Oristano 5 Gennaio 2017
Cari amici,
L’Euro, la moneta unica
europea che ha sostituito quelle dei singoli Stati aderenti all’Unione, ha
compiuto il 1° Gennaio di quest’anno 15 anni. La nuova moneta entrò in
circolazione il 1° Gennaio del 2002, anche se in effetti nacque prima, nel Gennaio
del 1999. Nei tre anni successivi rimase una moneta «virtuale», usata
principalmente dalle banche e dai mercati finanziari, fino all’ufficiale messa
in circolazione. Non tutti i 15 Stati però la adottarono: solo 12 Paesi su 15:
Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo,
Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Grecia; rimasero fuori, mantenendo la loro
moneta, Gran Bretagna, Danimarca e Svezia.
Con gli anni l’UE si è allargata,
attualmente gli Stati aderenti sono 28, compresa la Gran Bretagna che però ha deciso di uscire. L’ultimo Paese entrato
nell’eurozona è la Lituania, che ha fatto il suo ingresso il primo Gennaio del
2015; sono anche aumentati di conseguenza anche i Paesi che hanno adottato l’Euro, che ora sono 19. La
Slovenia ha adottato la moneta unica nel 2007, nel 2008 è stata la volta di
Cipro e Malta, mentre l’anno dopo ha aderito la Slovacchia; l’Estonia ha
adottato l’euro nel 2011 e nel 2014 la Lettonia.
Cari amici, oggi a
distanza di 15 anni dalla sostituzione delle nostra lira con l’euro, cosa
possiamo dire noi italiani sulla sua introduzione e sul cambiamento che il
passaggio alla nuova moneta ha creato? Certamente non poco! Tra i primi
entusiasmi e le immancabili perplessità, se non addirittura ostilità, la nuova
moneta ha cercato di farsi strada, incontrando anche resistenze, avversione e a volte
non poca disperazione. Le recenti manifestazioni di pensiero di certi movimenti
politici, cercano di spingere l’Italia verso un rifiuto, che, continuando di questo passo,
metterà in crisi la stessa sopravvivenza dell’Unione Europea.
Certamente la Brexit è un esempio eclatante di questo malessere che non agevola certo l’unità e l’integrazione tra le
nazioni che compongono l’Unione. Un'Europa sempre più divisa, in preda all’inquietudine che
serpeggia in particolare tra i movimenti populisti, che col passare degli anni
hanno assunto una connotazione nazionalistica tendente alla devianza ed alla
separazione da un’Unione che ragiona solo con i numeri, senza tener conto che i tagli imposti stanno affamando intere nazioni. Un'Europa monca, che non ha mai concluso il suo iter per diventare
Stato federale e che nonostante ciò impone regole ben difficili da rispettare. Ma torniamo al
ragionamento iniziale, per vedere “cosa” è davvero cambiato nel nostro Paese
con l’avvento dell’euro e la dismissione della lira.
Uno studio della NENS (Nuova Economia Nuova Società, una
fondazione di sinistra) ha messo in evidenza che in questi 15 anni molti prezzi sono più che
raddoppiati, con pochi prodotti in controtendenza, come il tecnologico, anche
se in questo caso a contare di più è l'innovazione galoppante. Il caffè al banco, le
bollette di luce e gas, la benzina e il cinema, passando per l'aspirina e il
panino del fast food, rispetto al 2002, anno della morte della Lira, sono
schizzati in su di prezzo; il caffè al banco è passato da 900 lire a 90
centesimi, il panino da 4.900 lire a 4,20 euro, la pizza margherita da 6.500
lire (3,36 euro) agli attuali 7,5 euro con un rialzo pari al 123%. Anche i
quotidiani in edicola hanno subito il raddoppio: nel 2001 leggere il giornale
costava 1.500 lire, oggi 1,50 euro. Giornali, pizza, caffè sono i simboli emblematici
della perdita del potere d'acquisto degli italiani. L’elenco è però ben più
ampio.
L'elettricità è aumentata
del 50%, il gas del 16%; nel 2002 per l’elettricità, si legge nello studio del
NENS, si spendevano 647mila lire (circa 334 euro), mentre i dati pubblicati il
31 Dicembre dall’Autorità dell’Energia parlano di una spesa fissata a 498 euro
(+50% circa). Andamento più contenuto per il gas, con la spesa annua passata da
1 milione e 700mila lire a 1.022 euro (+16%). Anche la benzina, seppur
attraverso un percorso decisamente altalenante, è riuscita a superare i 2 euro;
per l’acquisto di un litro di carburante si è passati da circa 2mila lire agli attuali
1,5 euro, con un aumento del 45%.
Unico comparto in
controtendenza, come accennato, è quello tecnologico, dove computer, televisori,
telefoni e macchine fotografiche hanno visto ridimensionati i prezzo d’acquisto.
Questo settore, però, risente non poco della galoppante innovazione tecnologica,
che ha portato alla rottamazione - dal 2002 a oggi - di apparecchiature
ingombranti e costose con strumentazioni assolutamente innovative e alla
portata di tutti. Complice, in questo caso, anche la globalizzazione dei
mercati che ha fatto arrivare prodotti fabbricati in Paesi a basso costo di
manodopera.
La critica situazione prima evidenziata si è poi
ulteriormente incancrenita con l’arrivo della crisi economica. Le spese vive
delle famiglie, quelle che incidono costantemente sul reddito mensile, sono
praticamente raddoppiate, aumentando ben più dell'inflazione, a fronte di
stipendi rimasti praticamente invariati. L’errore iniziale fu fatto nel 2002 quando
si optò per un cambio fisso (1936,27 lire per euro) che favorì, grazie
all'accostamento psicologico mille lire-un euro, l'aumento repentino dei prezzi!
Cari amici, sono un
europeista convinto, e chi mi legge sa che lo ripeto in continuazione anche su
questo blog. L’Unione Europea nel suo percorso di trasformazione da unione
economica in unione politica ha fatto errori madornali, che a mio avviso stanno mettondo
in forse anche la sua esistenza. Il primo errore è stato quello di allargare l’adesione
ad altri Stati, prima di aver completato la coesione e quindi l’unione (politica)
tra gli Stati fondatori. Il secondo è stato quello di aver voluto introdurre la
moneta unica (l'Euro) fra gli Stati aderenti, prima di aver uniformato le diverse norme fiscali, tributarie e sociali.
Insomma si è voluta costruire una "casa comune" anomala: partendo dal tetto, non dalle fondamenta!
Gli errori, come la storia insegna, si pagano sempre e anche a caro prezzo! L'Europa,
senza un cambiamento radicale, senza una politica nuova, che tenga conto degli
errori fatti, credo che sia destinata (forse anche in tempi brevi) a fallire. Mi amareggia pensare che il grande sogno messo sul tappeto da Robert Schuman
nel 1950, possa rivelarsi un flop, possa definitivamente tramonare.
A domani.
Mario
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