domenica, ottobre 23, 2022

BIODIVERSITÀ: LA FAUSA SELVATICA STA SCOMPARENDO, METTENDO A RISCHIO ANCHE LA SOPRAVVIVENZA DELL'UOMO. IN 50 ANNI I DUE TERZI DELLE SPECIE SI SONO ESTINTE. L’ALLARME DEL WWF.


Oristano 23 ottobre 2022

Cari amici,

Il Living Planet Report (LPR) 2022 (è l’indice del pianeta vivente, n.d.r.) del Wwf, ha lanciato un forte appello per il prossimo incontro, a dicembre, della Cop-15. Il rapporto prima citato monitora quasi 32.000 popolazioni di 5.230 specie di vertebrati, constatandone la crescente scomparsa. Il Direttore Generale del Wwf, Marco Lambertini, ha dichiarato: "Ci aspettiamo un ambizioso accordo, in grado di invertire la perdita di biodiversità. Siamo di fronte ad una doppia emergenza, il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, un serio pericolo che minaccia l’uomo, il suo benessere attuale e quello delle generazioni future; le cifre del disastro in atto sono terrificanti.

Non usa mezzi termini Marco Lambertini, in quanto in meno di 50 anni la fauna selvatica è calata di due terzi. Anche l’uomo come la gran parte di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci rischia continuando di questo passo di estinguersi, e, nella migliore delle ipotesi, di ridursi drasticamente. È quello, infatti, che sta succedendo a tutti gli esseri viventi che abitano insieme a noi il pianeta Terra. E in particolare questo avviene soprattutto per le popolazioni di fauna selvatica, che sono diminuite in media del 69% secondo il monitoraggio registrato dal Wwf e riportato nel Living Planet Report (LPR) 2022, il rapporto biennale sulla salute del pianeta, che l’Associazione internazionale lancia nel mondo a livello globale. La situazione è ancora più grave in America Latina e nei Caraibi, dove il crollo è del 94%, nell’arco di 50 anni.

"Il Wwf è estremamente preoccupato da questi nuovi dati – ha ribadito Lambertini - che mostrano un calo devastante delle popolazioni di fauna selvatica, in particolare nelle regioni tropicali che ospitano alcune delle aree più ricche di biodiversità al mondo". Il report evidenzia le drammatiche prospettive dello stato di salute della natura e lancia un appello urgente ai governi, alle imprese e all’opinione pubblica: serve subito un’azione di trasformazione per invertire la drammatica perdita di biodiversità, che insieme all’emergenza del cambiamento climatico indotto dall’uomo minaccia il benessere delle generazioni attuali e future. Il declino della natura è fortemente legato al riscaldamento globale: il cambiamento d’uso del suolo resta ancora la più grande minaccia attuale per la natura, costituendo la causa della distruzione e frammentazione degli habitat naturali di molte specie vegetali e animali sulla terraferma, nelle acque dolci e nel mare.

«Abbiamo bisogno di un mondo nature-positive entro il 2030 – ha aggiunto Lambertini– che, in parole povere, significa più natura entro la fine di questo decennio rispetto ad ora. Più foreste naturali, più pesci negli oceani e nei sistemi fluviali, più impollinatori nei nostri terreni agricoli, più biodiversità in tutto il mondo. Un futuro positivo per la natura porterà innumerevoli benefici al benessere umano ed economico, compresa la nostra sicurezza climatica, alimentare e idrica. Insieme, gli obiettivi complementari di zero emissioni nette entro il 2050 e biodiversità netta positiva entro il 2030, rappresentano la bussola per guidarci verso un futuro sicuro per l’umanità, per passare a un modello di sviluppo sostenibile, per supportare il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile al 2030».

Il Living Planet Index del rapporto mostra che non c’è tempo da perdere se vogliamo una società “nature-positive”. Per l’organizzazione indipendente dedicata alla conservazione della natura, dobbiamo dimezzare l’impronta globale di produzione e consumo entro il 2030. «I dati del Living Planet Report sono l’ennesimo, drammatico allarme del pessimo stato di salute della biodiversità globale e confermano che il tempo a nostra disposizione per invertire la curva dell’emorragia di natura che contraddistingue la nostra epoca è ormai agli sgoccioli – ha puntualizzato Luciano Di Tizio, presidente Wwf Italia - Senza un cambiamento strutturale nelle nostre politiche, economie, abitudini, quasi nessuno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu (SDGs) potrà essere raggiunto. Per invertire la perdita di natura e garantire un futuro più sicuro e sano per tutti è indispensabile dimezzare l’impronta globale di produzione e consumo entro il 2030. Abbiamo bisogno di trasformare radicalmente la nostra cultura e la nostra società».

Cari amici, per quanto riguarda l’Italia il Wwf ha avanzato proposte concrete: entro un anno serve una legge sul clima, una per contrastare il consumo del suolo ed un Codice della Natura per razionalizzare tutte le norme a tutela della nostra biodiversità. Saremo capaci di portare avanti questo cambiamento?

A domani, amici.

Mario

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