Oristano 22 febbraio 2021
Cari amici,
Mario Draghi,
nel formare il nuovo Governo, accettando la proposta dei 5 Stelle (in specie da
Grillo), ha confermato la nascita del Ministero della Transizione ecologica, affidandolo
al neo Ministro Roberto Cingolani, un tecnico esperto di tutto rispetto. Nato
a Milano sessant'anni fa, Cingolani si è laureato in fisica all'Università di
Bari, dove ha conseguito anche il dottorato, per poi specializzarsi alla
Normale di Pisa.
R. Cingolani é stato anche ricercatore al Max Planck Institut di Stoccarda, in
Germania, visiting professor all'Institute of Industrial Sciences della Tokyo
University e alla Virginia Commonwealth University, negli Stati Uniti. Nel 2000
è diventato professore ordinario di Fisica Sperimentale all'Università di
Lecce; un anno dopo nella città pugliese ha fondato e diretto il National
Nanotechnology Laboratory dell'Istituto Nazionale di Fisica della Materia. Scelta, quella di Draghi, certamente di altissimo livello.
Siamo ora in tanti a
chiederci: la “concessione” fatta da Draghi a Grillo del Movimento 5Stelle, è
stata fatta solo per poter avere i voti del Movimento a suo favore in Parlamento, oppure
Draghi ha preso atto che l’Italia ha davvero bisogno di un Ministero “Green”,
capace di rivoluzionare lo status quo non più al passo coi tempi? Personalmente credo che la
maggioranza degli italiani siano convinti che l’Italia ha davvero urgente
necessità di una nuova politica economica, avviata verso un futuro ecologico,
un’economia rispettosa della natura e ad emissioni zero. La scelta di Draghi,
di affidare questo Ministero ad un fisico così importante per portare avanti
questo lavoro, appare certamente adeguata. Il nuovo Ministero partirà a breve, assorbendo le competenze prima in capo al Dipartimento per la Transizione
ecologica e gli investimenti verdi, che facevano parte del Ministero dell'Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare, guidato da Sergio Costa.
Il primo e importante incarico
assegnato al Ministero, è la responsabilità di gestire parte dei fondi che
arriveranno all’Italia attraverso il Recovery Fund, l’importante
strumento di aiuti che l’Unione Europea ha messo in campo per rilanciare gli Stati
Membri dopo la crisi causata dalla Pandemia di COVID-19. Per accedere ai fondi
del programma Next Generation EU, è però necessario che il “Piano nazionale di
ripresa e resilienza” risulti in linea con gli obiettivi del Green Deal
europeo. Il Piano sul tappeto, quello approvato dal Governo Conte II, risulta diviso
in sei «missioni», e prevede l'inclusione di una missione 'la rivoluzione verde
e la transizione ecologica', che costituirà il primo vero intervento del nuovo Ministero.
I rumors, a
partire da Greenpeace, dicono che il Presidente Draghi, per il funzionamento
del nuovo Ministero abbia previsto un programma in tre punti, da mettere in
pratica per l’avviamento della Transizione Ecologica; un programma da portare
avanti in coordinamento con gli altri Ministeri, in modo tale che quanto
portato avanti possa incidere positivamente sul nostro presente e sul nostro
futuro. Al primo punto, è prevista una rapida rivoluzione energetica: basta con
i combustibili fossili! È tempo di utilizzare appieno le energie rinnovabili: è
la scienza a dirlo! Ci resta sempre meno tempo per salvare il clima del Pianeta.
Un piano che permetterebbe all’Italia di rispettare l’Accordo di Parigi diventando a emissioni zero, con vantaggi economici, occupazionali e di
indipendenza energetica dall’estero.
Al secondo punto, si
prevede di migliorare ulteriormente il Recovery Plan. L’Italia non può
permettersi di perdere il treno della transizione ecologica ed energetica,
fondamenta sulle quali basare il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
(PNRR), conosciuto anche come Recovery plan. Il PNRR attualmente a disposizione
va infatti allineato al Green Deal europeo, con obiettivi ben più ambiziosi sul
versante delle rinnovabili, della mobilità e dell’agricoltura.
A terzo punto si prevede un
concreto piano di collaborazione con gli altri Ministeri, perché non può
bastare il solo Ministero della transizione ecologica a risolvere il problema. Gran
parte delle scelte che impattano su ambiente e clima sono prese infatti dai Ministeri
dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e Trasporti, dell’Agricoltura e
delle Foreste. È stato lo stesso Draghi a dichiarare però che “sarà
l’ambiente a «innervare» tutti gli ambiti di investimento, spingendo a una
riconversione del sistema produttivo”. Per far ciò occorre quindi che
l’azione del nuovo Ministero sia coordinata e sincronizzata con gli altri Ministeri,
per avere un impatto reale in termini di efficacia e cambiamento.
Cari amici, per quanto
questa collaborazione tra Ministeri appaia scontata, perché possa concretizzarsi
il modello di sviluppo sostenibile è necessario che tutti i Ministeri citati
lavorino “insieme”, in un unicum istituzionale, oltre che in un unicum di
orizzonte come ci ha insegnato la cultura ambientalista. Se ci domandiamo
quanto l’Italia abbia bisogno di tale nuovo Ministero, la risposta è
moltissimo, perché l’Italia è sempre stata un Paese fragile dal punto di vista
ambientale. Il nostro miracolo economico fu fondato sui settori dell’automobile
e dell’edilizia, con i risultati ben noti: dai numeri del trasporto su gomma e quelli della speculazione sulle aree edificabili.
Ora è tempo di mettersi
seriamente al lavoro. Sarà indispensabile, però, che al nuovo dicastero sia
attribuita una larga disponibilità di spesa. E bisognerebbe anche fare una
riflessione se condurre nei suoi ranghi il Corpo forestale. Soltanto con così
ampie attribuzioni potremo superare le sottovalutazioni, le trascuratezze e le
finzioni che hanno segnato finora la politica italiana in materia. Credo di
poter dire che “Se son rose…fioriranno”, cari amici!
A domani.
Mario
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