di alcune aree del pianeta e una predilezione tra gli studenti nei confronti delle lingue più parlate (per noi l'italiano). sono tra i fattori che minacciano la diversità
linguistica nel mondo, mettendo a rischio l’estinzione di un numero sempre
maggiore di idiomi. Lo studio effettuato da PREPLY, la piattaforma di
apprendimento delle lingue, ha messo in luce che il Paese con il numero più
alto di lingue minacciate è la Guinea, che ne conta 367, seguita dalla Papua
Nuova Guinea, con 345 lingue a rischio.
A seguire Indonesia e
Australia, con un totale di 231 idiomi in pericolo, e l’Australia è anche il
Paese con il più alto numero di lingue considerate “in pericolo critico”, ben
133. Al 5° posto c’è l’India, Brasile e Cina occupano la 6ª e la 7ª posizione, seguite da Niger (146) e Nigeria (142). A chiudere la Top 10 stilata da PREPLY sono
gli Stati Uniti d’America, con 124 lingue minacciate. Tra queste, ad esempio,
il Lakota: un tempo lingua principale della tribù di nativi americani, conosciuta come Teton Sioux, che oggi è parlata correttamente da appena 2.000
persone.
L’Italia rientra tra i 50
Paesi con le lingue più minacciate, occupando il 35° posto della classifica
globale, con 21 realtà linguistiche da tenere sotto controllo. Nel nostro Paese risulta in pericolo anche il sardo, nei suoi principali dialetti; il sardo è classificato dall'UNESCO come
una lingua in serio pericolo di estinzione (definitely endangered), essendo
gravemente minacciato dal processo di deriva linguistica verso l'italiano, il
cui tasso di assimilazione, ingenerato dal diciannovesimo secolo in poi presso
la popolazione sarda, è ormai alquanto avanzato in via esclusiva e sottrattiva
verso gli idiomi storici dell'isola.
Amici, senza nulla
escludere per quanto riguarda il pericolo di estinzione delle tante altre lingue
parlate nelle regioni della nostra Italia, voglio soffermarmi in particolare
sul nostro “Caso Sardegna”. Il famoso processo di “deriva linguistica”
prima accennato, iniziato nei primi anni del secolo scorso, ha ridotto la
lingua sarda in uno stato alquanto fragile e precario, considerato il crescente
regresso finanche nell'ambito familiare. Nel rapporto EUROMOSAIC, compilato nel
2000 dal linguista Roberto Bolognesi, il sardo «è collocato al 43º posto nella
graduatoria delle 50 lingue prese in considerazione e delle quali sono stati
analizzati (a) l’uso in famiglia, (b) la riproduzione culturale, (c) l’uso
nella comunità, (d) il prestigio, (e) l’uso nelle istituzioni, (f) l’uso
nell’istruzione».
I sociolinguisti hanno
classificato il panorama linguistico della Sardegna come diglossico a partire
dall'unità d'Italia nel 1861 fino agli anni Cinquanta del Novecento, in accordo
con la politica linguistica del Paese che designava l'italiano come la sola
lingua ufficiale da promuovere in ambiti quali l'amministrazione e l’istruzione,
relegando di conseguenza il sardo e altre minoranze linguistiche a domini non
ufficiali, quando non a un piano di disvalore.
Amici, purtroppo a partire dalla
seconda metà del ventesimo secolo, è subentrato il predominio totale
dell'italiano, cosa che fa sorgere seri timori sull'estinzione della lingua sarda,
seppure riconosciuta, allo scadere del secolo scorso, come minoranza
linguistica della Repubblica italiana. Questa, purtroppo, è la triste realtà,
che vede le generazioni più giovani capaci di parlare solo in italiano; generazioni
per le quali il sardo è diventato un ricordo e «poco più che la lingua dei loro
nonni», nella quale mai si identificherebbero, essendone stata recisa la
trasmissione intergenerazionale a partire dagli anni Sessanta.
Amici, credo che il
pericolo di estinzione sia concreto e reale. Purtroppo la lingua sarda non è
stata de facto ancora introdotta nella scuola, nonostante sia riconosciuta dal
1999 come minoranza linguistica della Repubblica, in contemporanea con le altre
undici. C’è da dire che da qualche tempo sono in corso dei tentativi di
recupero, con progetti volti a riguadagnare al sardo un ruolo di lingua viva,
da trasmettere soprattutto alle classi più giovani ed ai ceti culturalmente più
avveduti. Sarebbe il giusto modo di riappropriarsi di un patrimonio che le
errate politiche linguistiche del passato, purtroppo non hanno provveduto a
tutelare.
A domani.
Mario
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