Oristano 15 febbraio 2021
Cari amici,
Per me è stata una scoperta
recente: a Orgosolo il baco da seta risulta allevato fin dal 1.600! Il
baco da seta arrivò in Sardegna portato dai Gesuiti nella prima metà del sedicesimo secolo, trovando casa accogliente in special
modo nel paese barbaricino, dove furono le donne, le ‘matriarche orgolesi’ a
prendersene cura. Il baco nostrano ha il bozzolo di colore giallo naturale, ed
è considerato una “specie particolare” di baco da seta, denominata “Razza
Orgosolo”.
Orgosolo |
Orgosolo, come sappiamo,
è un paese immerso nel cuore della Barbagia, e anche nel trascorrere del tempo ha
mantenuto, molto più di altri centri, le tradizioni del passato. Tradizione ben
visibile nei meravigliosi costumi, tanto che quello di Orgosolo è considerato
ancora oggi fra i più belli dell’Isola, in particolare quello femminile. Le
donne di Orgosolo conservano con fierezza la tradizione di indossare l’antico abito
che, molte volte, è appartenuto alle loro bis se non tris nonne; lo indossano
durante le processioni o le feste religiose. Assieme ai loro uomini ed ai
bambini, tutti rigorosamente vestiti con l’abito tradizionale, partecipano alle
maggiori sfilate o ricorrenze dell’isola, come ad esempio il Redentore a Nuoro
o la processione di Sant’Efisio a Cagliari il primo di maggio.
Lo straordinario costume
femminile orgolese, è composto da diversi ‘strati’: dalla sottogonna alle due
gonne d’orbace sovrapposte, “Sa Hitto” e “Sa Veste”, indossate dopo la camicia
e “Su Zippone” (giubbotto); sopra, poi, viene indossata la bellissima e
colorata “S’Antalena” (grembiule), poi i gioielli (conservati fin dal battesimo)
e infine “Su Lionzu”, il particolare copricapo, che completa la
vestizione. Quest’ultimo è il fazzoletto che le orgolesi posano sulla loro
testa per completare degnamente il loro abito tradizionale. Ebbene amici, su
Lionzu, oggi come ieri, è fatto rigorosamente a mano ed è sempre in pura seta, quella
prodotta esclusivamente ad Orgosolo!
Si, amici, l’abito di
Orgosolo non sarebbe completo senza questo meraviglioso accessorio! Su Lionzu,
come del resto tutto il vestito, ha un notevole costo perché anche oggi
realizzato a mano. Ad Orgosolo c’è una particolare “artista” (più che artigiana),
Maria Corda, l’unica capace di realizzare capolavori di questo tipo. La
signora Corda (che alleva addirittura i piccoli bachi), confeziona Su Lionzu rigorosamente
‘a mano’ esclusivamente in pura seta; nel suo laboratorio dopo la filatura tinge il prezioso
filato secondo l’antica tradizione. Il suo negozio si trova in una delle tante
piccole strade del paese barbaricino.
“La mia famiglia tramanda
la tradizione da circa 200 anni”, racconta Maria Corda,
classe 1961, che oggi gestisce il laboratorio- museo Tramas de Seda;
“Tengo viva un’arte che fa parte della storia e cultura della nostra isola”,
dice; poi aggiunge: “Sono l’unica in Europa a occuparmi di tutta la filiera,
dall’allevamento dei bachi da seta alla tessitura”. Allevare i bachi è un
impegno lungo e richiede pazienza. Si inizia ai primi di maggio, in coincidenza
con il germogliare degli alberi di gelso e si svolge in casa. Le larve vengono
deposte dentro delle piccole casse di legno e per 45 o 50 giorni si nutrono di
foglie di gelso".
Trascorso un mese e poco
più, il bruco smette di mangiare ed emette una bava che a contatto con l’aria
diventa filo: la seta; il bruco inizia così a costruire il suo bozzolo. Quando
i bruchi hanno fatto il bozzolo, lei ne preleva dieci coppie per
l’accoppiamento (il bozzolo femmina è di forma rotonda, quello maschio
allungata) e le sistema in un’altra cassetta. Dopo una decina di giorni nascono
le farfalle che depongono su semene bachi, le uova che, tenute al
fresco, vanno in letargo fino alla primavera successiva. Dal bozzolo si estrae il
filo, se ne forma una matassa e poi la si suddivide in tanti rotoli. Occorre
molto lavoro, tempo e materia prima per arrivare al prodotto finale, racconta
Maria. “Solo per l’ordito impieghiamo un centinaio di bozzoli. Su Lionzu è
l’unico capo di un costume tradizionale interamente prodotto sul posto”.
“Il lavoro al telaio a
mano, dice Maria nel suo racconto, è lento e delicato; per mettere su l’ordito
occorrono almeno otto donne e tre per fare la tessitura. La seta è una fibra
delicata che si annoda facilmente e non sono pochi gli imprevisti. Quando va
tutto liscio si riesce a tessere venti centimetri di stoffa al giorno. Per
mettere a telaio quattro copricapi ci vuole almeno un anno. Su Lionzu è largo
trenta centimetri e lungo un metro e mezzo; è giallo come lo zafferano con cui
viene tinteggiato e ha i bordi neri, ma l’ordito mantiene il suo colore
naturale. Durante la tessitura inseriamo anche tre fili di seta verde, azzurra
e rossa che acquistiamo”.
Chiesa di San Marco |
In passato, racconta
ancora Maria Corda, il 25 aprile, per la festa di San Marco, si usava far
benedire su semene bachi (in lingua sarda le uova del baco da seta),
nella chiesa campestre del santo. Le donne mettevano su semene fra i seni per
proteggerlo. Si credeva che la benedizione fosse andata a buon fine se le
uova si schiudevano qualche giorno dopo. L’allevamento dei bachi da seta e la
tessitura di Su Lionzu in passato costituivano un lavoro vero e proprio; le donne orgolesi
fino alla prima metà del secolo scorso, facevano ancora tutto da sé: allevavano
i bachi da seta per la produzione della fibra e preparavano l’ordito che poi
consegnavano alla famiglia di Maria per la tessitura. “Nonna – dice Maria con
orgoglio - nel 1936 con l’aiuto di due sorelle confezionò novantasei
copricapi”.
Chiacchierare con Lei è
un vero piacere. Se le sei simpatico, Maria si lascia andare, trasportata dai
ricordi. Con orgoglio misto a commozione racconta che ha confezionato il suo
primo ricamo per l’abito tradizionale a nove anni. Un’arte che poi non l’abbandonerà
mai. Dopo essersi occupata della conservazione e trasmissione di quest’ arte
con passione e orgoglio di famiglia, decise di dedicarvisi a tempo pieno e
realizzare una fattoria didattica. “Sono tradizioni da conservare e
tramandare – dice con orgoglio - dobbiamo preservare la nostra identità,
e la Regione Sardegna dovrebbe sostenere questo bisogno”.
Cari amici, indubbiamente
tra le più alte espressioni dell’artigianato della nostra Isola, il processo di
produzione della seta di Orgosolo è probabilmente quello più singolare ed
affascinante. Una tradizione che prosegue da secoli e che grazie a persone come
Maria Corda continua a vivere! Credo che Maria meriti tutto il nostro immenso
GRAZIE!
A domani.
Mario
Tramas de seda, il baco da seta di Orgosolo |
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