mercoledì, febbraio 24, 2021

REDDITO DI CITTADINANZA. UN GIUSTO SOSTEGNO A NUCLEI FAMILIARI DISAGIATI, CREATO IN PARTICOLARE PER “TROVARE LAVORO AGLI INOCCUPATI”, MA CHE SI È RIVELATO UN FLOP. SICURAMENTE È DA RIFORMARE.


Oristano 24 febbraio 2021

Cari amici,

Credo che il “Reddito di Cittadinanza” (RDC) possa essere definito un giusto sostegno economico, ma erogato nel modo sbagliato. Introdotto con decreto-legge del 28 gennaio 2019 n. 4 come misura di contrasto alla povertà, era innanzitutto finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale. Inoltre, per i nuclei familiari composti da persone di età pari o superiore a 67 anni, oppure con presenza di persone anche in età inferiore a 67 anni in condizione di disabilità grave o non autosufficienza, il sostegno costituiva Pensione di Cittadinanza (PDC). Ovviamente, per poterne godere, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, i richiedenti dovevano risultare in possesso di determinati requisiti economici, di cittadinanza e di residenza.

Ebbene, amici, la realtà dei fatti ha dimostrato che questo “Reddito”, seppure degna a valida misura ci contrasto alla povertà, non ha funzionato a dovere, in quanto non ha contribuito, se non i misura minimale, a creare lavoro, ovvero a inserire gli inoccupati nel mondo produttivo. I dati statistici lo hanno dimostrato ampiamente. I due tasselli importanti alla base del sostegno economico erano: i PUC (i "Progetti utili alla collettività") e i “NAVIGATOR”, ovvero i facilitatori della ricerca dei posti di lavoro. La risultante, come accennato, è stata però un fallimento su entrambi i fronti.

Quanto ai "Puc", i "Progetti utili alla collettività", ad oltre un anno dal decreto attuativo sono state solamente 6.668 in tutta Italia le persone chiamate dai Comuni di residenza per effettuare lavori utili alla Comunità; in pratica lo 0,5% della platea composta da un milione e trecentomila beneficiari occupabili! Per di più, come ha sottolineato il Messaggero, i lavori sono stati saltuari e per periodi molto limitati. I numeri, impietosi, provengono da dati ufficiali forniti dal Ministero del Lavoro e sono aggiornati all'11 febbraio scorso.

Il fallimento dei Puc risulta ancor più sconcertante se si tiene conto dell’altro elemento, quello del Navigator, figura anch’essa basilare nel progetto del reddito di cittadinanza, il cui funzionamento è risultato anch’esso ben lontano da come ci si aspettava, in quanto di lavoro ne hanno procurato ben poco! I Puc, poi, avrebbero dovuto essere operativi in modo gratuito: i Comuni, infatti, erano tenuti a pagare solo l'assicurazione obbligatoria. L'impegno chiesto ai lavoratori, tra l’altro, non è neanche particolarmente sfiancante: secondo la norma una persona poteva lavorare da otto a sedici ore a settimana.

Ciò nonostante, le persone chiamate ad operare nei Comuni non ci sono state, anche se di cose da fare nei Comuni ce ne sarebbero state tante! Un vero peccato, visto che i Puc potevano essere attivati in numerosi ambiti: da quello ambientale a quello culturale, oppure artistico e nella tutela dei beni comuni. I progetti, salvo alcune eccezioni, non sono stati predisposti dagli Enti interessati, e quei pochi progettati avviati, tra l’altro, non risultano ancora partiti. I Puc, insomma, sono stati un flop in tutta Italia, tanto che, stando ai “si dice”, anche Conte pare fosse intenzionato ad apportare sostanziali modifiche alle attuali modalità operative del reddito di cittadinanza.

Ora però, con un Presidente del Consiglio come Mario Draghi, si prevede un “Cambio di rotta totale e completo”, per il proseguire della concessione del reddito di cittadinanza. Draghi, se è pur vero che ha ceduto alle richieste del Movimento 5 Stelle circa l’istituzione di un Ministero che si occuperà della transizione energetica del Paese, ha anche fatto capire, ‘tra le righe’, che la sua azione, oltre che essere improntata alla salvaguardia dell’ambiente, si occuperà in modo diverso della necessità di dare sostegno a chi ha bisogno, utilizzando in modo più razionale il reddito di cittadinanza.

Il Presidente Mario Draghi certamente rivoluzionerà uno strumento davvero importante come il Reddito di Cittadinanza, che, tra l’altro, costa una cifra molto importante alle casse dello Stato! Seppure al momento non vi siano ancora notizie certe in merito, il nuovo Governo Draghi pare intenzionato ad apportare sostanziali modifiche a questo strumento. Nel concetto del Premier appare chiara la volontà di creare nuove opportunità di lavoro, anziché elargire sussidi a pioggia. I sussidi, è dimostrato, anziché creare nuovo lavoro lo frenano, e non stimolano lo sviluppo di nuove attività. Al momento, comunque, ragioniamo su ipotesi, e non ci resta che attendere con fiducia le mosse del nuovo Premier.

Grazie, amici, a domani.

Mario

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