Oristano
18 Gennaio 2017
Cari amici,
La storia che voglio
raccontarvi oggi è una delle numerose, oltre che tristi storie d’emigrazione, di quelle badate bene che non si
riferiscono al secolo scorso ma a questo attuale primo secolo del terzo millennio, che
vedono ancora la Sardegna ed il Sud, teatro di quei viaggi “di sola andata”, a
cui siamo da tempo abituati.
La protagonista, in questo caso, non solo è giovane ma appartiene al 'gentil sesso', genere considerato di secondo livello, a cui il lavoro è maggiormente negato. Un particolare, però, la differenzia: essendo barbaricina, figlia di quella zona della Sardegna da sempre regno di un forte e combattivo matriarcato, Caterina (questo il nome della protagonista) non si rassegna al destino di restare inoperosa in casa e inizia la sua battaglia. Ecco la sua storia.
La protagonista, in questo caso, non solo è giovane ma appartiene al 'gentil sesso', genere considerato di secondo livello, a cui il lavoro è maggiormente negato. Un particolare, però, la differenzia: essendo barbaricina, figlia di quella zona della Sardegna da sempre regno di un forte e combattivo matriarcato, Caterina (questo il nome della protagonista) non si rassegna al destino di restare inoperosa in casa e inizia la sua battaglia. Ecco la sua storia.
Caterina Mureddu è nata 29 anni fa a Mamoiada, in provincia di
Nuoro. Dopo aver conseguito le necessarie abilitazioni per la guida dei mezzi
pubblici inizia a cercare, come molti altri giovani, lavoro come autista. Dopo un anno di
lavoro ‘precario’ svolto guidando i pullman dell'ARST, l’Azienda di trasporti
regionale, partecipa alla selezione pubblica indetta per le assunzioni
definitive ma viene scartata. La delusione è forte (si sfoga sostenendo "eppure
avevo studiato"), ma tant’è: mastica amaro ma non si abbandona alla sconfitta.
Niente rassegnazione per Caterina: Lei ora, da circa un anno e due mesi, è uno dei 45mila dipendenti della RATP (RÉGIE
AUTONOME TRANSPORTS PARISIENS) della capitale francese. Rivediamo come ha realizzato il suo sogno.
Sono venuto a conoscenza della sua storia
durante le mie giornaliere scorribande su Internet; dopo averla appresa, mi è
venuta voglia di raccontarla ai miei lettori, perchè Lei caparbiamente non ha voluto subire un destino che per molte poteva essere considerato
segnato, accettato con rassegnazione, ma ha combattuto e vinto.
Ho vissuto per 3 anni in Barbagia (a Fonni) e ho avuto modo di conosscere e apprezzare la caparbietà delle donne barbaricine, mai propense ad essere succubi o rassegnate, pronte sempre a combattere fino alla vittoria. Proprio per far conoscere ad altri la sua grande forza ho voluto chiedere direttamente a Caterina di raccontarmi tutta la storia (facendo una ricerca nel web ho rintracciato il suo profilo su Facebook); Lei ha accettato e, senza nascondimenti, ha ripercorso la dolorosa strada dell'emigrazione. Credo che sia giusto diffonderla la sua storia, perché sono certo che l'ampia conoscenza della poco edificante vicenda che ha portato Caterina fuori dalla sua Sardegna può risultare utile, in particolare ai giovani: che non debbono mai arrendersi, ma combattere sempre a viso aperto, la loro battaglia per poter svolgere un lavoro dignitoso, che spetterebbe loro di diritto in patria. Ecco dunque, direttamente dalle parole di Caterina, il suo viaggio, la sua corsa “da Mamoiada a Parigi”.
Ho vissuto per 3 anni in Barbagia (a Fonni) e ho avuto modo di conosscere e apprezzare la caparbietà delle donne barbaricine, mai propense ad essere succubi o rassegnate, pronte sempre a combattere fino alla vittoria. Proprio per far conoscere ad altri la sua grande forza ho voluto chiedere direttamente a Caterina di raccontarmi tutta la storia (facendo una ricerca nel web ho rintracciato il suo profilo su Facebook); Lei ha accettato e, senza nascondimenti, ha ripercorso la dolorosa strada dell'emigrazione. Credo che sia giusto diffonderla la sua storia, perché sono certo che l'ampia conoscenza della poco edificante vicenda che ha portato Caterina fuori dalla sua Sardegna può risultare utile, in particolare ai giovani: che non debbono mai arrendersi, ma combattere sempre a viso aperto, la loro battaglia per poter svolgere un lavoro dignitoso, che spetterebbe loro di diritto in patria. Ecco dunque, direttamente dalle parole di Caterina, il suo viaggio, la sua corsa “da Mamoiada a Parigi”.
“Dopo
aver svolto per 1 anno di buon operato
all'ARST nel deposito di Nuoro, mi sono vista "cacciare via", per il
semplice motivo che vi fu un concorso aperto a tutti per riuscire a entrare
definitivamente, ma ahimè non ci riuscii, e non perché non diedi il massimo di
me stessa o non studiai ma perché, checché se ne dica, uno (in Italia ndr) riesce
nel suo intento solo ed esclusivamente se ha un "calcio nel sedere, al
pistone, all'accozzo" e chi più ne ha più ne metta; purtroppo la
meritocrazia non è mai esistita in tali concorsi e mai esisterà! Ho visto
persone essere state assunte senza neanche mai aver messo piede su un autobus, cose
che mi disgustarono oltre ogni limite; il mio bellissimo anno e percorso svolto
all’ARST finiva così...
Io,
con tutta l'esperienza del mondo messa da parte, però, non mi rassegnai all’esperienza
di Nuoro; mandai la mia candidatura al servizio urbano di Sassari, ma senza
ricevere mai risposta. Decisi anche di parlare di persona con il direttore del
servizio urbano di Nuoro, che però mi disse: "purtroppo non assumiamo più
nessuno, ma le faremo sapere nell'eventualità avessimo bisogno di lei",
ovviamente non arrivò nessuna chiamata, anche se qualche tempo dopo scoprii che
ne furono assunti altri 2, e io portai un
altro picche a casa.
Decisa
a non mollare tentai anche il concorso al servizio urbano di Cagliari, dove riuscii
a passare gli scritti e la prima prova di slalom alla guida senza problemi; poi
quando fu la volta della prova di guida vera e propria, rasentai la perfezione
per non dire di essere stata perfetta e sembrare troppo presuntuosa, ma anche
con una prova di guida così impeccabile, non successe niente di positivo. Qualche
tempo, quando uscì la graduatoria io non ero nella lista! Un'altra delusione, un'altra
perdita...di tempo e di denaro. A quel punto capii che il mio Paese, la mia
terra, aveva deciso di chiudermi le porte in tutto e per tutto, ma io non mi
persi d'animo e, smaltita la rabbia, cominciò a frullarmi nella testa l'idea di
andare via, lontana, in una nuova terra dove tutto sicuramente era diverso...Feci
un biglietto di sola andata per Parigi e qui cominciai la nuova avventura.
Certo, pensare una giovane sarda a Parigi in cerca di un lavoro come il mio, appare
come pura follia: guidare i mezzi pubblici per le vie della città più romantica
del mondo…!
Si,
tutto inizia nel mese di maggio 2012 quando decisi di partire alla volta di
Parigi; arrivata nella Ville Lumière trovai lavoro come ragazza alla pari a
Versailles per un bimbo di 1 anno, e, in contemporanea, cominciai a prendere lezioni
di francese. Trascorso un mese inviai la mia candidatura alla RATP (RÉGIE
AUTONOME TRANSPORTS PARISIENS), l’azienda per la quale lavoro ormai da quasi 5
anni, dove senza nessun tipo di compromesso, intrapresi quello che era il mio sogno
negato in terra sarda: il mestiere di AUTISTA DI AUTOBUS. Pur non perfettamente
padrona della lingua (ero a Parigi da poco più di un mese e mezzo) feci un
concorso per l’accertamento della conoscenza del francese e, forse per la
grinta e il coraggio, oltre che per la bravura nella guida, il miracolo avvenne
e il mio sogno fu coronato: il 15 di settembre del 2012, finalmente, firmai ufficialmente
il mio primo vero contratto a tempo indeterminato...”.
Cari amici, cosa ci può
insegnare il bell’esempio di Caterina Mureddu che caparbiamente ha coronato il
suo sogno, fuori però dalla sua terra natia? Certamente molto. Intanto che
stupidamente l'Italia continua a perdere il miglior patrimonio di capacità e conoscenza che ha: i
nostri giovani, costringendoli a guadagnarsi il pane in terra
straniera, all’estero. In questo modo l'Italia ‘regala’ la grande professionalità dei nostri
giovani ad altri, con la sicura risultante che 'si gioca il futuro', essendo in questo modo destinata a soccombere. Io credo che i nostri giovani, così
bistrattati e vilipesi, dovrebbero reagire con maggior forza, perché solo loro
potranno dare alla classe politica attuale quella giusta scossa che potrebbe davvero cambiare il Paese,
riportandolo nel giusto binario.
Grazie Caterina del Tuo
splendido esempio di “combattente”, della Tua forza interiore, della ferrea volontà dimostrata, che può essere di
vero esempio ai tanti giovani che si trovano nelle stesse condizioni…
A domani.
Mario
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