Oristano 1 febbraio 2021
Cari amici,
Come primo post di questo mese di febbraio, ho deciso di parlarvi della magica e
scaramantica cultura millenaria dei sardi. Ho già avuto occasione di trattare l'argomento su questo blog nel
2011, quasi 10 anni fa. Il mio post, pubblicato il 28 novembre di quell’anno
parlava dei vari riti magici messi in atto dai sardi per “scaramanzia”, in particolare
per evitare i colpi del “malocchio, che, a causa dell’invidia, colpisce senza
pietà. Chi è curioso può andare a leggere quanto scrissi, cliccando sul
seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2011/11/la-nostra-magica-e-scaramantica-cultura.html.
In quel post scrivevo che in Sardegna “Il culto della pietra affonda le sue
radici nella notte dei tempi e certamente tutta la cultura a noi nota, a
partire da quella nuragica, ne è permeata”.
Oggi, però, non voglio
ripetermi elencando i vari rituali usati per debellare gli influssi negativi
portati da quelle persone invidiose del bene altrui, ma focalizzare l’attenzione
su uno in particolare di questi oggetti, capace più di altri di proteggere la
persona che lo indossa liberandolo dal malocchio o da altre “fatture” in
suo danno. Questo particolare oggetto è “SU COCCU”. Vediamo esattamente
in cosa consiste. Su Coccu è una pietra nera, liscia e dura, solitamente Onice
nera o Ossidiana; è di forma sferica, tale da ricordare proprio quella di un
occhio umano, e, secondo la tradizione, simboleggia l’occhio “buono” che si
contrappone a quello “cattivo”, riuscendo a neutralizzare gli influssi negativi
emanati dalle persone “velenose”.
La pietra nera
trasformata in “su Coccu” di norma viene incastonata tra due coppette in
argento (anche in oro), realizzate in lamina o filigrana, spesso sorrette da catenelle, sempre
d’argento o d'oro. A seconda delle diverse zone della Sardegna “Su Coccu” è chiamato
anche “Sa Sabegia”, “Su Pinnadellu”, “Su Pinnazzellu”, ma, a prescindere
dal nome, la sua funzione resta sempre la stessa: scacciare il malocchio (in
sardo “su croppu de ogu”) e contrastare l'azione nefasta de “is
mazzinas”, le fatture, operate dai “bruxus o bruxas", i fattucchieri o le fattucchiere.
Il “malocchio” cari amici,
è una delle tradizioni popolari più radicate in tutto il mondo. Si tratta di
una superstizione secondo cui alcune persone, tramite il semplice uso dello
sguardo, sarebbero in grado di lanciare maledizioni o portare sfortuna ad altre
da loro odiate o invidiate. Per difendersi da queste “aggressioni”, nel tempo
furono inventati tantissimi i talismani portafortuna, amuleti protettivi (scapollarius),
di foggia diversa a seconda delle diverse zone, ma tutte create per coprire la persona dalle
maledizioni lanciate. In Sardegna, oltre su Coccu è usato molto anche l’occhio
di Santa Lucia.
Indossare semplicemente l’amuleto,
però, non è sufficiente. Per esprimere tutta la sua forza l’amuleto deve
assolutamente essere caricato con delle preghiere particolari in lingua sarda (is
Brebus), che potenziano la funzione dell'amuleto nella protezione contro il male.
Su Coccu
montato sulla spilla d’argento, lavorata finemente a mano, veniva e viene
ancora oggi regalato ai bambini appena nati (dalla nonna o dalla madrina) per
proteggerli dall’invidia e dal malocchio. Si appuntava all’altezza del cuore e
aveva il compito di catturare l’occhio invidioso altrui che avrebbe potuto
causare al bambino del male. Si mette sulla culla, sul passeggino o sugli abiti
e assorbe le energie negative. Leggenda e tradizione vogliono che la pietra
assorba gli influssi negativi, trattenendoli al suo interno, e che,
nell’eventualità in cui questi risultino troppo forti, questa può anche spezzarsi o staccarsi dall’amuleto, lasciando però illesa la persona che la indossa.
Con il passare del tempo,
a seguito anche del cambio delle mode, su Coccu ha subito delle modifiche nella
trasformazione in gioiello; mentre nell’antichità era molto gettonata la spilla,
dato che le donne portavano il velo in testa (si usava appuntarlo in esso
oppure nel corpetto), ai giorni nostri (visto che gli abiti Sardi ormai si
indossano solo in alcune rare occasioni), possiamo ammirare su Coccu montato su
bracciali, orecchini e ciondoli, restando, comunque, sempre molto efficaci contro il malocchio.
Un’altra considerazione da
fare è che prima su Coccu veniva rigorosamente regalato, mentre oggi si usa
anche acquistarlo per sé stessi. Di norma questo "antidoto al male" si regala anche alla sposa, per proteggere
lei e il suo rapporto d'amore, ma anche a dei cari amici per evitare che vengano colpiti
dal malocchio. Chi è single potrà optare per su Coccu in corallo, dato che
questa pietra è famosa non solo per i suoi poteri anti negatività ma anche per
richiamare l’amore; in passato era buona usanza regalarlo anche alle famiglie
amiche che rischiavano di estinguersi per mancanza di discendenti diretti.
Cari amici, poco importa
se nei tempi moderni che stiamo vivendo crediamo meno di ieri alla funzione
protettiva de "Su Coccu", che però resta uno dei gioielli più antichi e affascinanti
della cultura sarda; un oggetto che al suo interno cela una storia che si tramanda da
secoli di generazione in generazione. Continuiamo dunque a regalare Su Coccu, a
partire dai bambini appena nati: sarà un gesto affettivo importante e magari
pure di protezione, destinato alle persone che ci vogliono bene ed alle quali noi vogliamo bene! Donare un oggetto scaramantico è sempre stata per noi sardi una cosa molto carina, che
attesta il nostro amore e la nostra amicizia, a prescindere dal suo significato
recondito. Augurare benessere e protezione, non dimentichiamolo mai, è sempre un gesto
molto gradito e apprezzato!
A domani, amici.
Mario
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