venerdì, novembre 29, 2024

L’UOMO E IL CONFRONTO COL SUO “IO”. QUANDO SENTIAMO LA NECESSITÀ DI DIALOGARE CON NOI STESSI…


Oristano 29 novembre 2024

Cari amici,

Ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di fermarci, di fare una pausa nel percorso quotidiano di relazione; sono quei momenti in cui abbiamo bisogno di “ascoltarci dentro”, di instaurare un dialogo-confronto con il nostro ”IO”. È come se il nostro cervello ci inviasse un messaggio dicendoci che ha bisogno di parlarci. Non è un fenomeno raro, tant’è che ha attratto l’attenzione di psicologi, linguisti, filosofi e neuroscienziati, curiosi di analizzare questa particolare relazione interiore, spesso frutto dei momenti particolari che attraversiamo.

Gli studi su questo fenomeno hanno dimostrato che non si tratta di semplici pensieri, ma di un vero e proprio “dialogo-confronto” con noi stessi. Studiosi come Julianne Alexander e Brielle Stark, del Department of Speech, Language and Hearing Sciences dell’Indiana University di Bloomington, autrici di uno studio pubblicato sull’European Journal of Neuroscience, così affermano: «Il fenomeno è stato individuato come un dialogo segreto con se stessi, una verbalizzazione interiore, segreta, una voce interna, un orecchio interno e un pensiero verbale».

Qualunque sia la motivazione che la genera, questa interlocuzione solitaria con se stessi  gioca un ruolo centrale nei soggetti coinvolti e nelle diverse funzioni psicologiche: come l’autoconsapevolezza e la costruzione della memoria episodica, quella che raccoglie il filo degli eventi della vita vissuta; ma non solo: il dialogo interiore consente al soggetto di analizzare e comprendere l’ambiente circostante, di immaginare e pianificare il futuro, confrontarsi e fare congetture, nell’intento dia risolvere i problemi. Insomma, un dialogo che aiuta ad auto-incoraggiarsi, quando si devono affrontare sfide e difficoltà.

Se è pur vero che col passare degli anni tutti noi subiamo diversi cambiamenti fisici e mentali, è anche grazie ai discorsi che facciamo con noi stessi che possiamo continuare a immaginarci di essere, comunque, sempre “noi stessi”, nonostante i cambiamenti. Una specie di dialogo-conferma, come sostengono molti filosofi e psicologi, che siamo sempre, nonostante tutto, sempre noi stessi. È questa nostra voce interiore a tenerci vivi e in sintonia col nostro IO, parlandoci della nostra vita passata, esaminandola e giudicandola.

In un recente studio pubblicato su Frontiers in Psychology, Helene Loevenbruck e suoi collaboratori hanno esplorato alcuni aspetti formali di questa voce interiore, confrontandola con i discorsi che facciamo con gli altri. In primis è più breve e frammentaria, di un discorso fatto a voce alta. Può presentarsi come un dialogo interiore a due, come quando si è impegnati nel fare delle scelte che prevedono possibili posizioni diverse; talvolta è invece un monologo, che utilizza il nostro punto di vista, o a volte quello di un’altra persona, della quale viene assunto il punto di vista. Ad ascoltare ovviamente siamo sempre e solo noi.

Amici, questo nostro dialogo interiore può essere evocato da noi intenzionalmente, quando è utilizzato per ricordare a breve termine un’informazione, ma più spesso è, invece, un fenomeno che si attiva spontaneamente, e allora questa silente voce interiore si fa sottile e poco percettibile. È un fenomeno tipico dei momenti in cui non stiamo pensando a niente di particolare, e si attiva quel circuito cerebrale definito DEFAULT MODE NETWORK, che comprende varie aree del nostro cervello.  

Quanto al confronto tra la “voce esterna” (quella con la quale meditiamo a voce alta) e quella interiore, ovvero “silente” e percepibile solo a livello di pensiero, gli studiosi come Hélène Loevenbruck, che con alcuni collaboratori ha pubblicato una revisione in merito sulla rivista Behavioural Brain Research, confermano che «Le relazioni tra la voce interiore e quella esterna sono ancora oggetto di dibattito». In sostanza la voce esterna non è considerata semplicemente la voce interiore alla quale vengono aggiunti i processi motori. Ad esempio, si sa che, quando si parla a voce alta allo stesso tempo la si ascolta, il che attiva maggiormente le aree uditive. D’altro canto, la voce interiore sembra reclutare regioni cerebrali che non sono coinvolte nella voce esterna».

Cari amici, il problema di questo nostro particolare dialogo con noi stessi non è semplice ma di grande complessità. Anche i sogni, per esempio, sono il prodotto della nostra mente, dove tutti i dialoghi e le voci che al loro interno si manifestano, potrebbero anche essere considerati una forma particolare di “voce interiore”. Con la grande ironia che mi conoscete, chiudo questa riflessione con Voi dicendo che seppure sia luogo comune che “I sogni muoiono all’alba”, sicuramente anche i sogni sono parte integrante di questo particolare dialogo con noi stessi!

A domani.

Mario

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