giovedì, novembre 05, 2020

PROFESSIONI MODERNE: IL DESIGNER. COSA SIGNIFICA ESSERE DESIGNER OGGI? AVERE LA CAPACITÀ DI CREARE CON SEMPLICITÀ MA ALLO STESSO TEMPO CON INNOVAZIONE.

 


Oristano 5 novembre 2020

Cari amici,

Oggi voglio riflettere con Voi su una professione alquanto moderna come termine, ma con solide, antiche basi: IL DESIGNER. Per farlo, vorrei partire dal reale significato della parola DESIGNER. Il termine inglese sta ad indicare, letteralmente, colui che progetta: ma il designer non è un semplice progettista, questo è vero solo in parte, in quanto chi si fregia di questo titolo è anche molto altro! Non è facile, infatti definire con precisione cos’è oggi un designer. Facendo degli esempi, possiamo dire che è anche un artista, ma è anche un fantasioso esecutore-traduttore di desideri altrui, che concretizza e realizza; in realtà possiamo considerarlo anche un "inventore", in quanto realizza qualcosa che prima non esisteva. Il designer è un po’ tutto: progettista e artista, sognatore e inventore, tradizionale e innovativo! Insomma, il designer è un soggetto complesso, con una grande capacità e una fervida immaginazione, con una solida preparazione tecnica e culturale e con una spiccata e grandiosa visione globale.

Creatività, flessibilità e innovazione, questi i principi alla base della professione del designer. Tre elementi che si fondono alla perfezione nel lavoro svolto da questo straordinario personaggio. Un professionista che spazia dal campo dell’arredo a quello della realtà virtuale, dall’architettura alla grafica, dallo sport alla comunicazione digitale, oltre ad infiniti, altri campi. Oggi sono in tanti ad ammantarsi di questo titolo, anche se i Designer veri, quelli davvero seri, concreti e preparati in questo difficile campo, non sono poi così tanti. È una professione, come detto, che alberga in chi possiede spiccate doti creative, oltre ad avere, nel contempo, una grande competenza tecnica specifica.

Ma come riesce a formarsi nel modo corretto chi vuole diventare, oggi, un buon Designer e dove può prepararsi per acquisire il titolo? In Italia diverse Università hanno dei corsi di laurea che formano Industrial designers, e che conferiscono il titolo di “Dottore in Disegno Industriale”. Si può acquisire il titolo di “dottore in design”, laureandosi presso le Università pubbliche (per esempio il Politecnico o gli ISIA – Istituti Superiori Per Le Industrie Artistiche) o anche presso università private; esistono sia lauree triennali che specialistiche in design grafico, design del prodotto, eco design ecc. Riassumendo, i principali rami dell’Industrial Design sono: Design del Prodotto (Progettazione del prodotto industriale), Design della comunicazione (Progettazione per la comunicazione visiva), Design degli ambienti e degli spazi (progettazione di spazi interni o urbanistici).

Tornando ai tre elementi che dovrebbero connotare il vero Designer, Creatività, Flessibilità e Innovazione, a questi bisognerebbe aggiungere un altro elemento, ugualmente molto importante: la Semplicità. Il prodotto fornito dal designer, per essere ritenuto recettivo e accattivante, deve risultare in primo luogo molto Semplice, immediatamente comprensibile e accoglibile dal pubblico. Questo è dimostrato da numerosi esempi, che possiamo andare a cercare anche nel secolo scorso. Ne basti uno. Chi ha la mia età ricorderà certamente gli spot andati in onda tra il 1977 e il 1993, nei quali l’attore Nino Manfredi riesce a sfoggiare tutta la sua abilità, seppure senza ridurre la sua figura a una macchietta o alla parodia, nel creare una tensione comica tra il personaggio e lo spettatore.

In questi spot, seppure con scene che durano poco più di un minuto, il suo carisma riesce ad esprimersi in eccellenti slogan rimasti nella storia della nostra televisione, come: “Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?”, oppure “Lavazza, più lo mandi giù più ti tira su!”. Spot in cui Manfredi ha dato alla pubblicità quel tono rassicurante e bonario che riusciva a dare serenità e contentezza agli italiani che lo ascoltavano.

Paul Rand (New York, 15 agosto 1914 – Norwalk, 26 novembre 1996), grande designer statunitense, uno di quei maestri che tutti i designer di oggi dovrebbero conoscere (specie i più giovani), nel 1947 al culmine della sua carriera, scrisse un prezioso libro “Thoughtes on design”. In questo libro rappresenta la sua visione pionieristica e il suo metodo di lavoro, secondo il quale tutto il design – che si tratti di pubblicità, stampa o design industriale – dovrebbe integrare ‘il bello e l’utile’. Ecco, secondo Rand, il buon design si può definire con una sola parola: “SEMPLICITÀ” (“Design is so simple, that’s why it’s so complicated”). È la semplicità, secondo Rand, la vera conquista, in un mondo così complicato.

Celebre, alquanto nota e pure carina, una curiosa storiella a Lui riferita. Dal fatto raccontato appare in modo chiaro e allo stesso tempo straordinario, il suo modo di essere creativo e semplice allo stesso tempo: con una immensa capacità di sintesi. Nel 1988 Steve Jobs, dopo la sua burrascosa fuoriuscita dalla Apple, avvenuta nel maggio del 1985, avendo deciso di mettere sul mercato un nuovo prodotto, la workstation NeXT, chiamò Rand per preparare una appropriata campagna di lancio. Quando Steve Jobs chiese a Rand di disegnare il logo di NeXT, l’uomo, guardando Steve negli occhi, gli disse: “Mi pagherai 100.000$ e io ti presenterò solo un’opzione, quella giusta!”. Così fu, e dopo due settimane aveva già pronto il logo di NeXT.

Cari amici, credo che basti questa mia breve chiacchierata per illustrare, nella sua vera essenza, una delle professioni moderne più accreditate: il DESIGNER!

A domani, amici.

Mario

 

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