Oristano 15 novembre 2024
Cari amici,
Viviamo tristemente in un mondo che non ammette lentezza! Tutto deve essere rapido, “veloce e pronto all’uso”,
senza se e senza ma. Si, abbiamo perso il gusto del gustare con calma, di assaporare, anche le diverse varietà di frutta, che devono arrivare da alberi che crescono e si sviluppano in tempi straordinariamente veloci, scartando e facendo
passare nel dimenticatoio quelle varietà che impiegano molto, troppo tempo a
fruttificare! L'uomo sembra aver perso il senno, anche se da tempo sa che “La fretta non è mai stata una
buona consigliera”!
Quand’ero ragazzo (parlo degli
anni 50/60 del secolo scorso e poco più), le campagne erano ben più frequentate di adesso; gli alberi di perastro, per esempio (oggi è una rarità trovarne qualcuno in campagna, cresciuto spontaneamente, quasi da clandestino, negli anfratti di qualche muro di confine) venivano amorevolmente seguiti dai tanti che dalla campagna ricavavano quanto era necessario per cucire il pranzo con la cena! Ricordo ancora il grande piacere che provavamo noi ragazzi nel mangiare i perastri maturi, quelli molli, con la pasta interna scura, che deliziavano il nostro palato di
ragazzini, che la frutta a tavola poco la vedevano, salvo determinati periodi come
quelli della vendemmia!
Si, amici, oggi certe
specie fruttifere continuano a scomparire anche nella nostra isola, a causa della loro lentezza nel
produrre i frutti, perché noi abbiamo praticamente cancellato la lentezza dalla
nostra mente e dal nostro vocabolario, in quanto viviamo di corsa, come se fossimo
inseguiti da chissà quali nemici, pronti a farci la pelle! La nostra è una vita
dove abbiamo cancellato il piacere dello stare insieme, del dialogare con calma in
amicizia, preferendo la ansimante “corsa solitaria” verso traguardi sempre più cervellotici e difficili
da raggiungere, diventando quella “FOLLA SOLITARIA”, ben descritta da David
Riesman nel suo famoso libro.
Nella nostra Sardegna,
che, come molti sanno, possiede un patrimonio straordinario, unico, sia nel
campo della varietà vegetali che animali, stanno praticamente scomparendo le
due varietà di alberi da frutta di cui voglio parlare con Voi oggi: il SORBO
e il PERASTRO. Come scrive Antonangelo Liori in una sua riflessione (La
sorba, il perastro e la pazienza) che nei giorni scorsi ho scoperto in
rete, “Il perastro e la sorba sono gli ultimi due frutti che persistono nel
selvatico, poi arriverà il mirto e il corbezzolo, ma non sono la stessa cosa.
La sorba - il frutto più buono del mondo - è ormai in via d'estinzione perché
ci mette trent'anni per portare frutti: chi lo pianta ha in animo il piacere
dei nipoti che lo gusteranno. Ma nessuno ormai ha la pazienza per programmare
così a lungo”. E io aggiungo l'accortezza e la generosità di essere altruisti!
Credo che Antonangelo LIORI,
che della comunicazione ha fatto lo scopo della sua vita, abbia ragione da
vendere! Il sorbo e il perastro sono due alberi antichi, due giganti che oggi
stentano a sopravvivere, ma il loro destino appare segnato, perché l’attuale
società non è più quella della lentezza ma quella del “tutto e subito”. Ora i pochi
alberi rimasti di queste due meravigliose piante da frutto sono la gioia degli
uccelli, che cercano e ben conoscono questi frutti gustosi e dolci, e che,
contrariamente alla nostra fretta, seminano nella campagna i loro semi, nella
speranza che le loro future generazioni possano anch’esse gustare questi frutti straordinari. Amici, prima di chiudere, per la curiosità di quelli che
poco conoscono questi due frutti, faccio un rapido cenno su di loro.
Il “PERASTRO” è una
pianta appartenente alla famiglia delle Rosaceae, da lunghissimo tempo presente
in Sardegna; è il progenitore della comune pera coltivata. Pianta cespugliosa e
arbustiva ha rami coperti di spine. I suoi fiori sono bianchi, riuniti in
infiorescenze a corimbo (la sua fioritura è davvero spettacolare!). I frutti
sono rotondeggianti, di 2-4 cm di diametro, di colore fulvo e sapore acido e
astringente, dolci, con polpa nerastra, quando maturi. È un arbusto che, in
condizioni favorevoli, può evolvere anche a piccolo albero, seppure a lento
accrescimento. Molto resistente al clima mediterraneo arido e secco, può essere
anche molto longevo, superando con facilità il secolo di vita. Ai tempi della
civiltà contadina, Il perastro godeva di una notevole considerazione, sia per
il legno che per i suoi frutti, che costituivano un ottimo alimento per il
bestiame. Oggi, purtroppo, trovarlo in campagna è sempre più raro!
Il “SORBO” (nome
scientifico Sorbus domestica L.), appartiene alla famiglia delle rosacee (in
Sardegna è chiamato Sroba (nella Sardegna sud - Villacidro), Suprevia (nel Logudoro).
È una specie caducifoglia, originaria dell’Asia Minore, presente inizialmente
in Sardegna per scopi ornamentali, utilizzata nei parchi pubblici e in giardini
pubblici e privati. Albero alto dai 6 ai10 metri, con fusto eretto e
ramificato; presenta una chioma espansa
di colore verde-chiaro. Ha le foglie caduche, alterne, imparipennate, lunghe 15-20 cm., con margine
seghettato, di colore verde vivo nella pagina superiore e più chiaro in quella
inferiore.
I suoi fiori, ermafroditi
e riuniti in corimbi ombrelliformi, sono di colore bianco, composti da 5
sepali, 5 petali, 5 carpelli e numerosi stami. La fioritura è a marzo-aprile. I
suoi frutti sono ottimi, di gusto alquanto gradevole: piccoli pomi sferici di
2-3 cm, molto ricercati dagli uccelli che ne
favoriscono anche la disseminazione. È una pianta a lento accrescimento
ed eliofila, ma si adatta anche alle zone ombrose, così come si adatta a
qualsiasi tipo di terreno, anche se preferisce quelli calcarei. Il legno di
colore rosso-bruno è duro ed elastico. Cari amici, spero con tutto il cuore che
queste due piante riescano a passare indenni le “forche caudine” della
civiltà della fretta, nella speranza che la lentezza torni lentamente a
contagiare il mondo! Voglio chiudere questa mia riflessione con le parole di
Antonangelo Liori, che ho apprezzato molto! Eccole!
“Io sono paziente. Ho
chiesto all'amico Iosello Cadeddu di Genuri di portarmi in dono per natale due
piantine di sorba in modo che io le metta a dimora nel mio giardino e le curi
sino a quando vivo e poi le gusti mio nipote, quando avrà trent'anni, e possa
dire mentre lo offrirà a suo figlio: un dono di mio nonno. Nel frattempo
sbocconcellerò un frutto maturo di perastro femmina. Il più saporito quando la
sua polpa è nera, il più cattivo e aspro se non ben maturo. Dovrò essere però
più abile degli uccelli, di me ben più affamati, che cercano anche loro i
frutti più dolci. Gli uccelli invidiano me, che sono sazio e io invidio loro
che sono liberi e selvaggi. Ecco perché li sfiderò davanti al perastro femmina:
per invidia. Loro sono più liberi. Ma io più paziente.
(Antonangelo Liori)
A domani.
Mario
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