Oristano 27 marzo 2024
Cari amici,
Sembra facile parlare
d’integrazione! INTEGRAZIONE è quel processo che “incorpora”, ovvero fa
in modo di includere un gruppo nuovo in un contesto già esistente.
Inclusione e integrazione, infatti, sono due facce della stessa medaglia, in
quanto il nuovo che ne deriva, “l’insieme”, dà, come risultato, la valorizzazione
delle diversità e delle differenze esistenti tra i componenti il gruppo,
promuovendo in questo modo la parità e le pari opportunità. Se per avere ulteriore
chiarezza vogliamo andare a consultare un vocabolario, per il verbo “INTEGRARE”
troviamo: “Rendere completo, sia dal punto di vista quantitativo che
qualitativo”.
La scuola, cari lettori,
dovrebbe essere il vero crogiuolo dell’integrazione, quel grande calderone dove
l’insieme unifica e amalgama la forza e la capacità dei singoli, creando in
questo modo figure più complete, arricchite dall’apporto dei singoli nel
gruppo. Ho fatto questa premessa per riflettere oggi con Voi sulla recente
presa di posizione del ministro Giuseppe Valditara, che ha lanciato
l’idea di introdurre, riferendosi ai ragazzi stranieri presenti nelle classi
delle nostre scuole, delle classi separate, per lo studio dell’italiano e della
matematica, in modo che gli studenti stranieri non "rallentino" i
processi didattici delle classi, prevedendo l'integrazione con dei corsi
extracurricolari obbligatori.
La proposta del ministro è
stata pesantemente contestata dall'Unione degli Studenti, perché ritenuta “estremamente
razzista”, capace di allontanare e separare gli studenti stranieri dagli altri,
sulla base di un test somministrato a seconda della provenienza;
proposta ritenuta inaccettabile, in quanto la scuola non può e non potrà mai
essere “ un luogo di segregazione”, soprattutto utilizzando metodi che, con la
scusa di migliorare l’istruzione, utilizzano
invece separazione e divisione, anziché integrazione ed inclusione. L'esecutivo nazionale
dell'Unione Degli Studenti, per bocca di
Alice Beccari dell'esecutivo nazionale, ha così commentato la proposta
del ministro: “Nella scuola che vogliamo gli studenti che hanno più difficoltà
con la lingua italiana, che siano straniere o meno, devono riuscire ad essere
integrati all'interno della classe e l'attività didattica deve essere
programmata in modo che la classe tutta lavori insieme per un
miglioramento collettivo delle competenze linguistiche; nessuno degli studenti
deve essere discriminato per la propria provenienza e anzi va immaginata una
didattica che, individuando i punti di forza di ciascuno, riesca a mettere al
centro un modello didattico partecipato da tutti in maniera attiva”.
Il ministro Giuseppe
Valditara ha replicato in modo piccato all’UDS: "Spiace vedere le mie
parole così gravemente e strumentalmente fraintese dall'Unione degli Studenti, perché il mio progetto, al contrario di quanto viene sostenuto, va esattamente
nella direzione di una piena integrazione che salvaguardi tempi e qualità di
apprendimento di tutti gli studenti, senza nessuna ghettizzazione. Per questo
ritengo che le osservazioni dell'UDS, peraltro espresse con toni gratuitamente
offensivi, siano molto lontane dalla realtà dei fatti".
Cari amici lettori, se è
pur vero che tra le due opinioni opposte ci può essere una “via di mezzo” (che con
il giusto dialogo e il contradditorio tra le parti deve, comunque, essere
trovata), permettetemi di schierarmi dalla parte degli studenti che contestano
il ministro. Non ci può e non ci potrà mai essere integrazione nella
separazione, mai! La scuola è la palestra dell’apprendimento e della socialità
condivisa, per cui tutti i partecipanti, dai più capaci a quelli meno dotati,
debbono “INSIEME”, percorrere il percorso formativo, dove ognuno darà e
prenderà dall’altro il necessario per completarsi”. Questa, secondo il mio
convincimento, è la scuola che aiuterà tutti gli studenti a realizzarsi nella
vita!
A domani cari lettori.
Mario
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