Oristano 21 ottobre 2022
Cari amici, l'isola “L’ASINARA”, fu abitata da tempi lontanissimi. Per
gli antichi romani era l’Insula Herculis, al tempo delle repubbliche marinare
era conosciuta come Azenara, mentre i navigatori catalani la chiamavano
Linayre. L’attuale denominazione “Asinara” la si trova per la prima
volta in alcune carte nautiche del 1500, e non fu attribuita, come molti
credono, per la presenza degli asinelli, simbolo dell’isola; pare che derivi,
invece, dal nome latino dell’isola: Sinuaria, ovvero ricca di insenature. La
presenza degli asinelli bianchi, una razza particolare, sicuramente di antica
provenienza, contribuisce a dare all’isola un ulteriore tocco magico.
La storia dell’isola, come accennato, ha
radici lontanissime, considerato che la testimonianza più antica reperita
all’Asinara è una tomba scavata nella roccia, in località Campu Perdu, che colloca
le prime presenze umane nell’isola nel IV millennio a.C. Da allora l’isola fu
sempre abitata e, in epoca romana, acquisì una notevole importanza strategica
per il controllo militare del Mar di Sardegna. Con la caduta dell’Impero Romano
e dopo aver conosciuto un lungo periodo di dominazione bizantina, l’Asinara
divenne motivo di contesa fra le repubbliche marinare di Pisa e Genova prima,
e tra i genovesi e gli aragonesi, poi. La sua importanza strategica fece sì che
nel corso dei secoli l’isola sia stata teatro di feroci battaglie, anche corsare, tanto che si parla della presenza del corsaro Barbarossa.
La storia moderna di quest’isola
strategica iniziò nel 1720, quando dopo un breve periodo di dominazione
asburgica, l’intero territorio passò alla casa Savoia, che ne iniziò la
colonizzazione. Fu proprio grazie agli sforzi di Don Antonio Manca e Amat, che
si fece affidare l’isola da Vittorio Emanuele col titolo di Duca dell’Asinara,
che questo lembo di terra conobbe il suo primo, vero sviluppo economico,
arrivando a contare ben 300 abitanti e 4000 capi di bestiame. Un rapporto che
oggi stupisce, ma che all’epoca era assolutamente vincente e fonte di benessere
e prosperità.
Con la fine del
feudalesimo, l’isola passò sotto il controllo dello Stato che, nel 1885, la
scelse per costruirvi un’importante colonia penale agricola e un lazzaretto,
dove i malati di tubercolosi trascorrevano la quarantena. Durante la Prima
guerra mondiale sull’isola vennero detenuti i prigionieri austroungarici,
mentre gli etiopi vi furono portati nel corso della guerra d’Abissinia. Negli
anni del dopoguerra l’Asinara divenne la sede di uno dei più famosi carceri di
massima sicurezza, che, fino al 1998 ospitò importanti mafiosi e brigatisti.
Esaurita la sua funzione
con la chiusura ufficiale della struttura carceraria nel 1998, l’isola, che
grazie all’isolamento era rimasta naturalmente integra, nel 2002 divenne Parco
Nazionale. Oggi l’isola, situata di fronte le coste nord-occidentali della
Sardegna, è interamente parte di una delle aree naturali protette più
importanti del nostro Paese, regolamentata da normative molto stringenti in
materia di tutela ambientale. Ebbene, oggi, nonostante i suoi 52 km quadrati di
superficie, è praticamente disabitata. A parte i due bar-ristorante di Cala
reale e Cala d’Oliva (che ospitano i turisti estivi di passaggio), domina il silenzio umano
più assoluto.
Qui i veri padroni
dell’isola sono gli animali, che, anche grazie alle rigide norme emanate dall’Ente
parco, vivono e si riproducono in tutta tranquillità. Grazie all’area protetta,
all’Asinara vivono ben 80 specie di animali, alcuni davvero rari e, se il visitatore è fortunato, potrà facilmente imbattersi in cinghiali, lepri, donnole e mufloni, animali che vivono numerosi soprattutto nell’entroterra. La vera attrazione del parco è,
però, sicuramente l’asinello bianco che tutti i visitatori possono facilmente
ammirare. Ho detto prima che l’isola è
praticamente disabitata, ma, per la verità, nell’isola è presente un abitante!
Si, uno solo, che vi abita da circa 40 anni! Ecco la sua curiosa storia.
L’unico abitante dell’Asinara
è Enrico Mereu, scultore, con la passione del legno, quello che le correnti
marine portano a riva. «In quasi 40 anni
– dice - non ho mai tagliato un albero. Cammino tra le spiagge e utilizzo legni
che arrivano dalla Sardegna, dalla Corsica o dalla Spagna». A chi lo interroga sul perché della sua
scelta di vita solitaria all’Asinara, Enrico risponde “che è stata l’isola a
sceglierlo, quando a 20 anni il padre lo arruolò nel corpo di polizia
penitenziaria”; “è l’isola che ha fatto sbocciare la mia ispirazione, ha
permesso che le mie anime in conflitto, quella artistica e quella cruda,
sofferente e devastata, frutto dall’ambiente in cui lavoravo, trovassero una
possibilità di coesistenza”. Enrico è
rimasto li anche dopo la chiusura del carcere. Il suo laboratorio è il locale dove una volta c’era “lo spaccio” carcerario di Cala d'Oliva.
Enrico Mereu, originario
di Nurri, è indubbiamente un grande artista e la sua scelta di vivere in un
paradiso come l’Asinara credo ci faccia capire la sua grande apertura mentale e
il suo amore per la natura. La critica lo definisce: "interprete di
una realtà di vita intensa" e "autore in grado di
accendere qualcosa dentro”. I suoi lavori hanno avuto riconoscimenti
in concorsi regionali e nazionali e gli hanno fatto ottenere attestati di
merito, un diploma d'onore e l'iscrizione negli album d'oro dei migliori
artisti contemporanei.
Cari amici, vivere in un’isola
da sogno è indubbiamente un desiderio di molti di noi! Passeggiare nei vicoli
dei due piccoli borghi affacciati sul mare, percorrere gli stretti sentieri tra
tartarughe e asinelli bianchi, mentre gabbiani e altri uccelli si librano nell’aria,
camminare a piedi nudi su spiagge da sogno e calette inaccessibili, fa venire l’acquolina
in bocca! L’Asinara, pur essendo una piccola isola, è un minuscolo Continente. La
sua storia e quella degli uomini che qui hanno vissuto e sofferto, fanno
certamente riflettere sul difficile cammino dell’uomo; mentre contempliamo la sua
bellezza mozzafiato, fatta di paesaggi unici che incantano, pensiamo alla
scelta difficile fatta da Enrico Mereu e a quanto è davvero importante la
tutela dell’ambiente e il rispetto della natura!
A domani.
Mario
1 commento:
Bellissima descrizione sembra vivere quella natura
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