Oristano 19 ottobre 2022
Cari amici,
Il termine inglese “MOBBING”
deriva dal verbo inglese “to mob” (assalire con violenza) e fu utilizzata
dall’etologo Konrad Lorenz per indicare, nel mondo animale, la condotta
violenta tra individui della stessa specie per escludere un membro dal gruppo.
Successivamente, ad introdurre il termine nell’ambiente lavorativo fu, per la
prima volta, lo psicologo tedesco Heinz Leymann, che lo utilizzò per
definire una serie di condotte aggressive e frequenti nei confronti di un
lavoratore compiute dal datore di lavoro, dai superiori o anche dai colleghi.
Insomma, il Mobbing altro
non è che una forma di “terrore psicologico applicato sul luogo di lavoro”, uno
stato di conflittualità sistematica e persistente nei confronti di un
lavoratore, per cercare di emarginarlo o escluderlo dal contesto lavorativo. In relazione a chi lo applica, il mobbing è
definito “verticale discendente”, quando applicato direttamente dal datore di
lavoro, mobbing “discendente”, quando applicato dai colleghi, e mobbing misto,
quando applicato da entrambi. Esiste anche una forma di mobbing particolare,
quando applicato dai sottoposti nei confronti del superiore, in questo caso
definito “mobbing verticale ascendente”.
Il mobbing consiste,
dunque, in una serie di condotte aggressive, che si ripetono con notevole
frequenza in un considerevole periodo di tempo. Fra queste possiamo annoverare:
1. il demansionamento o la completa inattività, 2. l’assegnazione di eccessivi
carichi di lavoro, 3. le frasi ingiuriose e le aggressioni verbali, 4.
l’assegnazione a turni e mansioni penose, 5. le critiche continue e umilianti, 6.
l'isolamento dei colleghi, 7. il collocamento in postazioni di lavoro inidonee,
8. il trasferimento illegittimo, 9. il distacco illegittimo, 10. la minaccia o
l’esercizio illegittimo del potere disciplinare, 11. l'abuso di controlli, 12.
il rifiuto arbitrario di lavoro straordinario, 13. l'esclusione ingiustificata
da benefici e incarichi, 14. la sottrazione di strumenti di lavoro, 15. il
rifiuto delle ferie o la loro sistematica collocazione in periodi non graditi, 16. il rifiuto immotivato della concessione di
permessi, 17. il licenziamento ingiustificato.
Lo scopo concreto del
Mobbing è quello di isolare la vittima sul posto di lavoro, per sminuirla, metterla
in condizioni di inferiorità o comunque impedirle di esercitare un ruolo attivo
sul lavoro, fino a cercare di allontanarla definitivamente. Gli studiosi hanno
dimostrato che le cause del tentato terrore psicologico sul posto di lavoro,
derivano in gran parte per invidia e gelosia: si fa Mobbing su una persona
perché ci si sente surclassati ingiustamente o per gelosia; un modo, dunque, per liberarsi
di una persona scomoda, che potrebbe limitare il nostro potere o sminuire le nostre capacità, insomma un modo per costringere la persona mobbizzata a licenziarsi senza che si crei un
caso sindacale.
Per la vittima, le
conseguenze del mobbing non sono di poco conto: dai problemi di salute (tra cui
spiccano nervosismo, difficoltà respiratorie, problemi nell’espressione,
disturbi digestivi, disturbi della sfera del sonno, disturbi alle funzioni
intellettuali, difficoltà di memoria e di concentrazione, ma anche problemi nei
contatti sociali. A questi, poi, si aggiungono i problemi finanziari,
considerando che il mobbizzato si sottopone a visite mediche ripetute per
trovare la causa del malessere e chi si licenzia perde anche l’entrata mensile dello
stipendio.
Amici, nel nostro Paese,
secondo il monitoraggio effettuato dall’Ispesl (l’Istituto per la prevenzione e
la sicurezza del lavoro) sono circa un milione e mezzo i lavoratori Italiani
vittime di mobbing su 21 milioni di occupati; il fenomeno è più presente al
Nord (65%), e colpisce maggiormente le donne (52%), ma anche nel resto d’Europa
non va meglio! Le ricerche condotte all'estero hanno dimostrato che il mobbing
può portare fino all'invalidità psicologica, e che quindi si può parlare anche
di malattie professionali o di infortuni sul lavoro. In Svezia un'indagine
statistica ha dimostrato che tra il 10 e il 20% del totale dei suicidi in un
anno hanno avuto come causa scatenante fenomeni di Mobbing. In Svezia e in
Germania centinaia di migliaia di vittime di Mobbing sono finite in prepensionamento
o addirittura in clinica psichiatrica”.
Cosa può fare in concreto
chi si trova vittima di mobbing? Quando ci si rende conto di essere vittima di
mobbing occorre valutare il ricorso in tribunale. Il codice penale tutela i
soggetti che subiscono condotte vessatorie nell’ambito lavorativo (cd. Mobbing
sul Lavoro): ci sono alcune condizione che, però, devono sussistere per poter
ricondurre il fatto nell’ambito dei maltrattamenti previsti dall’art. 572 cod.
pen. oppure dall’art. 612bis del codice penale.
Cari amici, prima di
chiudere voglio farvi una confessione: anche io nel mio lavoro ho subito questo
male terribile che si chiama Mobbing. Dopo mesi di angherie, prevaricazioni, svalutazione
delle mie capacità, non ho resistito: la mia salute vacillava ed era in
pericolo. La mia grande fortuna è stata che avevo già raggiunto il diritto ad andare
in pensione (avevo quasi 57 anni e più di 35 anni di contribuzione): era il
2002 e la normativa allora lo consentiva. Fu, ironicamente parlando, non solo la mia salvezza ma anche la mia
fortuna! Abituato a lavorare 10 ore al giorno, non ero pronto a restare in panchina a fare il pensionato! Tornai all’Università, e, in meno di 9 anni, conseguii 3 lauree in Scienze della Comunicazione, Giornalismo e Politiche Pubbliche e Governance. Ora, sono iscritto all’Ordine dei giornalisti, collaboro con un giornale, ho il mio blog
personale, e ho già prodotto 9 libri (ne ho altri in lavorazione), uno dei quali parla anche, con grande ironia, della mia vita
bancaria!
A domani, amici.
Mario
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