Oristano
11 Giugno 2017
Cari amici,
Scandalo e mistero.
Sembra proprio un giallo quello che nei giorni scorsi è successo in Parlamento,
dove la Legge Elettorale già concordata in Commissione è stata banalmente
affondata con l'approvazione di un emendamento apparentemente di poco conto. Grazie al tabellone
che, contrariamente a quanto avrebbe dovuto, ha evidenziato invece come si era svolto il “voto
segreto” espresso; in questo modo si sono scoperti "gli altarini", evidenziando i contrari all’approvazione della legge elettorale nella sua interezza. Per qualche secondo il tabellone ha "scoperto le carte", evidenziando i colori dei dissenzienti anziché mostrare le caselle tutte colorate d’azzurro. In questo modo le macchie, una piccola-verde (approvazione) fra le fila del Pd e un bel
macchione verde nei banchi dei 5 stelle hanno emesso l'inaspettata sentenza di condanna alla legge. Tradimento!
L’aspetto divertente
della morte della legge elettorale mai
nata è che è deceduta, ironicamente, a causa di un banale emendamento presentato dalla
bionda Michaela Biancofiore di Forza Italia. L’emendamento riguardava la
sistemazione in modo diverso dei collegi della sua zona (Alto Adige).
Emendamento inutile e che, come tanti altri, doveva essere respinto. Subito
dopo l’approvazione si è scatenata in aula una rumorosa bagarre. Scuro in volto il
relatore delle legge, il democratico Emanuele Fiano, ha dato il funereo
annuncio: "La legge elettorale è morta, e l'hanno uccisa i 5 Stelle",
aggiungendo che dei 5 stelle non ci si poteva proprio fidare. Nella sostanza,
il “patto a 4” (Pd, Forza Italia, 5 stelle e Lega) di fatto non esiste più.
Ognuno va per la sua strada, con la conseguenza che non ci sarà in tempi brevi una nuova legge
elettorale. Per ora appare impossibile capire che cosa potrà accadere.
A prescindere dal fatto
in se, vanno analizzate a fondo le cause che l’hanno causato, e le ipotesi sono
diverse; alcune di esse esulano anche dalle convinzioni politiche o dalla bontà
o meno della legge che si cercava di approvare. Se da un lato i grandi partiti
si accusano a vicenda per il naufragio della legge elettorale che avrebbe dato
il via libera allo scioglimento delle Camere, trovando le motivazioni più
diverse, altri credono invece che non sia né la prevista soglia del 5% né le
liste bloccate ad aver creato l’affossamento, ma una motivazione molto più semplice
e “terra terra”: non tutti vogliono accelerare il voto per una ragione
prettamente economica: non vogliono andare anticipatamente a casa.
Una miriade di
Grillini, in particolare, sa bene che finita le legislatura in corso tornerà a
casa senza rielezione. Questo comporterà perdite economiche di non poco conto
per ciascun deputato, che possiamo riassumere in oltre 60 mila euro a testa. il
Sole 24 ore, commentando dettagliatamente in un suo articolo la vicenda, facendo un rapido calcolo ha dettagliato quanto verrebbe a pesare,
sulle tasche degli eletti delle due Camere, la fine anticipata della
legislatura. Per approfondire basta andare al sito della Camera e cliccare alla voce” il trattamento economico dei deputati”,
ha scritto il quotidiano di Confindustria. Ecco in sintesi il quantum.
Tutti gli eletti a
Montecitorio incassano ogni mese 5mila euro netti alla voce indennità, 3.500
euro come diaria (decurtata di circa 200 euro per ogni assenza) e 3.690 euro
come rimborso delle spese per l’esercizio del mandato. In tutto fa 12mila euro
al mese. Una cifra che, moltiplicata per 5 mesi (da ottobre 2017 a febbraio
2018) fa la bellezza di 60.950 euro. Ecco a quanto avrebbe dovuto rinunciare
ognuno dei quasi mille parlamentari. Una rinuncia pesante, soprattutto per chi
teme di non essere ricandidato.
L’analisi fatta dal quotidiano ha certamente un serio fondamento: in un periodo come quello che stiamo
attraversando, pensate che certe decisioni economiche si prendano a cuor leggero? Un
timore sicuramente plausibile quello evidenziato, che ha operato trasversalmente
nei vari partiti sia di destra che di sinistra e di centro, comprendendo tutto l’arco
costituzionale: Grillini compresi. A tutto questo si aggiunge poi anche il
vitalizio (che scatta ora non prima del 60°anno di età e per una cifra intorno
ai 1000 euro al mese), che aggiunge ulteriore collante a quest’alleanza
trasversale e non dichiarata "a protezione della legislatura". Questa
l’opinione espressa dal Sole 24 Ore econdivisa da tanti.
Il problema in realtà appare
davvero serio. Il Quirinale ha fatto sapere che c’è "preoccupazione";
il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha seguito "con molta
attenzione" sia l'attività parlamentare che il successivo stallo del
"dialogo avviato su una legge elettorale condivisa". Cosa potrà
succedere ora? Difficile dirlo. Per ora i partiti restano concentrati sulle
amministrative, praticamente in svolgimento, le decisioni future deriveranno
anche dall’esito di queste elezioni.
A domani.
Mario
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