venerdì, maggio 31, 2024

DAGLI SCARTI DI RISO NASCE UN ECCELLENTE ISOLANTE TERMICO PER GLI EDIFICI. ECCO L'INTERESSANTE PROGETTO DI “GREEN TECH INDUSTRY”.


Oristano 31 maggio 2024

Cari amici,

Voglio chiudere i post di maggio parlando di risparmio energetico. Il mondo, volente o nolente, dovrà adottare il classico motto “Nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma”, se vorrà, davvero, salvaguardare il pianeta! Il motto prima ricordato, che concretizza il principio dei “Cambiamenti irreversibili nei fenomeni naturali”, scaturì dagli studi di Antoine-Laurent de Lavoisier, uno scienziato del '700, Padre-iniziatore della chimica moderna; principio che contribuì a diffondere, anche presso ai non addetti ai lavori, la conoscenza di questa importante legge naturale. Ebbene, cari lettori, oggi utilizzo questo motto per introdurre l’argomento di cui voglio parlare con Voi: una brillante idea-progetto che utilizza gli “scarti di riso” come ottimo isolante termico delle nostre abitazioni. Vediamo come.

C’è da sapere che gli steli e la pula del riso, cioè la parte esterna della pianta che rimane dopo l’estrazione dei chicchi, contiene una grande quantità di silicio; una parte che, essendo considerata un rifiuto, normalmente viene gettata via. Ora, però, questi residui vegetali, finora considerati dei rifiuti, possono diventare i protagonisti di una importante innovazione. Si, amici, gli scarti della filiera agricola, in particolare quelli del riso, possono essere utilizzati come isolante termico degli edifici. L'idea geniale è venuta ad una startup innovativa, la Green Tech Industry, guidata da Antonio Paccione, pugliese del barese, precisamente di Modugno. Nata nel 2022, questa startup ha brevettato dei particolari pannelli con un alto potere isolante.

Questo brevetto, come afferma con orgoglio il Presidente Paccione, assume oggi un'importanza particolare, "vista la Direttiva della Commissione europea 'Case green', che vuole ridurre quanto prima i consumi energetici delle abitazioni in modo da ottenere un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050". Per venire incontro a questa esigenza, il progetto della Green Tech Industry, ha concepito dei particolari pannelli che utilizzano proprio gli scarti della filiera agricola del riso, miscelati con delle fibre termo-fusibili. Pannelli che, testati e brevettati, hanno dimostrato di consentire un ottimo isolamento termico “a cappotto” perfettamente isolante.

Gli edifici così realizzati risultano perfettamente in linea con le nuove normative e possono guardare al futuro senza sprechi energetici e alti costi, in particolare ambientali, come del resto prevedono le norme e gli obiettivi dettati dall’Unione Europea nei Paesi membri. Come ha avuto modo di raccontare nelle numerose interviste il Presidente Paccione, "La start up nasce da un’idea condivida da quattro amici imprenditori; insieme a Salvatore Matarrese, Antonio Stolfa e Luca Russo, abbiamo creduto nell’innovazione di processo e di prodotto nell’edilizia. Un’esigenza sensibile al mercato e alle imprese di settore. I giovani ripongono oggi più attenzione al tipo di classe energetica delle proprie abitazioni, anche in fase di acquisto, e che siano sostenibili e salubri nel tipo di materiali impiegati".

Amici, la Commissione Europea nell’emanare la Direttiva Case Green ha ritenuto che gli edifici presenti negli Stati membri sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra. In tal senso la nuova direttiva ha stabilito un percorso finalizzato al raggiungimento di un grande obiettivo: avere edifici neutrali dal punto di vista climatico entro il 2050; guardando, ovviamente, agli step intermedi di risparmio energetico per il patrimonio edilizio, ovvero prevedendo una riduzione del consumo medio di energia del 16% nel 2030 e del 20-22% nel 2035. L’attenzione particolare è quindi rivolta ai livelli energetici di ogni singolo edificio, in quanto il 55% della riduzione energetica andrà raggiunto attraverso la ristrutturazione di quelli che presentano, ancora oggi, le performance peggiori.

Cari amici, è proprio in questa direzione che si sta muovendo la startup Green Tech Industry che, per il futuro, ha in preparazione ulteriori, interessanti progetti. Uno di questi è “la realizzazione di un bio-mattone, anch'esso realizzato con materiali di scarto agricolo", come ha anticipato il Presidente Paccione. Far sorgere questa industria al Sud, tra l’altro, inverte la logica che le innovazioni nascono e sono frutto delle menti e delle aziende del Nord! Realizzarle al Sud significa, in particolare, evitare la fuga dei cervelli, e creare quelle condizioni di crescita del Meridione tanto auspicate ma mai realizzate! C’è da ben sperare.

A domani.

Mario

giovedì, maggio 30, 2024

LA GRANDE IMPORTANZA DELL'IDRATAZIONE DEL NOSTRO CORPO. GRAVI LE CONSEGUENZE DELLA DISIDRATAZIONE.


Oristano 30 maggio 2024

Cari amici,

Col passare degli anni il nostro corpo inizia lentamente a perdere alcune delle sue capacità, nel senso che aumenta il senso della fatica fisica sostenuta, iniziamo a dimenticare le cose (i primi segni di smemoratezza) e diminuisce anche la nostra capacità di concentrazione. A quello che abbiamo detto prima bisogna anche aggiungere che “diminuisce il nostro desiderio di bere”! Si, amici, per chissà quale ragione il nostro organismo, seppure ne abbia grande bisogno, non ci invia lo stimolo a rifornire di acqua il nostro organismo!

L’acqua nel nostro organismo ha una serie di funzioni fondamentali per la nostra vita, senza le quali non vi sarebbe sopravvivenza. L’acqua consente il trasporto dei nutrienti, regola il bilancio energetico, ha potere disintossicante, regola la temperatura corporea e l'equilibrio idrico. La carenza di liquidi (il termine scientifico è DISIDRATAZIONE) nel nostro corpo è sovente accompagnata da perdita di elettroliti, ci causa delle vertigini, confusione e crampi ai polpacci. Eppure, nonostante tutto questo, manca in tanti di noi lo stimolo a bere!

Quante volte il medico, dopo averci visitato ci dice: "DEVI BERE DI PIÙ"? Indubbiamente spesso, ma la gran parte degli anziani fa orecchie da mercante, proprio perché l’idea di bere uno o due bicchieri d’acqua non fa proprio piacere!  Come conseguenza, fino a 4 adulti su 10 soffrono di disidratazione, la quale è spesso associata alla mancanza di elettroliti. Quel che è ancora più grave è che, secondo uno studio del 2017, la maggior parte degli intervistati è consapevole dei danni derivanti dalla mancanza di bere la giusta quantità di acqua, ma purtroppo lo evita.

È certamente un rifiuto immotivato, anche se inizialmente, molte delle persone che ne accusano le conseguenze, come i crampi ai polpacci o le vertigini, dovuti alla mancanza di acqua ed elettroliti, subiscono facendo spallucce. Gli scienziati cercano di capire le motivazioni per cui  le persone anziane spesso rifiutano di bere, nonostante le pericolose conseguenze, come i seri problemi di concentrazione, la stanchezza e la spossatezza che ricadono su queste persone.

È stato il famoso professore australiano Gary Egan a tentare di scoprire la causa con un sofisticato esperimento: con l'ausilio della tomografia a emissione di positroni, ha monitorato l'attività cerebrale di un gruppo di persone anziane e di un gruppo un po’ più giovane, suscitando intenzionalmente una sensazione di sete nei soggetti. La scoperta: in entrambi i gruppi, le persone testate avvertivano inizialmente una sensazione di sete forte.

Nel gruppo più anziano, tuttavia, la corteccia cingolata mediale (la parte del cervello responsabile del rilevamento della sete), spegneva il segnale sete molto più velocemente. La conclusione: a causa di un falso segnale inviato dal cervello, le persone anziane avevano la sensazione di aver bevuto abbastanza. Inoltre, con l'aumentare dell'età, il corpo non solo fa fatica ad immagazzinare acqua, ma le persone anziane bevono troppo poco proprio perché il loro cervello spegne anticipatamente il segnale della sete!

Ulteriori esperimenti hanno anche messo in luce che con l'aumentare dell'età va in lento declino anche la funzione renale, per cui il corpo risulta sempre meno in grado di assimilare l'acqua in modo vantaggioso, e di conseguenza una crescente quantità di liquido viene eliminata con le urine senza essere utilizzata. Il risultato è che questa maggiore eliminazione di acqua crea disidratazione, accompagnata, come detto prima, da una carenza di elettroliti, che comporta, ad esempio, crampi ai polpacci e talvolta può compromettere la funzione nervosa.

Cari amici, risolvere il problema della mancanza di sete negli anziani sarebbe davvero semplice: Basterebbe bere di più! Tuttavia, per le persone anziane questo non è facile, anzi, per molti risulta alquanto difficile, perché mancando lo stimolo, in tanti si dimenticano di bere a sufficienza. Uno dei rimedi casalinghi, oltre ovviamente quello di convincersi che il sacrificio di bere, anche se non si ha sete, fa trascorrere una vecchiaia più serena, è quello di aggiungere all’acqua qualcosa di piacevole, come ad esempio alcune gocce di succo di limone! La piacevole sensazione di bere quasi una bibita, facilità certamente il dovere di bere!

A domani.

Mario

mercoledì, maggio 29, 2024

FORSE IN PASSATO ALTRE CIVILTÀ ERANO IN POSSESSO DI FORZE A NOI IGNOTE, E UTILIZZAVANO DEI “TUNNEL SPAZIO-TEMPORALI” VERSO ALTRI MONDI.


Oristano 29 maggio 2024

Cari amici,

Seppure l’archeologia continui fare grandi passi, io penso che gran parte del nostro passato sia ancora da scoprire! Delle antichissime presenze sul nostro pianeta molte migliaia di anni fa, del reale sviluppo acquisito da queste civiltà precedenti la nostra, siamo riusciti a sapere molto poco, ovvero quasi niente! Il nostro pianeta sicuramente è stato popolato, molte migliaia di anni prima di quello che crediamo,  da civiltà alquanto evolute (alcune di certo superiori alla nostra) che poi, per chissà quali catastrofi si sono praticamente estinte, e delle quali ci mancano tracce e riscontri.

Credo quanto affermato, in quanto certi strani ritrovamenti, sia in terra che in fondo al mare, fanno supporre quanto detto prima. Tanti gli esempi, come per citarne alcuni, le modalità di realizzazione delle gigantesche muraglie nel Sud America, la costruzione delle grandi Piramidi,  della Sfinge e di molto altro. Un altro esempio eclatante è dato dall’importante ritrovamento di cui voglio parlare con Voi oggi, cari amici lettori. Si tratta  del ritrovamento della stranissima “Porta di Hayu Marca”, scolpita nella grande parete di granito rosso sulle montagne delle Ande. È, questa finta porta, un incredibile monumento che lascia tutti perplessi, in quanto pur apparendo chiaramente come una vera, grande porta, un ipotetico “Gate” o “portale”, ma, data la posizione, costruito per andare dove?

Le perplessità di certo non mancano! I dubbi tormentano tutti, anche i grandi esperti, quei personaggi che trascorrono la vita facendo gli archeologi e indagando tra le rovine lasciate dalle civiltà precedenti la nostra. L’immensa “Porta di Hayu Marca”, pensate, è posta a circa 1.300 km a sud-est di Lima, in Perù, presso le rive del lago Titicaca, e lascia incredibilmente tutti perplessi; detta anche “Porta degli Dei” o “Porta delle Stelle”, ha le sembianze di una vera porta, una grande nicchia, ricavata all’interno di una enorme roccia di granito rosso con nient’altro intorno! Quale potrebbe essere stata la sua funzione in questa immensa solitudine a 4000 metri d'altezza? Quale il motivo della sua esistenza, in quanto in apparenza non conduce da nessuna parte?

I misteri creati dalla “Puerta de Hayu Marca” non finiscono qui. La storia della sua esistenza affonda le radici nei secoli; rimasta praticamente invisibile, o almeno non conosciuta, fino ai nostri giorni (è stata messa a fuoco da alcuni escursionisti che cercavano nuovi sentieri da percorrere), questa porta ha lasciato gli esperti esterrefatti, in preda ad una miriade di domande. Una di queste si chiede a che pro sia stata costruita questa gigantesca struttura alta oltre sette metri, lontano da ogni centro abitato, in tempi in cui sicuramente, secondo le nostre conoscenze, era alquanto difficile da realizzare!

A sentire gli indigeni del luogo, circola un antico racconto-leggenda, legato agli antichi popoli presenti in quella zona. Si narra della fuga di un “sacerdote”, scampato alla furia distruttiva dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo; questo strano personaggio, secondo la leggenda, aveva una specie di “chiave” a forma di disco, capace di aprire un passaggio spazio-temporale. La leggenda racconta che abbia poggiato la “chiave” su quella porta scavata nella roccia e questa si sia trasformata immediatamente in luce, aprendo così il misterioso passaggio!

Analizzando questa strana porta i ricercatori hanno rilevato che al centro di essa c’è effettivamente un piccolo avvallamento a forma di “disco”, esattamente come raccontato dalla leggenda! Logico pensare, dunque, che la leggenda aveva un fondo di verità! Logico pensare, infatti, che quell’avvallamento a forma di disco non fosse altro che la serratura dove aveva messo la chiave il “sacerdote”! A noi oggi resta il grande mistero di scoprire "il perchè" dell’esistenza di quella porta gigantesca, posta a quella altezza e in solitudine assoluta. Ci rimane, a farci meditare, la curiosa leggenda e il racconto della chiave a disco utilizzata per aprire la misteriosa porta gigante, realizzata a 4.000 metri di altezza, forse per aprire, a chi possedeva la chiave, la luminosa via per un viaggio “spazio-temporale!

Amici, a partire dal grande fisico Albert Einstein e della sua teoria della relatività, la scienza si è posta da tempo il problema, poco risolto, sulla relatività generale e sulla gravità semiclassica; studi tali da poter rendere possibile l'esistenza di un ponte di Einstein-Rosen, ovvero di un tunnel spazio-temporale, un ipotetico passaggio nello spazio-tempo che ci permetterebbe di percorrere istantaneamente enormi distanze intergalattiche. L’Universo, in realtà, ha così tanti segreti ancora da scoprire, e noi siamo ancora alle prime nozioni sull’alfabeto!

Si, amici, la verità è che il nostro Universo è in grandissima parte ancora da scoprire,  e, una delle teorie più diffuse, è che a guidarlo sia una grande forza misteriosa, che in mancanza di un nome migliore viene oggi definita energia oscura. Un corollario di questa teoria è che esista una altrettanto enigmatica materia oscura, sostanza che comporrebbe quasi il 90% dell'Universo, e che si manifesterebbe unicamente attraverso i suoi effetti gravitazionali. Chissà, forse un giorno arriveremo anche noi a comprendere (e forse utilizzare) quel tunnel spazio-temporale verso altri mondi di cui abbiamo parlato oggi, grazie alla Porta di Hayu Marca!

Cari amici, i misteri sul nostro passato sono tanti e quando arriveremo a scoprirli capiremo anche come e con quali forze sono state costruite le Piramidi, la Sfinge, e le altre grandi, ciclopiche opere come quelle presenti nel Sudamerica..., i cui resti misteriosi oggi ci destano tanta meraviglia, come lo Stargate di Porta di Hayu Marca” di cui abbiamo parlato oggi!

A domani.

Mario

martedì, maggio 28, 2024

IN PERICOLOSA, CONTINUA DIMINUZIONE LE FIRME DEI CATTOLICI SUL MODO 730 PER LA DESTINAZIONE DELL'8 X MILLE IN FAVORE DELLA CHIESA CATTOLICA.

 


Oristano 28 maggio 2024

Cari amici,

Da Cattolico praticante condivido la grande preoccupazione che vive il Vaticano per la continua diminuzione dell’introito derivante dall’8 X Mille che lo Stato Italiano versa alla Santa Sede, e proveniente dai redditi IRPEF dei cittadini italiani. Introdotto, come è noto, dalla legge 222/85, l’8×1000, questo attuale sistema di finanziamento alla Chiesa Cattolica ha visto un alternarsi di alti e bassi: aumenti e diminuzioni. Con questo nuovo sistema di contribuzione lo Stato  Italiano contribuisce a  fornire ai vertici della Chiesa Cattolica (precisamente alla Conferenza Episcopale) i fondi per il necessario mantenimento delle strutture assistenziali messe in atto ed operative, svolte in favore dei meno abbienti.

Con la legge suindicata lo Stato Italiano aveva inteso modificare quanto stipulato e pattuito in precedenza, a partire dai Patti Lateranensi del 1929, quando vigeva il concetto che il cattolicesimo era “Religione di Stato”. Con le successive modifiche, oltre alla Chiesa di Roma, lo Stato ha voluto estendere l’aiuto finanziario, derivante dalle tasse pagate dagli italiani, anche alle altre confessioni religiose che avessero preventivamente stipulato un’intesa con lo Stato.

L’accesso di nuove confessioni all’8×1000 attraverso intese bilaterali con lo Stato italiano è così avvenuto: Assemblee di Dio in Italia e Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del 7° giorno, dal 1988; Chiesa valdese, 1993; Chiesa evangelica luterana in Italia, 1995; Unione delle comunità ebraiche italiane, 1996; Unione cristiana evangelica battista d’Italia, Sacra arcidiocesi ortodossa d’Italia ed Esarcato per l’Europa meridionale, Chiesa apostolica in Italia, Unione buddhista italiana e Unione induista italiana Sanatana Dharma Samgha, 2012; Istituto buddista italiano Soka Gakkai, 2016.

Ebbene, facendo un rapido consuntivo, la triste realtà, amici, è che a partire dal 2014 c’è stato un clamoroso crollo di firme in favore della Chiesa Cattolica. Nel ricercare la motivazioneè lecito ipotizzare che esso sia dovuto a quell’inarrestabile processo di secolarizzazione della società e, come è emerso anche dall’indagine Doxa/Uaar svolta nel 2019, anche ad un sostanziale aumento del disinteresse dei cittadini verso la religione; un atteggiamento, questo, testimoniato da diversi fattori: diminuzione dei battesimi, dei matrimoni religiosi, dell’iscrizione all’ora di religione, dalle chiese sempre meno frequentate, e dalla drastica riduzione delle vocazioni, che ha costretto i vertici della Chiesa ad accorpare molte parrocchie.

Ebbene, amici, oggi, dopo 33 anni di 8×1000 (il sistema entrò a regime nel 1990), si può affermare che il disinteresse dei cattolici a sottoscrivere la dichiarazione di destinazione dell’8 X Mille alla propria Chiesa sta continuando, cosa che sta creando non poca preoccupazione nei vertici del Vaticano. La diminuzione rilevata purtroppo continua ad avanzare, mettendo in difficoltà le strutture assistenziali che la Chiesa continua a mantenere. Di conseguenza, con meno firme sul modello 730, quanto girato al Vaticano dal gettito fiscale, risulta ogni anno in diminuzione con pesanti ricadute sul funzionamento della struttura.

La realtà, amici, è che dalle ultime dichiarazioni dei redditi analizzate, l'Assemblea dei vescovi ha informato che le risorse erogate dal Ministero delle Finanze sono scese ancora, se raffrontate agli anni precedenti; esse risultano pari a 910 milioni 266 mila euro, portando per la prima volta la cifra complessiva sotto il miliardo di euro. Il raffronto rispetto gli anni passati è evidente: nel 2023 la somma totale è stata di un miliardo e 3 milioni di euro, mentre nel 2022 era stata di un miliardo e 111 milioni di euro. Ciò nonostante, nello scorso anno, in base ai dati del Ministero delle Finanze, la Chiesa Cattolica è comunque rimasta in testa alle preferenze espresse dai contribuenti italiani. Sono risultate in aumento le quote destinate allo Stato, seguite dalla Chiesa Valdese a cui avevano assegnato la propria quota poco meno del 3% degli italiani.

Cari amici, il problema trattato oggi con Voi non è di poco conto. Le difficoltà della Chiesa Cattolica, oltre a quanto detto prima sulla parte finanziaria, sono aggravate da un altro serio problema: la drastica riduzione del numero dei sacerdoti! Le vocazioni languono, e sono sempre meno i giovani che intendono votarsi al sacerdozio. Stando ai più recenti dati della Conferenza episcopale, nel 2020 il totale dei sacerdoti in Italia era pari a 31.793 unità. Erano 38.209 nel 1990: il calo, in trent’anni, è stato del 16,5% con 6.416 sacerdoti in meno, ma solo tra il 2010 e il 2020 il clero è diminuito dell’11%. Indubbiamente un problema serissimo, che dovrebbe far riflettere tutti i cattolici, e che dovrà essere affrontato con grande attenzione,  per poter trovare adeguate risposte.

A domani.

Mario

lunedì, maggio 27, 2024

LA MALVA SELVATICA E LE SUE GRANDI VIRTÙ. IN PASSATO, NELLA MEDICINA POPOLARE SARDA, FU AMPIAMENTE UTILIZZATA PER CURARE MOLTI MALI.


ORISTANO 27 maggio 2024

Cari amici,

Sulla “MALVA”, benefica pianta erbacea le cui virtu’ salutari ed emollienti sono note da più di 3.000 anni, ho avuto occasione di scrivere su questo blog nel gennaio del 2013. Chi fosse curioso di leggere o di rileggere quanto scrissi allora, può andare a rivedere il post, cliccando sul seguente link: http://amicomario.blogspot.com/2014/01/la-malva-pianta-erbacea-le-cui-virtu.html. Ebbene, oggi voglio riproporre le grandi virtù della MALVA, stimolato da quanto riportato su FB da Elio Saba, che, ricordando i tempi del dopoguerra, ironizzava sul fatto che i suoi fruttini venivano cercati e consumati, anche dai ragazzini, per calmare i morsi della fame, che allora imperversava senza tregua.

Quanto scritto dal Saba è una grande verità, e a me ha fatto ricordare quanto anch'io andassi alla ricerca di quei fruttini, quando con i compagnetti si giocava senza giocattoli, e si cercava ristoro ai morsi della fame! Si, amici, questa erbacea, allora ben presente ai bordi delle strade di paese (…mica asfaltate, allora), era alquanto diffusa e utilizzata non solo da noi ragazzi (che cercavamo i suoi fruttini per mangiarli), ma anche dalle famiglie, sia per essere consumata come insalata che utilizzata come pianta medicinale, in particolare per le sue grandi proprietà emollienti.

Amici, il termine MALVA, infatti, deriva dal greco MALÀKE che significa morbido, molle, volendo indicare proprio le sue proprietà emollienti e addolcenti. Oltre che per le sue proprietà curative, questa erbacea fu utilizzata fin dai tempi  più remoti come un’eccellente verdura. I giovani germogli erano componenti graditi e utilizzati in minestroni primaverili, portatori di virtù benefiche, dal potere rinfrescante, mentre le foglie non ancora mature erano consumate fresche in insalata o lessate nella preparazione di ottimi piatti dal morbido sapore campestre. Anche la radice era utilizzata: ben lavata e sbucciata veniva impiegata come masticatorio nella dentizione dei bambini.

In Sardegna la Malva  silvestris L. (della famiglia delle Malvaceae) è variamente denominata: a Nuoro: marmarutza, marmaredda, nel Logudoro: màrmara, a Macomer: pramutza, parmutza, a Tempio: palmucia, nella Sardegna meridionale: naibutza, narba, narbedda, nella Sardegna settentrionale: narbighedda, narvutza, narbutzaè. Nella nostra isola è molto comune (cresce da 0 a 1500 metri di altitudine). Facilmente riconoscibile per i suoi fiori con 5 petali rosa-violacei, striati e ben distanziati, dopo la fioritura sviluppa i frutti, che hanno una forma somigliante a dei piccoli bottoni, prima verdi e poi di un colore marron scuro.

Le foglie e i fiori sono le parti della pianta che hanno il principio attivo. Le prime si raccolgono da aprile a luglio, i fiori invece si raccolgono da maggio a settembre, quando sono in bocciolo o sono appena aperti. Queste parti contengono molte mucillagini, antociani (malvina, cannabinina, malvidina), flavonoidi, amminoacidi, amido e zuccheri (glucosio, fruttosio, saccarosio, xilosio), vitamine A, B1, C, E.

Questo complesso di componenti viene utilizzato farmacologicamente in diversi modi. Con la malva si curano irritazioni delle prime vie aeree, tosse, gastriti, enteriti, stitichezza, cistiti. L’attività antinfiammatoria è svolta soprattutto dalle mucillagini, che lubrificano e quindi rimuovono le cause dell’irritazione (sia intestinale che di gola), riducendone i sintomi. Fa bene quindi in caso di mal di gola o di infiammazioni gengivali; risulta ottima anche per regolarizzare l’intestino infiammato (da una parte combatte la costipazione senza drasticità, dall’altra regolarizza in caso di diarrea). La medicina popolare, anche in passato, utilizzava la malva anche in caso di infiammazione delle vie urinarie.

Amici, ai nostri tempi non abbiamo più bisogno delle preparazioni casalinghe, in quanto in farmacia o erboristeria troviamo i preparati già pronti. Possiamo, comunque, preparare l’infuso, la tintura madre e  il decotto. Con il decotto si preparano anche i cataplasmi di malva. Basta strizzare, ma non troppo, le foglie e avvolgerle in una pezza di tela. Si applicano sui foruncoli, ascessi, orzaiolo, acne, eczemi. La mucillagine conferisce alla pelle un aspetto morbido e vellutato ed è lenitiva negli arrossamenti cutanei, tant’è vero che si trova in molti preparati cosmetici: creme, tonici, detergenti, shampoo, dopobarba, lozioni post-depilatorie, ecc.

Cari amici, La Malva selvatica, che al mio paese quando ero piccolo veniva chiamata “Narbighedda”, è davvero una pianta benefica! E, anche se oggi i bambini giocando per strada non la cercano per mangiarsi i fruttini, o le mamme non ne utilizzano le parti tenere per preparare l’insalata o i vari utilizzi medicamentosi, resta sempre una straordinaria pianta medicinale, ben utilizzata dalle industrie farmaceutiche.

A domani.

Mario

domenica, maggio 26, 2024

“EL SALAR DE UYUNI”: LO SPETTACOLO UNICO AL MONDO DELL'IMMENSA, AFFASCINANTE DISTESA DI SALE PRESENTE IN BOLIVIA!


Oristano 26 maggio 2024

Cari amici,

Credo che ci siano pochi luoghi al mondo come EL SALAR DE UYUNI, un’immensa distesa di sale che, con la sua grandezza crea un’impressionante assenza di prospettiva, in grado di dare vita a visioni e foto davvero surreali. Questo particolarissimo luogo, conosciuto anche come Tunupa (è il nome dato al vicino vulcano), si trova in Bolivia, nel distretto di Potosì. Pensate che ha una superficie immensa, essendo’ vasta ben 10.582 km quadrati, e si trova a 3600 metri sul livello del mare, cosa che rende Tunupa la distesa di sale più alta del mondo. A El Salar de Uyuni ogni anno vengono estratte ben 25 milioni di tonnellate di sale.

L’origine di questo deserto di sale, che nell’antichità era una grande lago di acqua salata, affonda le radici nel tempo; col passare dei secoli, il lago è lentamente evaporato, formando questa grande, affascinante distesa di sale. Sulla sua formazione sono sorte non poche leggende, una delle quali, attribuita all’antico popolo degli Incas; si narra che El Salar si è formato dal latte della bella indigena Tunupa, che non potendo allattare il figlio, strappatole per gelosia, gli dèi mutarono il suo latte in un deserto di sale su cui nessuno avrebbe potuto più abitarci, mentre la giovane Tunupa fu trasformata in un vulcano.

Si, il vulcano che oggi si erge maestoso fu chiamato Tunupa, e divenne il monte sacro per gli Incas. Amici, il vulcano, e la distesa salina di El Salar, costituiscono oggi qualcosa di unico al mondo, un luogo straordinario che affascina per la sua bellezza travolgente. La montagna che si staglia davanti al visitatore assume colori incredibili, che vanno dal cremisi al rosso e all’azzurro; colori creati in particolare dal sole al tramonto, che si riflette dalla bianchissima distesa di sale. Le dune salate, poi, che si susseguono a perdita d'occhio, costituiscono per il visitatore un ambiente mozzafiato, così diverso e unico, così sublime, da essere paragonato a qualcosa di paradisiaco.

Si, amici, al visitatore che arriva in questo particolarissimo luogo, gli si para davanti una sconfinata distesa bianca, su cui, camminando, sente lo scricchiolio del sale sotto i piedi. Non ci sono strade attraverso questa immensa, bianca distesa di sale: solo deboli tracce, lasciate da alcune jeep che portano i viaggiatori a vedere questo “luogo fuori dal mondo”. Il silenzio è totale: nessun suono, eccetto il rumore del calpestio del sale sotto i piedi. Al visitatore appaiono miraggi luccicanti, da sogno, che giocano fino ad arrivare allo sconfinato orizzonte, mentre la lontana montagna. che appare di colore viola, incombe come un gigante minaccioso.

Un paesaggio davvero irreale, da fiaba, dove, nel mezzo, a contrastare col bianco abbagliante, si erge una piccola isola: chiamata ISLA INKAHUASI. che in lingua quechua vuole dire “la casa dell’Inka”. Questo promontorio è alto oltre 100 metri, che, sommati ai 3.600 della salina, lo fanno svettare a ben 3.748 metri di altezza, da cui si gode un panorama mozzafiato. Le sue aspre alture di roccia vulcanica, nere come l'inchiostro più scuro, sono l'unica prova della vita presente in quel deserto di sale! La scarsa vegetazione è in gran parte costituita da una profusione di cactus verdi alti e pelosi e poco altro. La combinazione tra il bianco accecante, il cielo blu cobalto e il sole dorato, creano un luminoso mix straordinario da fantascienza, in un contesto quasi irreale. Un luogo, amici, che, allo stesso tempo, sconcerta e ammutolisce, facendo da un lato riflettere e dall'altro, invece, creando stranamente, una certa pace interiore.

Amici, la vista dall’alto di questo luogo unico al mondo, se osservato dal rialzo roccioso dell'isolotto, mette in evidenza i caratteristici esagoni di sale, che si formano quando l’acqua evapora durante la stagione fredda e tira molto vento. Un'altra curiosità interessante, che aggiunge ulteriore fascino al visitatore, è che su questa bianca, maestosa distesa, in passato è stata edificata una casa completamente fatta di sale, dove, nell’interno, c’è il “MUSEO DE SAL”, dove si possono ammirare delle interessanti sculture, tutte fatte di sale.

A dominare il magico paesaggio di EL SALAR DE UYUNI, è, ovviamente, il vulcano TUNUPA (alto 5.400 metri s.l.m.), quello che porta il nome della bella indigena della leggenda. Salire verso la vetta del vulcano non è certo una passeggiata, ma solo da lassù si gode la meravigliosa, straordinaria e spettacolare vista su El Salar. Amici, a poca distanza da questo magico luogo, ubicato vicino alla costa sud-orientale boliviana, si trova UYUNI, un minuscolo paese sviluppatosi grazie alla presenza dell'aeroporto ed alla sua attrattiva imperdibile: EL SALAR DE UYUNI, definito un luogo unico al mondo!

Cari amici, la Bolivia, a detta di chi l’ha visitata, merita davvero un viaggio, che consente di conoscere questa antica Nazione. Tra siti storici ed escursioni, trekking e contatto con la popolazione, il visitatore potrà godere della bellezza di paesaggi mozzafiato, oltre a fare la conoscenza diretta di siti pre-incaici, visitare i Parchi Naturali, fare trekking ed escursioni in battello. Inoltre potrà visitare le città coloniali più famose, come Santa Cruz, Sucre, Potosì, e conoscere luoghi incredibili come quelli descritti prima; potrà navigare anche sul Lago Titicaca e incontrare la popolazione che vive su isolotti galleggianti. Insomma, credo che fare un viaggio in Bolivia sia davvero qualcosa di molto interessante! Non vi tenta questa avventura?

A domani.

Mario