Oristano 2 febbraio 2021
Cari amici,
Se è pur vero che la
scuola è il luogo ufficialmente deputato non solo alla formazione culturale ma
anche a quella educativa, è anche vero che questo compito sarebbe
irrealizzabile senza la necessaria collaborazione delle famiglie dei ragazzi
che frequentano i vari corsi scolastici. Un forte connubio tra genitori e
scuola è assolutamente indispensabile per la completa e valida formazione dei
ragazzi. In assenza di questa ‘alleanza’, l’impegno dei docenti risulta spesso vanificato e gli esempi di certo non mancano.
Si, amici, va sempre più emergendo una realtà concreta: senza la reale cooperazione
delle famiglie, considerate dalla scuola (che aggiunge la parte formativa) il primo
partner educativo, non si raggiunge l’obiettivo di costruire una nuova generazione
correttamente formata.
Purtroppo molto spesso
questo relazione, questo connubio tra famiglia e scuola, non solo manca ma
diventa addirittura contrastante. Di esempi se ne potrebbero fare tanti, come
quello, che voglio portare oggi alla Vostra attenzione, esempio che ha, come
argomento principale, quell’oggetto di cui ormai non si può più fare a meno a
tutte le età: il telefonino. Come è noto, i diversi regolamenti
scolastici della gran parte degli Istituti, prevedono che durante le lezioni l’uso
del telefonino risulti vietato; questo carismatico aggeggio, durante le ore di
lezione va
messo da parte, lontano dalla tentazione degli alunni. Una regola importante, divenuta necessaria per evitare distrazioni e poter meglio seguire, con reale attenzione, la lezione del
docente di turno. Spesso però, le violazioni risultano all’ordine del giorno, facendo
scattare, per gli studenti inadempienti, l’applicazione dei provvedimenti previsti.
Violazione che, proprio di
recente, è avvenuta anche in una scuola di Carmagnola, in provincia di Torino, dove una
studentessa che frequenta le scuole medie presso l'Istituto Comprensivo di
Corso Sacchirone, è stata sorpresa dalla professoressa di arte ad armeggiare
con lo smartphone durante la lezione. Come previsto dal regolamento interno di
questa scuola, il telefonino è stato sequestrato e posto al sicuro, in attesa
di restituirlo non all’alunno ma ai genitori, che avrebbero dovuto firmare, all'atto del ritiro, un'apposita dichiarazione. I genitori degli alunni, come indicato nel regolamento, devono presentarsi "di persona" nella scuola, per riavere il telefonino ed avere così, di prima mano, precisa cognizione della violazione commessa.
Nel caso della scuola di Carmagnola, invece, il padre della studentessa, infuriato per l'accaduto, anziché comportarsi
da padre collaborativo rimproverando la figlia, decide invece di denunciare la
scuola. Una decisione che certo nessuno si aspettava da questo genitore (un
uomo di 59 forse più autoritario che autorevole) che, seppure edotto circa la
violazione commessa dalla figlia, anziché redarguirla per il mancato rispetto normativo della scuola, denuncia l'istituto per appropriazione indebita!
L'uomo, affermando di non
potersi presentare a scuola, chiede perentoriamente la restituzione immediata dello
smartphone alla figlia, ma la Preside dell'Istituto, la docente
Carla Leolini, rifiuta l’imposizione del padre della studentessa. «C'è un
regolamento che è stato stabilito per una finalità educativa e che parla chiaro;
prima della pandemia chiedevamo a tutti gli studenti di lasciare il telefono in
una scatola all'entrata in classe; ora non possiamo accumularli tutti insieme e
li facciamo mettere sul davanzale. Se un alunno lo usa invece di seguire la
lezione, l'insegnante deve intervenire».
Come ha riportato il
quotidiano La Repubblica, alla fine il genitore della studentessa si è
presentato a scuola per farsi riconsegnare lo smartphone. Il confronto
costruttivo auspicato dall'Istituto però non c'è stato: l'uomo ha insultato
diversi membri del personale scolastico, prima di recarsi in una caserma dei
carabinieri e sporgere denuncia contro la dirigente scolastica. Sicuramente un
comportamento anomalo da condannare, che testimonia come quel necessario
rapporto di collaborazione educativa tra famiglia e scuola risulti essere
sempre più sfilacciato, contribuendo a creare giovani non solo sempre meno
acculturati ma soprattutto meno educati.
Cari amici, quando viene
meno la corresponsabilità tra Scuola e Genitori, circa l’educazione delle nuove
generazioni (collaborazione che è tra i principi fondamentali espressi nella nostra
Costituzione), si creano situazione pericolose, che portano i giovani ad assumere
sempre più comportamenti anomali, come bullismo, diseducazione e mancato
acculturamento. Le diverse esperienze fatte finora, le numerose ricerche
esperite, hanno dimostrato che “solo una buona relazione tra casa e scuola”,
induce gli alunni a: Ottenere migliori risultati di apprendimento,
Promuovere maggiore autoregolamentazione e benessere generale, Ridurre
l’assenteismo, Mantenere un rapporto più soddisfacente con insegnanti e
compagni, Avere un atteggiamento più positivo verso la Scuola e coltivare
maggiori ambizioni nei confronti della propria educazione.
Mi piace concludere la
riflessione di oggi, riportando il pensiero del grande Gianni Rodari
(1920- 1980), scrittore, pedagogista, giornalista e poeta, specializzato in
letteratura per l’infanzia. Trattando l’argomento di cui parlo oggi ebbe a
dire: “Per educare un bambino serve la collaborazione di un’intera
Comunità educante, con un ruolo di primo piano affidato a Scuola e famiglia”. Parole sagge, che spesso, però, restano solo
sulla carta…
A domani, amici lettori.
Mario
Collaborazione scuola e famiglia |
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