Oristano 19 febbraio 2021
Cari amici,
Il caffè, la scura bevanda
a cui non sappiamo rinunciare, si è rivelata la più amata dagli italiani, con il
96,5% della popolazione, tra i 18enni e i 65enni che lo consumano abitualmente
o almeno saltuariamente. Questo dato impressionante è emerso dall’indagine
condotta da Astra Ricerche per conto del Consorzio Promozione Caffè, ed è
stata effettuata attraverso numerose interviste su un campione di oltre mille
individui rappresentativi di circa 35/40 milioni di italiani. Le statistiche
dicono che ogni giorno in Italia si consumano fino a 80 milioni di tazzine di
questa bevanda, sempre amatissima, dunque.
Per noi italiani il caffè
è uno dei grandi piaceri quotidiani; consumato nelle diverse pause delle nostra
giornata, è capace di darci una ‘nuova carica’ negli impegni di lavoro. Il
caffè è, fuori dubbio, uno dei grandi amori nazionali, e, anche se non siamo
sul podio europeo, dove primeggiano i Paesi scandinavi, restiamo nella top-ten
e, tra l’altro, siamo fra i più attenti alla qualità, alle sfumature e al gusto
del caffè. Col passare degli anni sono cambiati i modi per fare un caffè sempre
più adatto al nostro gusto; siamo passati dalle antiche caffettiere in latta alle
napoletane, poi alla Moka, per arrivare infine alle moderne macchinette che usano le
cialde o le capsule già preparate e dosate.
Ma in tutto questo
cammino, fatto per avere un caffè sempre più adatto al nostro gusto, abbiamo
mai pensato se gli strumenti per confezionarlo, ovvero quei contenitori metallici dove
far bollire la scura bevanda, potessero rilasciare nel caffè sostanze pericolose
che poi noi ingeriamo? Negli ultimi anni, in realtà, si sono moltiplicate le
preoccupazioni per i residui di alluminio che possono trasferirsi nel caffè
preparato con la caffettiera moka e anche con l’uso delle capsule o cialde (in
gran parte confezionate in plastica e alluminio), e, conseguentemente, delle
possibili correlazioni tra l’ingerimento di queste sostanze e diverse malattie
degenerative.
Gli studi sull’argomento
proseguono senza sosta. Secondo uno studio portato avanti dall'Istituto Superiore
di Sanità (che si è occupato della cessione di particelle d'alluminio da vari
utensili e recipienti utilizzati in cucina), è risultato che la caffettiera
moka, realizzata in alluminio, risulta la più indiziata di presunta
pericolosità, anche se è stato
accertato che la quantità d’alluminio, che con l'ebollizione dell'acqua fa
reazione chimica con il caffè, resta sempre al di sotto del valore di pericolo,
fissato in 0,001 mg/Kg. In media la cessione è fra i 300 e i 450 microgrammi
per chilo, e, nei valori più alti (ma conta molto anche la qualità delle
miscele), si arriva a circa 800 microgrammi, numeri inferiori al
milligrammo/chilo.
Anche i test eseguiti
sulla tazzina di caffè preparata con le capsule/cialde ha dato valori simili o
inferiori a quelli della bevanda preparata con la moka. E per quanto riguarda i
sostenitori della caffettiera in acciaio? In questo caso i test hanno accertato
valori di rilascio bassissimi, inferiori ai 350 microgrammi per chilo, ma
rispetto alle cialde triplicano i valori di piombo e rame. Inoltre, è stato
messo in luce che è necessario scegliere una caffettiera di qualità, che sia
d'acciaio 18/10. Insomma, i dati rilevati per fortuna non appaiono per ora preoccupanti
per la salute, sia per i caffè preparati con la caffettiera (moka in alluminio
o d’acciaio) che con quelli fatti con la macchinetta a cialde o capsule. C’è,
però ancora da fare attenzione.
Si, dovremo proprio fare attenzione
alla pulizia dei contenitori di cui abbiamo parlato prima. Dovremmo lavarli e conservarli
in modo appropriato. Esagerare con la lavastoviglie, per esempio, oppure usare a
mano spugnette troppo abrasive, potrebbe intaccare il film protettivo che
rende salutare la moka, e permettere un maggior passaggio di particelle
d’alluminio nel caffè. E non pensiamo che la moka in alluminio sia un ricordo
del passato: è invece ancora straordinariamente in voga, nonostante molti
pensino che le cialde e le capsule l’abbiano soppiantata, mandandola a riposo
Una recente
indagine condotta da Segafredo Zanetti ha messo in luce che la
caffettiera tradizionale è ancora utilizzata da oltre 16 milioni di famiglie!
Circa 6 milioni possiedono la macchina a capsule, ma solo 1 milione usa
esclusivamente questa, mentre gli altri cinque alternano la moderna macchina a
cialde alla vecchia caffettiera. Georges Courteline, pseudonimo di Georges Victor Marcel Moineau (Tours (Francia), 25 giugno 1858 – Parigi (Francia), 25 giugno 1929), poeta, scrittore e drammaturgo francese, nonché Accademico di Francia, in uno dei suoi ironici e taglienti aforismi, ebbe a sostenere che: “Si cambia più facilmente religione che caffè”.
Cari amici, "il caffè è un piacere", come sosteneva una pubblicità del secolo scorso, e, con pochi
accorgimenti, possiamo certamente continuare a gustare il nostro amato, anzi
amatissimo caffè, senza troppi pericoli. Ve lo dice uno che il caffè lo ama
proprio!
A domani, amici.
Mario
Antiche, indimenticabili figure amanti del caffè... |
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