Oristano 16 aprile 2024
Cari amici,
La filosofia di vita
giapponese è alquanto diversa dalla nostra. Tra Oriente e Occidente esistono
differenze culturali diversissime, con comportamenti sociali che a noi occidentali possono apparire addirittura sconcertanti. Si, nella cultura orientale, in particolare in Giappone, la vergogna della sconfitta è qualcosa di
assolutamente insopportabile. Chi sbaglia, non importa per quale ragione, vive la caduta sociale in maniera così traumatica che decide di
eclissarsi, decidendo, in segreto, di abbandonare la Comunità di appartenenza.
Nella particolare filosofia di vita orientale questi soggetti vengono definiti
“JOHATSU” (un termine che significa “evaporati”, cioè, spariti). Per evitare di essere pesantemente giudicati dalla Comunità di appartenenza, quelli che hanno compito degli errori (che li avrebbero messo in cattiva luce nella Comunità), decidono di sparire nel nulla per la vergogna. Un modo drastico ma certamente etico, senza false giustificazioni per l'errore commesso, sia esso di natura economica che sentimentale. Indubbiamente quella orientale è una filosofia di vita fatta di principi sani e rispettosi, ben diversa da quella occidentale, fatta di variegati sotterfugi e inappropriate giustificazioni.
Seppure con il passare
dei secoli l'arrivo della Globalizzazione abbia contribuito a contaminare le diverse
culture, quella giapponese, pur essendosi nel tempo avvicinata a quella
occidentale, ha mantenuto quegli stili di vita consolidatisi nei millenni, continuando a praticare una filosofia dell’esistenza assai distante dalla nostra. Per questo, quando
noi occidentali sentiamo parlare degli JOHATSU, sulle prime non riusciamo a
capire le profonde e radicate ragioni di questo fenomeno. Vediamo insieme come
viene portato a termine questo strano modo di “scomparire” volontariamente.
Una volta maturata la decisione, inizia la concretizzazione del cambio di luogo e di identità, abbandonando la Comunità di appartenenza. Si pensa ad un nuovo nome, a reperire una nuova casa, a cambiare sia
i contatti telefonici che per e-mail. A volte, addirittura, si decide di sparire
senza assumere nessuna nuova identità e nessun contatto. Un modo silenzioso di allontanarsi da tutto ciò che era relativo al passato, raggiungendo un nuovo luogo dove iniziare una nuova vita. Ci si allontana dalla Comunità in punta di piedi, effettuando il trasloco addirittura durante la notte.
Inutile negare che la decisione
presa di sparire senza lasciare traccia lascia nella persona che la mette in atto tracce indelebili: è una decisione che comporta un grande rivoluzionamento dello stato d’animo, come spavento,
ansia per il futuro e grande turbamento, per un passo che inizialmente è un salto
nel buio. Amici, eppure questo comportamento in Giappone è così radicato che
viene praticato ogni anno da molte persone.
Deludere con il proprio comportamento errato la Comunità di appartenenza, nella cultura giapponese, rappresenta una sconfitta insanabile, per cui chi sbaglia, uomo o donna che sia, decide di diventare JOHATSU. Questo
convincimento della impossibile accettazione della sconfitta fa sì che decidano
di “sparire” non solo quelli che hanno subito una sconfitta economica, ma anche quelli che in famiglia o nella vita sociale hanno avuto problemi relazionali di rilievo.
Si, amici, rientrano nella
categoria JOHATSU anche coloro che perdono
l’armonia familiare o sociale; quelli che sono sposati e divorziano, oppure coloro che,
da coniugi e con figli, si innamorano di un’altra persona. Culturalmente, per i
giapponesi, la comunicazione tra le parti non è fondamentale quando c’è un
problema sentimentale: si preferisce sparire senza dare spiegazioni (come per
il ghosting), perché da un certo punto di vista il sistema johatsu è ritenuto più
semplice e lineare.
Sul problema JOHATSU sono
stati scritti diversi libri. Il libro “The Vanished”, per esempio, scritto
da Lena Mauger, tratta e analizza le ragioni degli Johatsu e i concetti di
onorabilità e vergogna correnti in Giappone. Evaporare, per gli Johatsu, è
facile, perché il Giappone ha delle leggi sulla privacy molto stringenti e
quindi nessuno può rintracciare qualcuno che si è allontanato volontariamente,
neppure se si pensa che sia in pericolo. A Tokio esiste addirittura un
quartiere dell’area metropolitana che ufficialmente non esiste: in realtà
questo quartiere si chiama Sanya ed è stato cancellato dalle mappe da alcuni
decenni, diventando la meta preferita di chi evapora, perché lì si può vivere
anche senza documenti o come senzatetto senza essere disturbati.
Cari amici, Yukio
Mishima, uno dei più grandi scrittori giapponesi che si suicidò per onore,
per protestare contro l’occidentalizzazione del Giappone, scrisse: «Le
cose perdonabili sono, in verità, pochissime», e in Giappone
culturalmente l’onore è una questione a cui non si può proprio rinunciare! L’onorabilità, cari lettori, è un concetto davvero particolare, tanto che cambia a seconda della
filosofia di vita vigente nei diversi luoghi; per noi italiani, ne sono certo, il
concetto di onorabilità giapponese credo che sia lontano anni luce dalla nostra filosofia di vita!
A domani.
Mario
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