Oristano 24 marzo 2024
Cari amici,
Una recente indagine
condotta da REDDIT, il sito Internet di social news, intrattenimento e
forum dove gli utenti registrati possono pubblicare le loro opinioni, di
recente ha messo in rete un post che mette in luce un “caso emblematico” che
riassume una situazione lavorativa giovanile a dir poco disastrosa. In
un’azienda, dopo le dimissioni di 2 persone, tutti i candidati alla
sostituzione non sono stati assunti per manifesta incapacità (o che dir si
voglia “volontà”) a svolgere anche i compiti più banali.
I "candidati" tutti
della fascia di età compresa tra il 1995 e il 2005, hanno dimostrato di non
avere voglia di imparare, dimostrandosi addirittura incapaci di sviluppare un semplice
pensiero logico. Si è trattato dell’esame di circa 10 persone, che negli ultimi
3 anni hanno fatto un colloquio solo per essere cacciati dopo qualche
settimana. Indubbiamente un comportamento che fa riflettere e che fa porre
delle domande: Quali possono essere i reali motivi per cui oggi i giovani non
prendono seriamente in considerazione la possibilità di lavorare e quindi preparare il loro
futuro?
Il problema, amici, è
vasto come un oceano. A differenza delle generazioni precedenti, oggi il clima
lavorativo è totalmente cambiato. Mentre in passato, a partire dalla
generazione (la mia) che nella prima metà del secolo scorso ha cercato con le
unghie e con i denti di uscire dalle maceria della guerra, il lavoro era visto
sotto ben altra logica, quella dello sforzo comune per ricostruire un Paese
distrutto, oggi questo sforzo orgoglioso è scomparso. Seppure il lavoro in quei
tempi fosse molto più duro e defatigante, lo si affrontava con grande
determinazione e voglia di riscatto. Si lottava non solo per creare un minimo
di benessere alla famiglia, ma pensando a costruire un futuro sereno alle
nuove generazioni.
Ecco, il benessere di
oggi è il frutto di enormi sacrifici di quella generazione, ma la mentalità
di quelle attuali sembra ignorare tutto questo. I giovani di oggi cercano ben
altro: il benessere lavorativo, il giusto equilibrio tra lavoro e vita privata,
il tempo da dedicare a sé stessi. Considerato che i giovani di oggi hanno
trovato "pronto all'uso" il benessere esistente, essi pensano che loro debbano semplicemente
goderselo, senza dare in cambio il loro contributo, ovvero vivere di sola
rendita! A rafforzare questo loro credo ci pensano anche i programmi TV e i Social,
che esibiscono in continuazione modelli sociali di grande illusione (e di grande guadagno): dal
calciatore al rapper, dall’artista fantasioso all’influencer, con la
conseguenza che “svolgere un lavoro ordinario”, un mestiere qualunque, appare
alquanto riduttivo e quindi da schifare!
Un’indagine condotta
dalla CGIL e dalla CISL di Bergamo, ha cercato di approfondire l’analisi del
problema, rilevando che oggi i giovani sognano
un lavoro da palcoscenico, per cui non solo non cercano, ma addirittura
rifiutano di svolgere quei lavori che a noi appaiono dignitosi ma a loro NO! E
non è solo un problema di adeguato compenso, in quanto vogliono un lavoro che
dia “un vero senso alla loro esistenza”. L’impressione è che i giovani abbiano
smarrito il senso del proprio cammino esistenziale, e credo che ricada su di
noi genitori il compito di aiutarli a ritrovarlo quel senso andato smarrito! Il
rischio, molto concreto, in caso contrario, è quello di abbandonare a se stessa
un’intera generazione che ha già iniziato a perdersi.
Il professor Ivo
Lizzola, pedagogista dell’Università degli Studi di Bergamo, studioso molto
attento dei fenomeni sociali, in particolare quelli relativi al mondo
giovanile, negli ultimi anni ha osservato da vicino l’inserimento dei giovani
nel mondo del lavoro e le loro evidenti difficoltà. In particolare, ha osservato
e seguito le ricerche svolte sia dalla Cisl che dalla Cgil bergamasche; analisi
che “hanno seguito due percorsi diversi ma convergenti – ha detto il professore - ma entrambe tendenti a capire meglio la
situazione”.
Amici, tornando alla
realtà economica della nostra povera Italia, questo rifiuto del lavoro
manifestato dalla nuove generazioni ha creato una forte carenza di personale in
molti settori, primo fra tutti quello turistico, che alle soglie della stagione
estiva (che per il nostro Paese è basilare) evidenzia la mancanza di almeno
70.000 professionisti solo nel campo della ricezione e ristorazione. Alcune
realtà hanno dovuto persino rivedere i loro orari o i servizi per i clienti, a
causa della mancanza di personale. È una realtà che preoccupa non poco:
risultano scoperti molti ruoli operativi, come camerieri, baristi, addetti vari
negli stabilimenti balneari, etc., lavori che possono essere svolti con una
breve formazione, con livelli di scolarizzazione anche medio-bassi e per un
periodo limitato come la stagione estiva.
Cari amici, in sintesi la
situazione lavorativa dei giovani di oggi non appare molto rosea. Questa marea
di giovani poco propensi alla fatica, alla ricerca solo del lavoro dei loro sogni,
credo che vedrà presto infrangersi i sogni di gloria, sicuramente in tempi non proprio lunghi. Quando
gli attuali responsabili delle aziende e delle strutture operative (appartenenti
alle precedenti generazioni), lasceranno le redini ai giovani, credo che questi
dovranno, giocoforza, rimboccarsi le maniche, prima che vengano travolti dalle
guerre economiche che si scateneranno. Proviamo a far rinsavire questa
generazione poco incline al sacrificio, illusa da cattivi influencer, perché
il tempo dei sogni sta per cadere alla vicina alba, e il tempo della cruda riflessione è dietro l'angolo!
A domani.
Mario
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