domenica, febbraio 28, 2021

L’ECOLOGO AUSTRIACO JOHANN ZALLER: LA VERITÀ SUI PESTICIDI. NEL SUO LIBRO “IL NEMICO INVISIBILE”, EGLI METTE IN GUARDIA IL MONDO SU QUESTI PERICOLOSI VELENI!



Oristano 28 febbraio 2021

Cari amici,

Termino le mie riflessioni di Febbraio dedicando il post all'inquinamento ed al serio pericolo creato dai pesticidi. In tutto il mondo, ormai, l’uso dei pesticidi, non soltanto in agricoltura, riguarda davvero tutti i Paesi e quindi miliardi di individui. Che siano pericolosi lo sanno tutti, essendo dei veleni potentissimi, con la capacità di danneggiare in modo permanente non solo l’ecosistema, ma anche essere un pericolo mortale per la salute umana. Per questa ragione, l’ecologo austriaco Johann Zaller, ha scritto un interessante libro sui pesticidi dal titolo “Il nemico invisibile”, vero manuale istruttivo che vuole fare luce in modo scientifico su questi pericolosi prodotti, quali sono i pesticidi, e verificarne la asserita veridicità sulla loro reale funzione.

Il tema relativo all’uso dei pesticidi ci riguarda un po’ tutti, seppure non siamo agricoltori e non li maneggiamo direttamente. A tavola, sia che gustiamo una pizza con le verdure, bevendoci sopra un bicchiere di vino o di birra, oppure mangiando un bel piatto di spaghetti al pomodoro, accompagnato da verdure come peperoni, insalata e frutta, è giusto che sappiamo che quello che stiamo mangiando contiene numerosi pesticidi. Si, il numero dei pesticidi ufficialmente ammessi supera il migliaio. E non pensiamo che queste sostanze chimiche siano utilizzate solo nella produzione del cibo, ma anche per la sua conservazione, lo stoccaggio, il miglioramento del gusto, la vinificazione, eccetera.

Scrive l’autore del libro Johann Zaller: “…Come la maggior parte delle persone anch’io presupponevo che i pesticidi impiegati quotidianamente fossero ovviamente testati nel modo più rigoroso prima di essere diffusi nell’ambiente per debellare organismi nocivi ed erbe infestanti. Inoltre, così ritenevo, i pesticidi vengono sicuramente utilizzati solo in caso di necessità, nell’eventualità che il raccolto debba essere salvato da organismi nocivi. Invece, già dopo una breve immersione nella materia iniziai a sospettare che molte di queste frasi fatte, diffuse dai media, non fossero che dei miti, sostenuti dai produttori di pesticidi e anche dai rappresentanti degli agricoltori. Questa illuminazione e quello che ho poi constatato lavorando con il gruppo di ricerca dell’Università delle Risorse naturali e delle scienze della vita di Vienna, mi hanno spinto a scrivere questo libro. Molto di quanto si trova in questo testo è pubblicato in articoli scientifici, ma chi, al di fuori dei colleghi, legge questi lavori?”.

L’autore del libro, a chi si pone l’interrogativo se senza i pesticidi, senza la moderna agricoltura (di cui fanno parte anche i pesticidi), si sarebbe potuta nutrire la popolazione mondiale sempre in aumento, risponde di sì. Nell’ultimo capitolo Egli dimostra che l’agricoltura che fa un uso intensivo di pesticidi è in realtà un affare in perdita, con enormi costi per le economie nazionali. Il presunto beneficio che ne deriva non compensa assolutamente tali perdite. Per fortuna esistono molti modi alternativi che non prevedono un eccessivo ricorso ai pesticidi. Sono stati gli stessi rappresentanti dell’agricoltura ad ammettere che probabilmente si potrebbe risparmiare la metà dei pesticidi senza far crollare i rendimenti. La conclusione riassume gli aspetti che devono essere urgentemente modificati e quali azioni la politica deve intraprendere a tale scopo.

Cari amici, “Il nemico invisibile” dell’ecologo austriaco Johann G. Zaller, è un libro davvero importante: tant'è che, significativamente, è stato pubblicato da Aboca Edizioni, la casa editrice costola e vetrina culturale di quella Aboca che costituisce la più grande azienda italiana nel campo della fitoterapia – e che ovviamente non usa pesticidi nelle sue coltivazioni effettuate dalle parti di San Sepolcro (recentemente premiate dal Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici dal Ministero per le Politiche Agricole con un punteggio di 100/100 per la qualità dei terreni, risultato mai raggiunto da alcuna altra azienda in oltre 30 anni di rilevazioni – insomma, nella Val Tiberina il bio lo prendono sul serio).

In conclusione, amici, è giusto che tutti ci mettiamo il problema: ma è davvero indispensabile impoverire la microfauna, svilire la ricchezza dei terreni, inquinare le falde acquifere e gli stessi ortaggi che poi mangiamo? Siamo sicuri che non potremo produrre ugualmente senza ricorrere a questi veleni, almeno in modo non così massiccio? La risposta, per quanto non piaccia agli agricoltori e soprattutto alle case produttrici è che potremo produrre anche senza questi veleni; ci basti pensare che solo una piccola parte dei pesticidi usati raggiunge gli organismi nocivi, il resto inquina solo l’ambiente, disintegrando l’interazione ecologica tra organismi nocivi e organismi utili (impedendo la loro regolazione ai processi naturali, che al contrario la attuerebbero). Saremo capaci di porre rimedio ai danni già fatti?

Io spero che il mondo riesca a rinsavire, prima che il disastro diventi irreversibile!

A domani.

Mario

 

sabato, febbraio 27, 2021

CONFERMARE O NON CONFERMARE ARCURI, QUESTO È IL DILEMMA DEL TACITURNO NEO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, MARIO DRAGHI.


Oristano 27 febbraio 2021

Cari amici,

In molti si stanno chiedendo che fine abbia fatto il dottor Domenico Arcuri dopo l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi e il ritorno all’Università del precedente Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Come sappiamo ogni cambio di Governo modifica tutti gli equilibri politici preesistenti, ma nel caso in parola, Domenico Arcuri sembra proprio ‘missing’, ovvero scomparso.  “Andato in immersione” ha azzardato qualcuno, nel senso di incistidarsi in un bozzolo invisibile, senza più nessuna apparizione pubblica. Si, il Commissario all’emergenza Arcuri si è eclissato dopo essere stato intervistato in TV da Mara Venier e Fabio Fazio, poi più nulla. La scusante ufficiale adottata è quella che, essendoci la crisi di governo, era necessario tacere. Una mossa, la sua, mica di poco conto, se pensiamo che il super-commissario era l'uomo di Conte, e di conseguenza l'arrivo di Draghi come minimo sparigliava le carte.

Domenico Arcuri era il ‘Deus ex machina’ dell’emergenza sanitaria nell'esecutivo giallorosso, croce e delizia del Governo Conte. Partito come un “tecnico” al servizio del Paese, si è presto trasformato in un potente plenipotenziario, temuto e anche diventato inviso a una parte politica della stessa maggioranza; insomma, una figura divisiva della politica nazionale. Un uomo certamente poco permeabile alle critiche, facile ai proclami, sempre sicuro di riuscire a fare tutto e bene nonostante l’accumulo di impegni. Una figura di questo tenore credo che ora, col nuovo Governo, rappresenti un serio “problema” anche per il neo Presidente Draghi.

Da quello che si sta vedendo in questi giorni nei palazzi della politica, l’inattesa caduta del Premier Conte ha provocato non poche preoccupazioni nei partiti. Quando un premier viene sostituito parte subito lo “Spoils system” (traduzione letterale dall'inglese, sistema del bottino), quella pratica politica, nata negli Stati Uniti d'America tra il 1820 e il 1865, che costringe a ‘cambiare aria” tante persone. Ad andare a casa, con l’arrivo di Draghi, non solo il portavoce di Conte, Rocco Casalino, ma anche diversi dirigenti e civil servant nominati e voluti da Giuseppe Conte. Tra loro, ovviamente, ricadrebbe anche la figura di Arcuri, catapultato, come tecnico da Invitalia ed ora al vertice dell'enorme macchina di spesa dell’emergenza sanitaria: vaccini, mascherine, siringhe, appalti per la scuola, Ilva.

Eppure di errori e ritardi quella “elefantiaca macchina di spesa” gestita da Arcuri ne ha collezionati mica pochi! Numerose le critiche che gli sono piovute addosso copiose: da parte di Governatori, da Calenda, dal Centrodestra, da Italia Viva ed anche dal Pd. Walter Ricciardi ha già suggerito di sostituirlo con Giudo Bertolaso. E Saverio De Bonis, per dire, uno dei “responsabili” del gruppo Eu-Maie-Centro Democratico che avrebbe dovuto salvare il Conte ter, il 17 dicembre scorso presentò un atto di sindacato ispettivo per sapere perché, “visti i gravi e numerosi fallimenti”, il Governo continuava "ad affidare incarichi al dottor Domenico Arcuri”.

Ora, il taciturno ex Presidente della BCE, catapultato a Palazzo Chigi, appare ancora in riflessione. Uomo di poche parole, ha già sicuramente un’ipotesi di soluzione che, però, ancora non ha esternato. Le pressioni per la sostituzione del dottor Arcuri continuano senza sosta e a breve certamente ci saranno novità. Nel frattempo il Super-Commissario all’emergenza Arcuri, per ripararsi dagli spifferi, è “Andato in immersione”. Certamente con un invisibile periscopio osserva in silenzio, non risponde agli attacchi che gli arrivano addosso, in particolare dalla nuova maggioranza. L’uomo è forgiato da tempo agli attacchi, che ha sempre saputo rintuzzare.

Ad Invitalia (la società del Tesoro per lo sviluppo delle imprese) Arcuri era arrivato nel 2007. Da allora, tra alti e bassi, è riuscito ad attraversare 9 Governi. Un record. E nel tempo ha imparato bene che quando si è sotto attacco la scelta migliore è proprio quella di sparire. Stop ai proclami e alle interviste in TV, sospese le ripetitive conferenze stampa, utilizzate nel precedente Governo, che servivano anche da parafulmine all’Esecutivo e che lui assecondava di buon grado. Con il Presidente Draghi cosa succederà? Al toto scommesse, viene dato perdente…ma mai dire mai. La scadenza naturale del suo mandato è fissata al 31 marzo 2021 (il 31 dicembre scorso il CDM approvando il cosiddetto decreto “Milleproroghe”, all’articolo 19 dispose un nuovo termine massimo alle funzioni del Commissario straordinario: potrà lavorare "non oltre il 31 marzo 2021”.

Amici, manca solo un mese e poi sapremo…

A domani.

Mario

venerdì, febbraio 26, 2021

L'ETNA, IL PIÙ ALTO VULCANO ATTIVO DELL’EUROPA CONTINENTALE (E' PATRIMONIO DELL'UMANITÀ DELL'UNESCO), HA RIPRESO LE ERUZIONI. LA SUA LUNGA STORIA.


Oristano 26 febbraio 2021

Cari amici,

L'Etna, visto dal satellite

L'ETNA detto anche Mongibello, è il più alto vulcano attivo dell’Europa continentale. Allo stato attuale la sua altezza è di 3340 m. s.l.m., con un diametro di 45 km. Ubicato in Sicilia questo monte, originatosi nel Quaternario, è soggetto a frequenti eruzioni e nel corso del tempo ha modificato, anche profondamente, il paesaggio circostante costituendo anche una minaccia per gli insediamenti abitativi nati alle sue pendici. Dal 21 giugno 2013, la XXXVII sessione del Comitato UNESCO lo ha inserito nell'elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell'umanità. Collocato sulla costa orientale della Sicilia, a sud-ovest dei Monti Peloritani e a sud-est dei Monti Nebrodi (Appennino Siculo), l’Etna ha una storia eruttiva molto lunga che va avanti da oltre mezzo milione di anni.

Col suo pennacchio perenne l’Etna è soggetto a periodiche eruzioni, e proprio nei giorni scorsi, è tornato a dare spettacolo con una nuova, grande eruzione. Un trabocco lavico proveniente dal cratere di Sud-Est ha riversato a valle una fontana di lava pulsante. Gli esperti, dopo le ripetute eruzioni verificatesi in pochi giorni, hanno rassicurato la popolazione: «Il fenomeno è particolarmente intenso ma non c'è alcun pericolo», hanno sentenziato. L'attività eruttiva si è poi ulteriormente intensificata, generando getti di lava alti 800-1.000 metri. A seguire ha avuto inizio un trabocco lavico dalla «bocca della sella», alimentando un forte flusso diretto verso sud-ovest. Una colonna eruttiva si è alzata verso il cielo per diversi chilometri sopra la cima dell'Etna.

Amici, l'Etna ha dato uno spettacolo davvero straordinario, come testimoniano gli scatti fotografici postati dell'Ingv-Oe sulla pagina Facebook INGVvulcani; spettacolare la foto che immortalava la luna che 'tramontava', quasi in osservazione del rovente vulcano. Il professore Marco Viccaro, neo Presidente dell’associazione dei vulcanologi italiani, oltre che docente di Geochimica e Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università degli Studi di Catania, ha cercato di spiegare ai non addetti ai lavori cosa sta accadendo realmente in questo momento nel «cuore» dell’Etna.

Il professore, in modo semplice, ha evidenziato quali erano i meccanismi di funzionamento dell’Etna e la profondità dalla quale risale il magma in superficie; «I magmi dell’Etna si generano nel mantello superiore ad una profondità compresa tra i 60 e gli 80 km di profondità», ha spiegato. «A partire dalla genesi del magma – ha continuato -  inizia un lungo percorso di trasferimento verso la superficie, durante il quale il magma stesso va incontro ad una moltitudine di processi determinati in primis dal cambiamento delle condizioni di pressione e di temperatura; questo comporta perdita di gas, cristallizzazione di fasi mineralogiche e continui processi di mescolamento dovuti a nuovi ingressi dal profondo. Ciò avviene principalmente in zone del sistema di alimentazione del vulcano poste a varie profondità ove il magma ha la possibilità di stazionare con tempi molto variabili».

Cari amici, indubbiamente un processo chimico complesso, quello di un vulcano in attività, difficile da ‘digerire’ per i meno esperti, ma il professore ha cercato di chiarire ancora meglio, sempre in modo semplice, l’attività impressionante di questa grande fornace che nasce nelle viscere della terra. «L’Etna è in continua attività ed in continua trasformazione», ha detto il prof. Viccaro. Poi ancora: «L’Etna è un vulcano in persistente stato di attività, ma l’attività eruttiva che lo rende peculiare in tal senso può essere anche molto differente nel tempo; le sequenze di eruzioni parossistiche di questi giorni ci riportano con la mente alla successione di circa 50 episodi parossistici avvenuti tra il 2011 e il 2013 o ancora alla mini-serie del 2007 o, andando ancor più indietro nel tempo, alla successione di 66 episodi avvenuta tra il 1999 e il 2000, sempre al Cratere di Sud-Est. Queste fasi sono state inframezzate da eruzioni talvolta molto più impattanti, come ad esempio le eruzioni del 2001 e del 2002-03, se vogliamo considerare solo gli ultimi venti anni».

L'Etna in eruzione e...la luna

Il professore, nell’intento di rendere semplice una situazione alquanto complessa, ha evidenziato ancora: «L’Etna ha un’attività costante, ancorché non ripetitiva, in quanto eruzioni così differenti dipendono principalmente dalle condizioni che il magma incontra “lungo la strada” durante la sua risalita. Il percorso del magma è variabile - dice il professore - e le eruzioni potranno essere sempre diverse e più o meno intense e pericolose. L’Etna ha già dimostrato di essere capace di produrre eruzioni di vario tipo, che portano a fattori di rischio ben più elevato rispetto a quelli determinati dalla ricaduta di cenere».

Cari amici, i vulcani sono parte presente e attiva di questa nostra terra e l’Etna, con tutte le sue fascinose, roventi incognite, rimane un vulcano davvero straordinario, da amare e temere, come la gran parte delle cose importanti della vita dell’uomo.

A domani.

Mario

 

giovedì, febbraio 25, 2021

ANCHE L’ISTITUTO COMPRENSIVO N.1 DI PIAZZA MANNO DI ORISTANO, HA PARTECIPATO A #CUORICONNESSI, IL GRANDE EVENTO DIGITALE PER IL “SAFER INTERNET DAY”.


Oristano 25 febbraio 2021

Cari amici,

L’Istituto Comprensivo n. 1 Eleonora d’Arborea, di Piazza Manno ad Oristano, martedì 9 febbraio ha partecipato all’importante evento #cuoriconnessi, organizzato in occasione del Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in rete. L’Istituto oristanese è una delle tremila scuole in tutta Italia che ha aderito all’iniziativa, organizzata dalla Polizia di Stato e da Unieuro e resa disponibile in rete, in diretta streaming, sui siti poliziadistato.it e cuoriconnessi.it, oltre che sul canale ufficiale YouTube della Polizia.

L’incontro, dedicato principalmente ai ragazzi di terza media e a quelli dei primi due anni delle superiori (in tutto circa 200mila studenti), è avvenuto attraverso una piattaforma dedicata, che ha operato trasmettendo un docufilm che narrava la storia vera di un’adolescente vittima di cyberbullismo. L’evento, moderato dal giornalista Luca Pagliari, ha visto al podio, tra gli altri, il capo della Polizia e direttore generale della Pubblica Sicurezza, Franco Gabrielli, il capo Dipartimento per le Risorse umane, finanziarie e strumentali del MIUR, Giovanna Boda, l’amministratore delegato di Unieuro, Giancarlo Nicosanti, e il direttore del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, Nunzia Ciardi.

L’evento è stato anche occasione per la presentazione della seconda edizione del libro “#cuoriconnessi di Luca Pagliari. Il volume sarà distribuito gratuitamente in 200.000 copie presso tutti i punti vendita Unieuro ed è consultabile negli uffici della Polizia postale nei capoluoghi di regione. La versione digitale può essere scaricata, in vari formati e sempre gratuitamente, dal sito cuoriconnessi.it e dai principali store online. Il sottotitolo del libro, “Cyberbullismo, bullismo e storie di vite online. Tu da che parte stai?”, ne evidenzia il contenuto, una raccolta di storie vere, intense e figlie dei nostri tempi, che seppur diverse per dinamiche, culture e territori, sono unite da un comune denominatore: il rapporto dei giovani con la tecnologia e la rete.

Il progetto #cuoriconnessi, partito nel 2016, ha visto in questi 5 anni partecipare oltre 30.000 studenti, nei diversi tour effettuati nei teatri, che hanno toccato le principali città italiane, da nord a sud. Dall’inizio della pandemia, attraverso il canale YouTube, è online la web tv “#cuoriconnessi”, che in pochi mesi ha superato le 500.000 visualizzazioni. Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, nell’incontro del 9 febbraio ha così commentato: “Il cybercrime è in continua evoluzione e l’attività della Polizia postale non conosce sosta, affrontando casi di sexting, grooming, body shaming e cyberbullismo, solo per citare alcuni fenomeni; come Polizia di Stato, riteniamo importante ribadire il nostro massimo impegno nel tutelare le vittime di situazioni complesse e talora drammatiche”.

“Spesso le vittime di cyberbullismo vivono situazioni di profonda solitudine” – ha ribadito la Ciardi - “e possono quindi tardare nel rivolgersi alle autorità competenti. Desideriamo esortarle affinché lo facciano con tempestività, evitando pericolose complicazioni e spezzando il proprio isolamento attraverso il supporto qualificato delle Istituzioni. Ogni campagna che si proponga questo obiettivo, come “#cuoriconnessi”, rappresenta in tal senso un prezioso contributo rivolto all’universo giovanile”.

Giancarlo Nicosanti, amministratore delegato di Unieuro, ha osservato che “la straordinaria partecipazione a questo evento conferma il valore del progetto #cuoriconnessi, e rafforza la nostra scelta di continuare sul percorso intrapreso 5 anni fa insieme alla Polizia di Stato. Un grande onore, ma soprattutto una grande responsabilità. Lo sviluppo tecnologico corre veloce e la pandemia ha addirittura accelerato tale processo. Per questo dobbiamo tenere il passo e assimilare in fretta gli aspetti positivi che ci offre l’universo online, trasformandoli in opportunità di studio, di lavoro e di conoscenza dell’altro, imparando allo stesso tempo a riconoscerne le insidie”. Nicosanti ha così concluso: “Informare e sensibilizzare i ragazzi ad un utilizzo più consapevole e corretto della tecnologia, contrastando ogni forma di distorsione della rete, è il nostro impegno nel contribuire a divulgare quei valori su cui deve basarsi una società moderna e soprattutto civile”.

Un sincero grazie a tutti, non ultimo all’Istituto Comprensivo 1 di Piazza Manno, ad Oristano, che ha inteso far partecipare i nostri giovani oristanesi.

A domani.

Mario

 

mercoledì, febbraio 24, 2021

REDDITO DI CITTADINANZA. UN GIUSTO SOSTEGNO A NUCLEI FAMILIARI DISAGIATI, CREATO IN PARTICOLARE PER “TROVARE LAVORO AGLI INOCCUPATI”, MA CHE SI È RIVELATO UN FLOP. SICURAMENTE È DA RIFORMARE.


Oristano 24 febbraio 2021

Cari amici,

Credo che il “Reddito di Cittadinanza” (RDC) possa essere definito un giusto sostegno economico, ma erogato nel modo sbagliato. Introdotto con decreto-legge del 28 gennaio 2019 n. 4 come misura di contrasto alla povertà, era innanzitutto finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all’inclusione sociale. Inoltre, per i nuclei familiari composti da persone di età pari o superiore a 67 anni, oppure con presenza di persone anche in età inferiore a 67 anni in condizione di disabilità grave o non autosufficienza, il sostegno costituiva Pensione di Cittadinanza (PDC). Ovviamente, per poterne godere, al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio, i richiedenti dovevano risultare in possesso di determinati requisiti economici, di cittadinanza e di residenza.

Ebbene, amici, la realtà dei fatti ha dimostrato che questo “Reddito”, seppure degna a valida misura ci contrasto alla povertà, non ha funzionato a dovere, in quanto non ha contribuito, se non i misura minimale, a creare lavoro, ovvero a inserire gli inoccupati nel mondo produttivo. I dati statistici lo hanno dimostrato ampiamente. I due tasselli importanti alla base del sostegno economico erano: i PUC (i "Progetti utili alla collettività") e i “NAVIGATOR”, ovvero i facilitatori della ricerca dei posti di lavoro. La risultante, come accennato, è stata però un fallimento su entrambi i fronti.

Quanto ai "Puc", i "Progetti utili alla collettività", ad oltre un anno dal decreto attuativo sono state solamente 6.668 in tutta Italia le persone chiamate dai Comuni di residenza per effettuare lavori utili alla Comunità; in pratica lo 0,5% della platea composta da un milione e trecentomila beneficiari occupabili! Per di più, come ha sottolineato il Messaggero, i lavori sono stati saltuari e per periodi molto limitati. I numeri, impietosi, provengono da dati ufficiali forniti dal Ministero del Lavoro e sono aggiornati all'11 febbraio scorso.

Il fallimento dei Puc risulta ancor più sconcertante se si tiene conto dell’altro elemento, quello del Navigator, figura anch’essa basilare nel progetto del reddito di cittadinanza, il cui funzionamento è risultato anch’esso ben lontano da come ci si aspettava, in quanto di lavoro ne hanno procurato ben poco! I Puc, poi, avrebbero dovuto essere operativi in modo gratuito: i Comuni, infatti, erano tenuti a pagare solo l'assicurazione obbligatoria. L'impegno chiesto ai lavoratori, tra l’altro, non è neanche particolarmente sfiancante: secondo la norma una persona poteva lavorare da otto a sedici ore a settimana.

Ciò nonostante, le persone chiamate ad operare nei Comuni non ci sono state, anche se di cose da fare nei Comuni ce ne sarebbero state tante! Un vero peccato, visto che i Puc potevano essere attivati in numerosi ambiti: da quello ambientale a quello culturale, oppure artistico e nella tutela dei beni comuni. I progetti, salvo alcune eccezioni, non sono stati predisposti dagli Enti interessati, e quei pochi progettati avviati, tra l’altro, non risultano ancora partiti. I Puc, insomma, sono stati un flop in tutta Italia, tanto che, stando ai “si dice”, anche Conte pare fosse intenzionato ad apportare sostanziali modifiche alle attuali modalità operative del reddito di cittadinanza.

Ora però, con un Presidente del Consiglio come Mario Draghi, si prevede un “Cambio di rotta totale e completo”, per il proseguire della concessione del reddito di cittadinanza. Draghi, se è pur vero che ha ceduto alle richieste del Movimento 5 Stelle circa l’istituzione di un Ministero che si occuperà della transizione energetica del Paese, ha anche fatto capire, ‘tra le righe’, che la sua azione, oltre che essere improntata alla salvaguardia dell’ambiente, si occuperà in modo diverso della necessità di dare sostegno a chi ha bisogno, utilizzando in modo più razionale il reddito di cittadinanza.

Il Presidente Mario Draghi certamente rivoluzionerà uno strumento davvero importante come il Reddito di Cittadinanza, che, tra l’altro, costa una cifra molto importante alle casse dello Stato! Seppure al momento non vi siano ancora notizie certe in merito, il nuovo Governo Draghi pare intenzionato ad apportare sostanziali modifiche a questo strumento. Nel concetto del Premier appare chiara la volontà di creare nuove opportunità di lavoro, anziché elargire sussidi a pioggia. I sussidi, è dimostrato, anziché creare nuovo lavoro lo frenano, e non stimolano lo sviluppo di nuove attività. Al momento, comunque, ragioniamo su ipotesi, e non ci resta che attendere con fiducia le mosse del nuovo Premier.

Grazie, amici, a domani.

Mario

martedì, febbraio 23, 2021

RENATO BRUNETTA, NEO MINISTRO PER LA SEMPLIFICAZIONE E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, DECRETERÀ LA FINE DELLO SMART WORKING NEGLI UFFICI PUBBLICI?


Oristano 23 febbraio 2021

Cari amici,

Fino al 30 aprile di certo non accadrà nulla, però poi le cose potrebbero cambiare: i numerosi dipendenti delle pubbliche amministrazioni potrebbero tornare ai loro uffici, anziché lavorare da casa. La paura deriva dal fatto che il neo Ministro, Renato Brunetta, non ha molta simpatia per il modo di lavorare dei pubblici dipendenti; in passato, come molti sanno, non ha avuto paura a dichiarare guerra ai presunti "fannulloni" o "furbetti" che si annidavano nelle stanze delle diverse Amministrazioni, usando anche modi e toni abbastanza forti che hanno sconcertato non poco. Ora, dopo la nomina a neo Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, c’è già chi gli attribuisce dichiarazioni (da lui poi smentite) che il tempo dello Smart Working a casa sarà presto finito.

Gli si attribuiscono, infatti, dichiarazioni di questo tenore: «Riaprire tutto: i Comuni devono funzionare, i Tribunali devono funzionare, come funzionano gli Ospedali. Non vedo perché se un ospedale funziona, non deve, allo stesso modo, funzionare una scuola, un Comune, un ufficio di urbanistica, un tribunale. Smettiamola per favore, basta: si torni tutti a lavorare». Oppure: «Se funzionano la Polizia, i Vigili del fuoco, i carabinieri, nel senso che vanno a lavorare e non ci sono i carabinieri in smartworking, loro sono nelle loro automobili, fanno la pattuglie, quindi smettiamola per favore, si torni tutti a lavorare».

La reazione del neo Ministro non si è fatta attendere. "Quanto pubblicato a mio nome, ha precisato Brunetta, si riferisce ad un mio intervento a Tgcom24 in data 22 giugno dello scorso anno, periodo nel quale sembrava che la pandemia fosse in via di superamento, con il ritorno auspicato alla normalità; quindi, io non ho rilasciato nessuna nuova dichiarazione, usando quel doveroso riserbo in attesa del discorso programmatico del Presidente del Consiglio Mario Draghi alle Camere del prossimo mercoledì al Senato e giovedì alla Camera, con conseguente dibattito parlamentare e voto di fiducia. Sono sconcertato e dispiaciuto. Dal momento del giuramento, io non ho rilasciato alcuna intervista, né scritto alcun articolo. Nulla".

Amici, è molto probabile che le cose stiano come il Ministro Brunetta asserisce, e che le voci messe in giro “ad arte” siano state lanciate per mettere in difficoltà il nuovo Governo, che mette insieme forze tanto eterogenee. La realtà attuale è che fino al 30 aprile negli uffici pubblici il 40% dei dipendenti lavora da remoto. Per il settore pubblico la scadenza della modalità in lavoro agile era stata fissata al 31 gennaio (secondo il decreto del 23 dicembre 2020 del Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 2020), ma successivamente, con la proroga dello stato d'emergenza, la scadenza fu prolungata fino al 30 aprile 2021, unitamente alle altre misure adottate per il contenimento della pandemia.

Ora il Governo Draghi ha due mesi e mezzo di tempo per trovare la quadra. Sarà come è stato attribuito a Brunetta oppure ci saranno altre possibili soluzioni? Il ritorno al Ministero di Brunetta, che lo ha già guidato dal 2008 al 2011 durante il Governo Berlusconi, preoccupa non poco i sindacati; l'Usb considera la sua nomina "una vera e propria dichiarazione di guerra alla Pubblica Amministrazione", e anche la Cgil parla di "scelta incomprensibile”, considerato che l’uomo è ritenuto “quanto di più antitetico ai concetti di coesione, innovazione, investimenti nella partecipazione per gestire la transizione digitale e organizzativa in modo democratico e partecipato".

Nessuno dimentica che, seppure siano passati dieci anni, è sempre vivo il ricordo delle uscite pubbliche di Brunetta contro i dipendenti "furbetti", e che il Ministro in passato non aveva risparmiato nemmeno i giudici, accusati di lavorare "2 o 3 giorni alla settimana". Aveva fatto installare prima nel suo Ministero e poi anche in altri uffici i tornelli per scovare i presunti "fannulloni". 

Ora, però, molte cose sono cambiate ed è necessario accelerare la riforma della macchina della Pubblica amministrazione, perché questa è una delle precondizioni per ottenere i miliardi del Recovery Plan; è infatti una delle raccomandazioni specifiche indirizzate dall’Europa all'Italia. Ora il Governo Draghi si è voluto affidare, per questo importante incarico, ad una figura sotto certi aperti controversa, come quella di Brunetta. Avrà fatto bene? Sicuramente una certezza l’abbiamo: le polemiche, anche roventi, non mancheranno!

A domani, amici.

Mario