sabato, novembre 14, 2020

NEL 2021 RIPRENDERÀ IN OCCIDENTE L’ATTIVITÀ ESTRATTIVA: NASCE UN NUOVO FUTURO PER LE MINIERE. C’È BISOGNO DI PARTICOLARI MINERALI, COME LE “TERRE RARE”.

                             

Oristano 14 novembre 2020

Cari amici,

Miniere e minatori, sono strutture e figure che, ormai è luogo comune, appartengono al passato. Il minatore, figura in auge fino al secolo scorso, oggi costituisce un semplice ricordo del passato, da leggere sui libri. Le miniere, con gallerie insicure, gabbie con i cardellini per le fughe di gas, luoghi invasi da facce sporche, carrelli pesanti, ascensori malsicuri per scendere nelle viscere della terra, sono solo un lontano ricordo. La Sardegna, e l’Iglesiente in particolare, sanno bene tutto questo, perché l'attività estrattiva per oltre un secolo è stata praticamente l’unica industria presente in quel territorio. Poi, lentamente ma inesorabilmente, tutto questo cessò, facendo diventare quel territorio un deserto privo di lavoro e quelle miniere luoghi di archeologia industriale.

Si, amici, l’attività estrattiva col passare del tempo è diventata obsoleta un po' ovunque e oggi sembra qualcosa che appartiene al passato, buona solo per essere raccontata alle generazioni successive, ma a quanto pare non è ancora detta l'ultima parola. Se da un lato la chiusura delle miniere fu decretata proprio per la salvaguardia ambientale, per avere un mondo più green, oggi la necessaria strada verso la sostenibilità ha ribaltato quel concetto di chiusura precedente, per una motivazione molto seria, che addirittura appare urgente e necessaria: la ricerca di materie prime e terre rare, indispensabili per la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico. Insomma, a quanto pare, l’industria estrattiva non ha ancora esaurito la sua funzione.

La figura del minatore tornerà dunque in auge, perché l’abbandono da parte dei Paesi occidentali dell’estrazione mineraria (quindi anche delle terre rare che sono presenti un po’ dappertutto) ha creato nel mondo un forte e potente monopolio: quello della Cina. Questa nazione dagli occhi a mandorla ha continuato imperterrita le estrazioni minerarie, e ora Pechino sui prodotti pregiati estratti ha stabilito un controllo ferreo, come nel caso dei metalli rari; da notare che questa potenza è oggi il più grande produttore di 18 minerali critici, e quasi monopolista (più del 70% del mercato) di altri cinque, tra cui le terre rare.

La recente notizia dell’introduzione da parte di Pechino di una nuova legge per il controllo sulle esportazioni in nome della sicurezza nazionale, ha immediatamente allertato sia l’UE che gli USA. Il pericolo percepito è che la Cina possa, per motivazioni interne e in risposta alle mosse effettuate dell’amministrazione Trump, decretare severe limitazioni o addirittura un vero e proprio embargo sulle esportazioni delle terre rare e di altri importanti metalli, essendo oggi praticamente monopolista di molti di questi. La preoccupazione è grande e la corsa ad uscire dalla pericolosa dipendenza cinese è subito iniziata, dando vita ad un nuovo capitolo di forte competizione internazionale in campo minerario, che ha preso il via sia in Europa che negli Stati Uniti, impegnati a svincolarsi dalla pericolosa e inaffidabile dipendenza dalla Cina e dalla rete delle sue supply chain: quella sui metalli rari, necessari per la manifattura di prodotti cruciali per la transizione energetica e digitale.

In Europa si lavora già alacremente. L'Europa ha costante bisogno di terre rare ed è decisa a dire basta alla totale dipendenza dalla Cina. Ed ecco la decisione presa: entro il 2025 si tornerà a scavare, pronti a riconvertire le miniere dove prima si estraeva il carbone. Maroš Šefčovič, Commissario UE per le relazioni inter-istituzionali e le prospettive strategiche, che coordina il lavoro sull’Alleanza europea per le batterie, in un’intervista per Euractiv.com, ha così commentato: “Oggi in Europa ci sono circa 200.000 persone esperte nell’industria mineraria del carbone, e alcune delle competenze nell’estrazione del carbone potrebbero davvero risultare molto utili per queste nuove industrie estrattive”.

Šefčovič ha spiegato che le progettualità più avanzate sono quelli relativi al litio “perché iniziate prima”. Ma ora l’obiettivo numero uno dell’Alleanza europea per le materie prime è quello di concentrarsi sulle terre rare e sui magneti. I perché sono semplici e drammatici insieme: “Le terre rare sono assolutamente fondamentali per l’energia solare ed eolica, ma anche per i motori elettrici e quasi tutti gli ecosistemi digitali. Saranno il primo punto focale. E quando si tratta di permessi, investimenti o ricerca e innovazione, e strumenti finanziari, stiamo mettendo in atto tutte queste diverse cose”, ha ribadito Šefčovič.

Cari amici, le dipendenze dalle strutture monopolistiche sono sempre altamente pericolose: lo sono sempre state, e oggi la dipendenza da un Paese come la Cina risulta effettivamente di grande rischiosità. Nel frattempo, si può comunque mettere mano al riciclo. Anche in questo campo da parte della Commissione UE c’è “grande attenzione all’estrazione mineraria urbana”. Se si raccogliessero tutti i vecchi cellulari che abbiamo nei cassetti, si potrebbero costruire quattro milioni di batterie per auto solo con il cobalto. C’è anche un enorme potenziale con i rifiuti elettronici; ogni anno, l’UE genera circa 9,9 milioni di tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, mentre circa il 30% viene raccolto e riciclato. Ma il recupero di materie prime da questi rifiuti elettronici è inferiore all’1% perché non disponiamo della tecnologia e dei processi industriali necessari. L’Europa è pronta a finanziare la ricerca e l’innovazione per sviluppare questi processi.

Se son rose fioriranno, e potrà raggiungersi quell’auspicata indipendenza, sganciandoci dalle pericolose forniture del monopolio cinese.

A domani.

Mario

 

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