sabato, novembre 23, 2024

MALATTIE DELLA SENILITÀ: QUANDO LA NOSTRA MENTE VA IN TILT. LA “DEMENZA”, PURTROPPO, RISULTA IN AUMEMTO IN ITALIA. COME RIDURRE IL RISCHIO.


Oristano 23 novembre 2024

Cari amici,

Secondo un'indagine svolta nel 2021 dall’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha sede a Parigi e conta attualmente 36 Paesi membri, più di 21 milioni di persone, abitanti nei Paesi dove è presente, risultavano essere affette da demenza. Secondo le previsioni, questo numero potrebbe aumentare di quasi il 50% entro il 2040, raggiungendo quasi 32 milioni di persone e l’Italia, Paese membro dell'OCSE, entro il 2040 sarà il quarto Paese al mondo per numero di persone affette da questa invalidante condizione.

Un problema certo di non poco conto, che i sistemi sanitari dei diversi Paesi dovranno prepararsi ad affrontare per potersi prendere cura delle persone affette da demenza; lo dovranno fare sia fornendo le possibili terapie, che sostenendo il costo non certo modesto. La demenza rappresenta già oggi una delle maggiori sfide dell'invecchiamento della popolazione in tutto il mondo, soprattutto per quei Paesi con un tasso elevato di popolazione anziana, come l’Italia, che, appunto, rischia di diventare il quarto Paese al mondo per numero di persone affette.

Per demenza, amici, si intendono tutti quei disturbi cerebrali, tra cui il morbo di Alzheimer, che portano progressivamente alla distruzione delle cellule cerebrali e causano un graduale deterioramento delle capacità funzionali e delle relazioni sociali di una persona. Anni di ricerca e miliardi di dollari investiti nei disturbi legati alla demenza hanno cominciato a dare i loro frutti solo di recente, con il primo trattamento per la malattia di Alzheimer da decenni approvato negli Stati Uniti nel luglio 2023.

Il traguardo da raggiungere è, dunque, quello di prevenire la demenza, o almeno cercare di ritardarla il più possibile. La ricerca continua costantemente ad indagare sulle possibili cure, cause e possibilità di prevenzione della demenza, e, di recente, uno studio condotto dalla Xi’an Jiaotong University, Cina, e dall’Università di Melbourne in Australia, ha identificato due semplici ma importanti abitudini che, dopo una certa età, potrebbero, se non risolvere, per lo meno rallentare l’insorgere di questo pericoloso male. Abitudini virtuose, che diventerebbero degli importanti alleati nel ridurre e ritardare lo sviluppo della demenza.

Secondo i ricercatori delle Università prima indicate, mangiare frutta con costanza e svolgere attività fisica regolarmente, possono contribuire a ritardare l’insorgere della demenza. Lo studio è arrivato a questa conclusione dopo un’attenta analisi che ha ancora una volta confermato lo stretto legame che c’è tra la salute cerebrale e quella intestinale. Consumare le giuste dosi di frutta e fare esercizio fisico regolarmente, infatti, contribuiscono a migliorare la salute dell’intestino, e il microbiota intestinale e il sistema nervoso possono essere reciprocamente influenzati.

Come si legge in una nota diffusa dai ricercatori, “Questo studio congiunto tra Australia e Cina ha riscontrato come le persone con problemi al microbiota intestinale abbiano maggiori probabilità di avere problemi cognitivi. Quando i pazienti hanno aumentato l’assunzione di frutta e incrementato l’esercizio fisico c’è stata una crescita nel numero e nella diversità di batteri nel loro intestino. Ciò rappresenta la prima prova di una strategia di intervento semplice per prevenire e ritardare il declino cognitivo”.

In particolare questo studio dimostra che la salute dell’intestino è un fattore importante per poter essere mantenuto in salute anche il cervello. La ricerca, infatti, ha evidenziato come coloro che soffrivano già di problemi cognitivi avevano una varietà di batteri “buoni” del microbiota intestinale molto più bassa, rispetto a chi era in buona salute. In particolare, mangiare frutta e fare attività fisica contribuisce allo sviluppo di 3 batteri collegati alla salute del cervello: Megamonas, Blautia e Veillonella. Per contro, i ricercatori hanno invece riscontrato una maggiore diffusione dei cosiddetti batteri “Gram” (negativi) nei pazienti con deficit cognitivo: questi batteri, infatti, facilitano la produzione di amiloidi, associati allo sviluppo dell’Alzheimer.

Cari amici, personalmente sono sempre stato convinto che cervello e intestino sono strettamente legati, e che la salute dell’uno influenza la salute dell’altro. Al nutrirsi di frutta e verdura, e all’esercizio fisico aggiungerei anche la regolare "relazione sociale", che di certo è capace di influenzare positivamente il nostro sistema cognitivo. Provare per credere!

A domani.

Mario

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