Oristano 28 aprile 2024
Cari amici,
Definire il “SILENZIO”
non è impresa facile! A sfogliare il vocabolario troviamo: “Assenza di
rumori, di suoni, voci e simili, come condizione che si verifica in un ambiente
o caratterizza una determinata situazione”. Certo, poiché l’uomo è un
animale sociale, la definizione è senz’altro
pertinente, anche se, in realtà, il silenzio è molto di più, in quanto nasconde
dietro le quinte molto altro. Partendo dal fatto che viviamo in società, dove
gli scambi avvengono principalmente col dialogo, una persona che adotta il
silenzio è considerata – a torto, non certo a ragione – praticamente incapace
di dialogare, nel senso che non vuole o non ha la competenza per farlo.
Eppure il silenzio,
seppure non usi le parole, è capace di esprimere tutta una serie di messaggi, sia
in positivo che in negativo. Esso è capace di esprime emozioni anche forti, tanto
è vero che un antico proverbio recita che “A volte il silenzio fa più rumore
di mille parole”. Può significare, infatti, accettazione o negazione,
indifferenza o gioia e dolore. Più spesso il silenzio è espresso in forma negativa,
e in questo caso equivale a una sorta di rifiuto, che influisce negativamente
sull’autostima di chi la subisce.
Amici, il silenzio è
anche l’arma di chi non si sente capito, ed è per questo che trova inutile
parlare a chi non lo sa ascoltare, oppure non lo vuole sentire. In realtà il
silenzio è spesso utilizzato come una vera “arma” per portare l’altro a tornare
sui suoi passi, se vuole farlo. Amici, il silenzio, nella relazione umana, è
sempre un forte messaggio, anche se, caso per caso, è sempre da interpretare.
Parlando della vita di relazione, della “vita sociale”, quella che noi tutti oggi viviamo e che è costantemente immersa nel caotico e rumoroso mondo globalizzato; godere di "spicchi di silenzio" è senza dubbio una
necessità che dovrebbe riguardare un po’ tutti noi, in quanto questi momenti silenziosi diventano portatori di pace e serenità, tanto da essere considerati una vera
e propria medicina. A chi non capita, per esempio, in
questo periodo primaverile, di avere voglia di allontanarsi dalla città per andare a fare due
passi in campagna, magari con la scusa di andare alla ricerca di asparagi o erbe selvatiche?
Ed ecco, amici, non appena lasciata
l’auto, incamminandoci nei sentieri di campagna, sentire la
differenza: una sensazione di pace, mentre il silenzio prende il posto del rumore in cui di norma siamo immersi: fastidioso, assordante e alienante. È proprio l’assenza di rumore a farci scoprire e riconoscere la bontà e la bellezza del silenzio, che dona pace e serenità, allentando anche quello stress che la vita
di città ogni giorno ci propina. Il silenzio, oltre che rilassarci, ci consente
anche di pensare senza distrazioni, di concentrarci.
Purtroppo, amici, la cruda realtà è che siamo
talmente abituati ai rumori che la gran parte di noi non ama il silenzio; sembra
quasi che il silenzio ci faccia paura, alla stessa stregua della paura del buio. Si, il
silenzio ci mette a disagio: un disagio profondo, con la paura di stare da soli
con noi stessi e con i nostri pensieri e le debolezze da affrontare. Insomma,
stare in silenzio fa paura, nel senso che senza parlare diventiamo
insignificanti, non considerati, non visti, non percepiti. Viviamo, purtroppo nell’epoca
in cui se non gridiamo, se non ci mostriamo, “non esistiamo”, e il silenzio è
considerato la negazione di questa nostra epoca!
Si, amici, il silenzio
non ha patria in un mondo, quello che viviamo, in cui per apparire devi fare rumore: per strada, in
ufficio, in casa, nei social e in tutti gli altri marchingegni tecnologici che
ci avviluppano. Il silenzio, però, non
si è estinto: seppure accantonato, messo all'angolo, è vivo e vegeto! Si è solo, eclissato, si è nascosto nei “Monasteri”, in particolare quelli di clausura, dove frati e monache, da secoli, hanno adottato il
silenzio come norma di vita, tanto che trascorrono i 40 giorni della Quaresima in assoluto silenzio. Religioni come il Cristianesimo, l'Ebraismo, l'Islamismo, e l'Induismo, hanno sempre sostenuto la
pratica del silenzio, considerato un potente strumento di meditazione e di avvicinamento spirituale alla Divinità.
Cari amici, a mio avviso, un po’
tutti dovremmo riscoprire il valore del silenzio, seppure nella vita odierna non sia una cosa
facile; il silenzio ci costringe a riflettere, a guardarci dentro, a fare i conti con i nostri pensieri, con le nostre paure, con i nostri difetti.
Per noi, prigionieri della rumorosa vita urbana, però, il silenzio diventa sempre più
necessario, consumati come siamo dallo stress e dall’ansia! Ecco perché dovremmo
fare di tutto per ritagliarci, nella nostra caotica giornata, almeno dei momenti di
silenzio, intorno a noi e dentro di noi; in questo modo riscopriremo il piacere
della meditazione silenziosa, che - se vogliamo - ci può riportare verso quella libertà perduta!
A domani.
Mario
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