Oristano 25 ottobre 2022
Cari amici,
Il termine “BLUE ZONE” è oggi
noto per identificare un'area demografica e/o geografica della terra in cui la
speranza e la qualità di vita sono notevolmente più alte rispetto alla media
mondiale. Furono gli studiosi Gianni Pes e Michel Poulain a pubblicare su Experimental
Gerontology il loro studio demografico sulla longevità umana, identificando,
in Italia, precisamente in Sardegna - nella provincia di Nuoro - l'area con la
maggiore concentrazione di centenari sulla terra. Nel mondo, le cinque
regioni/blue zone, identificate dal Dr. Gianni Pes e dal Prof. Michel Poulain
sono le seguenti: l'Ogliastra (sub regione della Sardegna), l'isola giapponese
di Okinawa, l'isola greca di Ikaria, il Golfo di Nicoya in Costa Rica e la
cittadina di Loma Linda nella contea californiana di San Bernardino.
Sulla Sardegna “Blue
Zone” ho già avuto occasione di scrivere dettagliatamente su questo blog; chi è
interessato a leggere quanto scrissi, può, cliccando sui link che seguono,
trovare risposte. Eccoli. Post dell’11 luglio 2015 http://amicomario.blogspot.com/2015/07/sardegna-terra-di-centenari-lo-stile-di.html,
post del 16 gennaio 2020 http://amicomario.blogspot.com/2020/01/sardegna-terra-di-centenari-e-lisola-la.html.
Post del 15 agosto 2021 https://amicomario.blogspot.com/2021/08/la-sardegna-e-i-suoi-centenari-zio.html.
Ebbene, ora questa lista va
ad ampliarsi, portando le ‘zone blu’ nel mondo da 5 a 6. Seppure manchi ancora
l'ufficializzazione, questa zona è il “CILENTO”, posta fra i Monti
Alburni e il Vallo di Diano nella Provincia campana di Salerno, comprendente i
centri di Paestum, Palinuro e Velia fino a poggiare sul Parco del Pollino. Qui,
luogo dove vivono sereni diversi ultracentenari, da sei anni si studia la
particolare longevità dei cilentani, che si ritrovano con una speranza di vita
media di cinque anni superiore a quella nazionale (85 anni).
Gli studiosi hanno
accertato la presenza di 200 centenari e ultra su una popolazione residente di
90mila persone. Una incidenza che ha portato nel 2016 alla risonanza del fatto sulla
stampa internazionale, e il GAL (Gruppo Azione Locale) cilentano a mobilitarsi
per chiedere, l'anno successivo, l'ufficializzazione della sesta "zona
blu" del pianeta. Ovviamente in tanti si chiedono con grande curiosità “quale
sia il “cibo miracoloso di lunga vita” che consumano i Cilentani, per farli campare
così bene e a lungo! A trovare risposta a questa domanda è stato il critico
gastronomico ed enologo Luciano Pignataro, che ha scritto, in collaborazione
con Giancarlo Vecchio, il libro “Il Metodo Cilento”.
Pignataro nella sua
analisi torna su una formula di alimentazione che parte da una cultura precisa,
quella mediterranea e contadina, strutturata come una piramide: alla base ci
sono verdura, frutta, cereali, legumi, a salire e in quantità sempre moderate
ecco la carne e gli zuccheri. Contano le associazioni fra alimenti: la carne
associata a fibre vegetali viene meglio assorbita dall'organismo umano, e il
pomodoro unito all'olio d'oliva vede potenziate le sostanze nutraceutiche di
entrambi i prodotti della terra, con maggiore valore nutrizionale ma anche di
salvaguardia della salute.
I vegetali, in
particolare i legumi, hanno grandissima importanza. Come ce l'ha la qualità e
provenienza della carne, a chilometro zero e di piccola produzione locale, il
modello contrario ai grandi allevamenti intensivi inaugurati nel dopoguerra
sull'esempio anglosassone e americano, in cui la notevole disponibilità di
prodotto viene però da un'eccessiva presenza di farmaci, dalla sofferenza degli
animali e dalla crescita forzata di carni molto meno salutari. Fu qui in
Cilento, non a caso, che Ancel e Margaret Keys, fisiologo il primo e chimica la
seconda, codificarono la Dieta Mediterranea, pubblicando nel 1975 il libro che
ne porta il nome.
Nel suo approfondimento
sulla concentrazione di ultracentenari in Cilento, dove è anche molto minore
l'incidenza di Alzheimer sugli anziani rispetto al resto d'Italia, Luciano
Pignataro ha individuato il cosiddetto Metodo Cilento, ponendo la scelta
di cibo e il tipo di alimentazione come pilastro di una serie che ne comprende
cinque. Insomma, oltre al DNA favorevole, valgono le abitudini di vita che
producono benessere duraturo, dunque longevità. Oltre alla cultura del cibo
ecco gli altri quattro pilastri.
Il Primo dei 4 pilastri è
quello del movimento fisico; anche in età avanzata si possono fare lavori
legati all'orto e al giardino, spostarsi a piedi per piccole faccende se il
corpo lo consente o impegnarsi in passioni domestiche che mettono la mente a
contatto con le nostre mani. Il Secondo, invece invita a mantenere relazioni
umane, condivisione, socialità, non isolarsi. Il Terzo consiglia di dare il
giusto valore al proprio tempo, l'unica vera ricchezza che l'essere umano ha a
disposizione. Significa dare la giusta prospettiva e il corretto
"ingombro" al lavoro, tenendo una parte del tempo per il riposo, la
rigenerazione, lo svago. Il Quarto, infine, suggerisce la cura della
spiritualità. Può passare per pratiche legate a valori religiosi, ma anche al
godimento dell'arte, della cultura, di eventi, mostre, dibattiti, letture,
visioni e ascolti musicali che deliziano l'animo e riempiono la mente.
Cari amici, Credo che il
libro riporti verità inconfutabili, valide nel Cilento come lo sono in
Sardegna, terra che da sempre pratica questi rituali. Non dovrebbe sorprendere,
dunque, che questi elementi, combinati con la scelta della dieta alimentare, siano
la retta via da seguire, per dare corpo a quell’invito tutto sardo, quando si
brinda, di sollevare il bicchiere e augurare “A CHENT’ANNOS E FINZAS DE
PRUSU!
A domani.
Mario
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