Oristano 23 marzo 2024
Cari amici,
Il problema "ACQUA" sta diventando sempre più drammatico. 1,4 milioni di persone muoiono ogni anno e 74 milioni avranno la vita accorciata da malattie legate alla scarsità di acqua, servizi igienici e igiene. L'acqua per l’Egitto è stata sempre il cardine del suo sviluppo, e il Nilo ha
costituito nei millenni la base straordinaria del suo progresso, fin dal suo più lontano passato. Il grande
storico ERODOTO così definì la civiltà egizia: “L’Egitto è un dono del
Nilo”. Senza la sua presenza, infatti, la nascita e lo sviluppo della
civiltà egizia non sarebbe stato proprio possibile. Si, per millenni il Nilo ha
costituito la base principale del suo sviluppo. Il Nilo è il fiume più lungo
dell'Africa, ed è il secondo più lungo del mondo, dopo il Rio delle Amazzoni. Un
fiume, dunque, preziosa fonte di vita e di ricchezza, che nel suo lungo
percorso attraversa dieci Paesi, sfociando poi nel Mar Mediterraneo.
La presenza del Nilo nel
mondo egizio era ed è, dunque, assolutamente indispensabile. Essendo navigabile in entrambe
le direzioni, il fiume costituiva in passato un'importante via di comunicazione, che
consentiva di collegare facilmente luoghi distanti anche centinaia di
chilometri. Per questo motivo tutte le città egizie sorsero sulle rive del Nilo
e questo contribuì ad una caratteristica uniformità urbanistica e culturale.
Ebbene, questo grande fiume oggi si
trova al centro di grandi polemiche, per un fatto importante e allo stesso
tempo straordinario: la costruzione su questo fiume di una enorme diga che l'Etiopia (che sta a monte) sta
realizzando per sfruttarne le risorse: la “Grande Barriera del Nilo”.
Quello in corso è un
immenso sbarramento, il più grande mai costruito nel continente africano, che
il governo dell'Etiopia (uno dei dieci Paesi attraversati dal Nilo) vuole realizzare
per utilizzare le sue acque in primis per la produzione di energia elettrica,
oltre alle altre risorse che il grande fiume è in grado di fornire. Questo
gigantesco fiume, lungo 6.650 chilometri, è composto da due grandi affluenti (che
confluiscono a Khartoum, in Sudan): il Nilo Bianco, che nasce in Africa
orientale, e il Nilo Azzurro, la cui sorgente si trova in Etiopia, presso il
lago Tana. Ed è proprio su questo secondo affluente, il Nilo Azzurro,
che già anni fa l'Etiopia decise di costruire quella che fu definita la
"Grande diga del rinascimento etiope", un progetto ambizioso, ora in
corso d’opera, che comprende un'imponente centrale idroelettrica.
Etiopia, Nilo azzurro |
Per meglio chiarire la
questio, c’è da sapere che il 90% dell'acqua e il 96% dei sedimenti trasportati
dal Nilo provengono dall'Etiopia, mentre il 59% dell'acqua (dopo l’unificazione
dei due affluenti) proviene dal Nilo Azzurro, e il resto dagli altri affluenti,
tra principali e sub-affluenti. Fino ad oggi, in effetti, l’Etiopia è stato uno
dei Paesi attraversati dal fiume che lo ha sfruttato di meno, mentre ora, con
la costruzione di questa mega diga, molto cambierà, nonostante il parere contrario
dalle altre nazioni attraversate.
I monumentali lavori
comunque vanno avanti, nonostante le difficoltà. Pensate che, a parte i costi
molto elevati, la nuova diga sarà un’opera straordinaria: alta 145 metri, copre
un'area di ben 1.874 chilometri quadrati, con una capacità di 74 miliardi di
metri cubi, il che dà un'idea della notevole quantità di energia che potrebbe
produrre! Sulla costruenda diga, iniziata 13 anni fa (il progetto prevede una spesa tra i 4 e i 5
miliardi di euro, finanziata al 30% da prestiti cinesi), il governo etiope
afferma che intende realizzare il più grande generatore di energia
idroelettrica dell'Africa e il settimo del pianeta. Si stima che possa produrre
una potenza tra i 5.150 e i 6.500 megawatt, secondo le previsioni dell'agenzia
di stampa Sputnik.
L’energia prodotta potrà
sicuramente fornire energia elettrica non solo per l’Etiopia ma anche per altri
Stati limitrofi, come Sudan, Kenya e Gibuti, che sono collegati alla rete
etiope. Insomma, una quantità di energia elettrica che sicuramente potrebbe
cambiare la vita delle famiglie e dell'industria, creando un volano per la
crescita economica di questi Paesi. Come ha sottolineato alla FBC Moges
Mekonen, portavoce dell'Ethiopian Electric Power (EEP), nel 2023: "La
diga rappresenta un progetto socioeconomico sostenibile per l'Etiopia:
sostituendo i combustibili fossili e riducendo le emissioni di CO2, contribuirà
in modo significativo allo sviluppo economico e sociale del Paese e delle
nazioni vicine".
Il progetto, però, preoccupa
non poco gli altri Stati attraversati dal fiume Nilo. Sia il Sudan che l'Egitto; nonostante i numerosi incontri avvenuti, questi contestano fortemente la costruzione della diga. L'Egitto, in particolare, la cui popolazione è raddoppiata negli ultimi anni, la cui economia dipende in larga
misura dall'acqua del Nilo. Per l'industria egiziana, l'economia derivante dal fiume è basilare, oltre all'approvvigionamento
elettrico della popolazione (il 97% è generato dal fiume); l'Egitto ha sempre cercato
una soluzione condivisa, tale da creare vantaggi a tutti e tre i Paesi coinvolti ora impegnati nella
controversia.
Ora, dopo l'ultimo
incontro del dicembre 2023, il Cairo ha interrotto i negoziati, accusando il
Ministero dell'Irrigazione di aver "chiuso le porte a qualsiasi soluzione
di compromesso. L'Egitto aveva persino chiesto l'intervento delle Nazioni Unite
(ONU) per impedire il riempimento della diga una volta completata, ma ciò non è
avvenuto. Il Sudan, dal canto suo, prima ancora che il faraonico progetto
iniziasse ad essere operativo, segnalava già una significativa riduzione della
portata del fiume che attraversa il Paese. Secondo quanto riferito alle Nazioni
Unite, si tratta di circa 90 milioni di metri cubi al giorno.
Amici, la questione della
proprietà delle acque del Nilo non è nuova. Già nel 1959 fu firmato un accordo
con cui il Regno Unito divideva la portata del fiume tra due unici beneficiari,
Egitto e Sudan, che avevano il diritto di porre il veto su qualsiasi progetto
degli altri Paesi coinvolti. Un trattato, però, che nessuno di loro ha mai
riconosciuto. Da allora la questione è sempre stata dibattuta, come dimostrano
le parole del leader egiziano Anwar Al Sadat, che nel 1979 affermò
che l'acqua era "l'unico motivo che può portarli alla guerra" con
i Paesi vicini, come si legge nel libro di Patricia Kameri-Mbote "Water,
Conflict and Cooperation: Lessons from the Nile River Basin".
Cari amici, per ora si
continua a discutere tra i tre Paesi coinvolti: Etiopia, Egitto e Sudan, ma con
scarsi risultati. Intanto, nonostante
gli scontri e i disaccordi, la Grande diga del rinascimento etiope sta
per diventare realtà e inaugurerà una nuova era nella gestione del fiume Nilo e
nelle future relazioni tra i tre Paesi che necessitano di acqua per provvedere
alle esigenze dei loro milioni di abitanti, che da secoli vivono grazie agli
straordinari benefici apportati dalle sue acque.
A domani.
Mario
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