Oristano 4 febbraio 2021
Cari amici,
Mentre la mia
generazione, quella composta dai giovani e giovanissimi nati al termine di una guerra
fratricida che aveva creato enormi danni, sia di natura sociale che economica, cercava
disperatamente, ma con grande speranza, di provare a ricostruire un’Italia a
pezzi, quella dei giovani di oggi risulta alquanto diversa, che a quanto
risulta non pare animata dagli stessi sentimenti e dalla stessa fiducia nel
futuro che avevamo noi. Eppure confrontando la situazione di oggi con quella di
ieri, le differenze appaiono molto diverse, sotto certi aspetti addirittura
abissali.
I giovani di oggi vivono
in famiglie che in gran parte mancano di problemi economici, e forse per questo
vorrebbero “tutto e subito”, senza attese, senza impegno e senza sofferenza,
mentre noi, nati negli anni 40 e 50 del secolo scorso, abbiamo fatto parte di quella
generazione cresciuta senza giocattoli, senza abiti firmati, senza play station
e telefonini, senza vacanze e spesso anche senza avere un primo e un secondo a
pranzo e a cena. Il mondo è cambiato tanto in appena mezzo secolo, e non sempre
in meglio. Quali dunque le maggiori differenze tra i giovani di ieri e quelli
di oggi? Indubbiamente le maggiori diversità si riscontrano in due grandi
campi: quello della fiducia e quello della speranza.
I numerosi studi sul
problema hanno evidenziato che quello che colpisce particolarmente i giovani di
oggi è un diffuso senso di insicurezza sul futuro. Sono numerosi i casi registrati,
anche con vivo allarme, di ragazze e ragazzi veramente angosciati circa il loro
prossimo futuro, fatto di disoccupazione, crisi finanziaria globale, precarietà
lavorativa “eterna”, profonde incertezze finanziarie, etc.; questo li porta a
vivere un presente fatto di provvisorietà, privo di aspettative migliorative,
circa il loro futuro. Si, perché in realtà tra il futuro e il presente vi è un
rapporto simbiotico: se l’immagine che sogniamo per il futuro appare pregna di
negatività, lo scoraggiamento che ne deriva si ripercuote e influenza anche il
presente.
Le diverse indagini
portate avanti hanno evidenziato che le ragazze e i ragazzi intervistati, in
gran parte immaginano che “il mondo che verrà” sarà carico di sfumature
negative, e questo li spinge a vivere in negativo anche il presente, caricandosi
così di tensioni ed emozioni negative, come rabbia, ansia, invidia, paura e
tristezza interiore. La prima ripercussione di tali stati emozionali negativi è
la loro mancanza di stimoli, l’incapacità d’azione e una sorta di indifferenza
al poco piacevole scorrere della loro vita. Traumi interiori, questi, che li
trasformano in soggetti abulici, poco attivi nell’assunzione di responsabilità
in quanto delusi dalla Società e dal mondo degli “adulti”. Sta a noi “adulti”,
dunque, cercare di ascoltare e comprendere questo disagio, senza restare sordi
a tali loro grida di allarme; noi dobbiamo fare di tutto per cercare di insegnare
loro ad avere fiducia nel futuro.
Cari amici, Maura
Manca (oristanese, psicologa Clinica e Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca
in Psicologia Dinamica, Clinica e dello Sviluppo, Esperta in Psicodiagnostica
Clinica e forense, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza), in
relazione a questo problema dei giovani ha avuto modo di affermare che “Bisogna
incoraggiare, rinforzare le speranze nel futuro di questi giovani; bisogna
intervenire fin da quando sono piccoli, fin dall’adolescenza, quando iniziano a
sognare e a mettere le basi per il proprio futuro professionale. Le principali
agenzie educative, non devono mai smettere di alimentare i loro sogni e le loro
ambizioni, di spiegargli che anche se è difficile, c’è sempre un valido motivo
per cui combattere che si chiama VITA, perché c’è sempre una via d’uscita,
anche se non si trova con facilità”.
Il problema principale, sostiene
Maura Manca, è la mancanza di lavoro, e, quel poco che è presente, è quasi
sempre di grande precarietà. Il lavoro per i giovani è qualcosa di fondamentale
da punto di vista psicologico, perché permette l’autoaffermazione, l’autonomia
economica, la realizzazione dei propri sogni e la soddisfazione dei propri
bisogni. Consente poi di sperimentare la propria autoefficacia e di rinforzare
la propria autostima. Essendo il lavoro è il primo ad essere intaccato dalla
crisi che ci attanaglia, ecco che i giovani entrano in crisi di identità, subiscono
un crollo personale con l’aumento delle paure di non farcela. Ciò che distrugge
i giovani dal punto di vista psicologico è l’impotenza, il non riuscire ad
esprimersi, a realizzarsi, a dare vita alle proprie aspettative e a quelle
degli altri.
Cari amici, sta a noi
adulti, dunque, sostenerli fino in fondo, ricordando loro che siamo con loro,
che soffriamo con loro, che anche noi, figli di un’altra epoca abbiamo sofferto
ma poi abbiamo vinto le sfide. Ricordiamo loro che c'è sempre una via d'uscita,
anche quando non è facile trovarla! E, soprattutto, non abbandoniamoli mai, ma
lottiamo sempre stando al loro fianco.
A domani.
Mario
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