venerdì, gennaio 10, 2014

LA MALVA, PIANTA ERBACEA LE CUI VIRTU’ SALUTARI ED EMOLLIENTI SONO NOTE DA PIU’ DI 3.000 ANNI. I GRECI LA CHIAMAVANO “MALACHE’”, CHE SIGNIFICA “RENDERE MORBIDO”.




Oristano 10 Gennaio 2013
Cari amici,
ieri mentre preparavo la riflessione su l’asfodelo e sulla sua importanza nei secoli, mi incuriosì l’affermazione fatta da Esiodo (VIII-VII secolo a. C.), che nei suoi scritti, parlando dell’efficacia delle erbe medicinali, affermava, tra l’altro: “… quale grande utilità ci sia nella malva e nell’asfodelo”, dando già allora una grande importanza a quest'erba preziosa. Per completezza d’informazione, quindi, mi sento in dovere oggi di parlarvi di questa pianta che, all’apparenza modesta, è però un concentrato di molteplici virtù.
La Malva selvatica è nota ed utilizzata dall’uomo da più di 3000 anni, ed i suoi poteri terapeutici sono stati sempre estremamente apprezzati. Poteri straordinari quelli posseduti, che nel tempo hanno alimentato anche storie e leggende sul suo conto. Secondo il famoso erudito Dioscoride (1° secolo), il decotto di malva veniva considerato un rimedio contro tutti i veleni mortali; pare che uno scorpione velenoso che si posò su una foglia di malva, si irrigidì a morte. Un’altra leggenda afferma che il cieco Simeone assumendo regolarmente una tisana di malva, ritrovò la vista. Leggende, certo, ben ampliate dalla credulità popolare, ma che testimoniano, comunque, l’importanza riconosciuta a questa umile pianta. Già dagli inizi dell'8° secolo, la malva veniva coltivata negli orti dei monasteri e successivamente anche nei giardini dei contadini e delle case. «Omnimorbia», era considerata, ovvero “pianta officinale” buona per tutte le malattie, come testimonia l'apprezzamento  universalmente espresso nei confronti di questa pianta. La mistica Ildegarda di Bingen (1098–1179) definiva questa pianta «Babela». Anche il diffuso detto comune: «La malva da ogni malattia salva», testimonia inequivocabilmente la grande considerazione in cui questa pianta veniva tenuta. 
Nell’antichità, ad essere particolarmente apprezzate erano le virtù emollienti della malva; basti pensare che il nome Malva deriva dal termine latino “mollire”, i Greci invece la chiamavano “malachè” (dal greco «malakos» = morbido), termine, appunto, che significava “ rendere morbido”. Pitagora, il famoso filosofo e matematico dell'antica Grecia, riferendosi alle enormi virtù di quest'erba scrisse: "semina la malva, ma non mangiarla; essa è un bene così grande da doversi riservare al nostro prossimo, piuttosto che farne uso con egoismo per il nostro vantaggio". 
Cari amici, dopo aver parlato del suo glorioso passato, vediamo ora insieme le caratteristiche botaniche di questa benefica pianta.
La Malva, (Malva sylvestris L.) appartiene alla famiglia delle Malvaceae,  la cui nomenclatura è piuttosto complessa e oggetto di discussione. La scrittura tardolatina “sylvestris” risale a Linneo ed è quella comunemente adottata dai botanici; alcune istituzioni invece (Farmacopea tedesca 7, Farmacopea svizzera VII, Commissione E del Ministero della Sanità Tedesco) preferiscono la denominazione “silvestris”, propria del latino classico. La pianta è accreditata di probabile origine  nordafricana (mauritiana) e/o sud-europea, si è poi diffusa alle latitudini temperate subtropicali di ambedue gli emisferi. E’ una pianta erbacea annuale, biennale o perenne, a cui appartengono circa 25 specie diverse; ha fusto in parte eretto, in parte coricato. Le foglie, alquanto picciolate, palminervie, presentano 3-7 lobi. I fiori di colore rosa-lilla, sbocciano in primavera-estate all'ascella delle foglie. La loro generosa fioritura, se si recidono i fiori appassiti, si protrae fino all'autunno. La pianta ha un'altezza variabile dai 15 ai 60 centimetri.
Nella flora spontanea dell’Italia troviamo la Malva alcea e la Malva vulgaris. Il terreno ideale per la crescita della Malva è ricco di materiale organico e al riparo dal vento; non è, comunque, una pianta che ha grandi esigenze per ciò che riguarda il substrato. Le foglie possono essere, in base alla specie, frastagliate, arricciate (Malva crispa) o tondeggianti ed incise da lobi triangolari (Malva vulgaris). La pianta, durante la fioritura, produce fiori vistosi, di colore rosa tendente al violetto. Rispetto alle dimensioni della pianta i fiori sono piuttosto grandi, circa 3 cm. di larghezza, e presentano petali smarginati con linee di colore più intenso che ne percorrono la lunghezza. Pur continuando a svilupparsi in modo spontaneo la pianta della Malva può anche essere seminata e coltivata per usi erboristici. La riproduzione avviene per divisione dei cespi o per talea da prelevare in estate. L’esposizione ottimale per una buona coltivazione è in pieno sole, anche se la pianta non viene disturbata se messa a dimora in zone ombreggiate.
La malva può essere usata sia in cucina che per curare la bellezza e la salute. Le sue proprietà terapeutiche si trovano in tutte le parti della pianta: fusto, fiori, foglie e radici. Le foglie possono venire raccolte durante tutta l'estate, benché giugno e luglio siano i mesi migliori, ma sempre nelle prime ore del mattino, non appena si è asciugata la rugiada; i fiori vanno colti in bocciolo, prima che la fioritura sia completa. Una volte essiccate all'ombra, sia le foglie che i fiori, si conservano in scatole o vasi a chiusura ermetica. Le radici devono essere dissotterrate nei mesi estivi: lavate e tagliate finemente, si possono aggiungere a zuppe e minestroni, altrimenti si possono essiccare all’ombra e poi conservare. Le foglie fresche e tenere della malva lessate, condite con limone, olio, sale e pepe, consumate per qualche giorno come verdura la sera, oltre a essere gradevolissime di sapore esercitano un'azione lassativa che sarà apprezzata da chi soffre di stitichezza cronica. Le foglioline giovani si possono utilizzare anche crude, per gustose insalate selvatiche, oppure bollite o stufate in piatti a base di verdura o gratin. Senza dimenticare che, le foglioline della malva finemente triturate sono perfette da aggiungere in una cremosa zuppa di verdure. I fiori della malva costituiscono anche una bella e appetitosa decorazione sulle insalate di erbe selvatiche. Per chi ama le cose fuori dal comune, i fiori si possono anche utilizzare come “ingredienti” per i dessert e per gli aperitivi fruttati e aromatici. Un tocco di classe è cospargere, come decorazione su una tavola imbandita a festa, i fiori della malva: il successo è assicurato.
Dopo l’uso alimentare ugualmente importante è l’uso della malva per la cura della nostra pelle: le sue proprietà emollienti e rinfrescanti sono note ed utilizzate fin dai tempi più antichi. E’ ancora oggi noto “l'unguento della foglia santa”, come un tempo veniva chiamato un miracoloso rimedio. Questo si preparava con tre parti di malva fresca che si faceva bollire con quattro parti di burro, finché l'acqua contenuta nella pianta non si fosse completamente evaporata. La parte cremosa restante era un unguento che veniva applicato sul viso la sera, prima del riposo, dopo averlo, prima, perfettamente ripulito. La sua azione curava egregiamente le prime rughe o la pelle troppo ruvida. Era efficace anche se la pelle era ricoperta di croste, se era infiammata da eruzioni, se era dolorante per qualche puntura di insetto od ustionata da qualche acido; dava sollievo anche per i fastidiosi dolorosi alle dita, se gli occhi erano infiammati dalla polvere o dal freddo, se si accusavano ulcerazioni in bocca, afte o si avevano le gengive doloranti. Insomma, la malva a totale servizio della nostra salute, ecco perché era definita “Omnimorbia” ! 
Per il viso, oltre l’unguento cosi ricavato, era utile anche l’infuso, ottenuto facendo bollire, per una decina di minuti, due manciate di foglie di malva in una tazza d'acqua; filtrato e raffreddato, il liquido andava applicato sul viso con un tampone di cotone e lasciato agire per qualche minuto: assicurava un buon effetto rilassante, e l’aspetto migliorava ulteriormente se, dopo questa operazione, si passava accuratamente sul viso un cetriolo appena tagliato. La cura di bellezza veniva completata da un risciacquo con acqua tiepida. Con la malva si preparavano (e si preparano oggi in erboristeria), diversi tipi di latte detergente, emulsioni rinfrescanti, saponi, oli curativi e creme.
L’uso medicamentoso della malva si rivelava in tutta la sua potenza, però, per curare al meglio la nostra salute; utilizzate dalla medicina popolare soprattutto le foglie ed i fiori. Entrambi, infatti, sono ricchi di mucillagini, dotati di particolari proprietà emollienti e lassative, che agiscono rivestendo le mucose con uno strato vischioso, in grado di proteggere dagli agenti irritanti. Il miglior utilizzo della malva lo si ottiene sotto forma di decotto o infuso. Per sfruttare al massimo i suoi benefici l'infusione deve avvenire a freddo: va posto, per una intera notte, un cucchiaio di malva in 1/4 di litro d'acqua fredda. Questa dose, sufficiente per un giorno, va bevuta in due o tre volte, dopo averla leggermente riscaldata.


L’uso della Malva (decotto o infuso) e’ indicato nei casi di :
1) stitichezza cronica: agisce come lassativo non irritante e non violento, anche in dosi elevate. E’ consigliata a bambini ed anziani;
2) affezioni respiratorie: svolge un’azione antinfiammatoria eccellente, esplicando tale effetto sia sulle prime vie respiratorie che sui bronchi; valido anche come espettorante ed anti tosse;
3) malattie delle mucose e della pelle: applicata localmente contribuisce a guarire faringiti, vaginiti, infiammazioni dell’ano e del retto, eczemi, acne, foruncoli e in genere tutte le irritazioni superficiali.
Le dosi utilizzate sono le seguenti: per infuso e decotto (uso interno): 30 gr di foglie e fiori di malva in un litro di acqua. Far bollire per circa 10 minuti, filtrare e berne 2 o 3 tazze al giorno. Per uso esterno si può utilizzare lo stesso infuso o decotto (solo un po’ più concentrato ), e si possono fare gargarismi, lavaggi vaginali, clisteri e impacchi. Usando tutte le parti della malva, pianta, foglie e fiori, e facendole bollire a lungo in acqua, si ottiene un “cataplasma”, efficace calmante se applicato sulle parti dolenti e irritate. Per attenuare i dolori gottosi,  applicare sulle parti doloranti dei cataplasmi di radici fresche, bollite ed in precedenza schiacciate. Cari amici le virtù della malva sono innumerevoli, pensate che questa benefica pianta era talmente usata in passato che i nostri vecchi la consideravano la regina di tutte le piante medicinali.



Per meglio conoscere le sue proprietà, ecco ora un  “CONSIGLIO DELL’ERBORISTA”.
Decotto utile per catarro e tosse.
Preparare un decotto di malva (30 gr di foglie e fiori di malva in un litro di acqua), bollire per 10 min. e, quando e’ ancora bollente, aggiungere 2 o 3 gocce di olio essenziale di timo, 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio, e praticare dei suffumigi. Per evitare che i vapori si disperdano inutilmente nell’aria coprire la testa con un asciugamano. Si può contemporaneamente associare una tisana a base di Malva, Altea ed Erisimo, dolcificata con un cucchiaino di miele all’eucalipto. Berne 2 o 3 tazze al giorno possibilmente ben calda. I risultati sono assicurati in tempi decisamente brevi.

Tisana per la stitichezza.
Preparare una tisana con 1 cucchiaio di foglie e fiori di Malva e 1 cucchiaino di semi di lino in 1/4 di litro d’ acqua. Berne una tazza possibilmente calda tutte le mattine a digiuno.

Prima di chiudere questa chiacchierata vorrei ricordare a tutti i lettori che anche se la Malva, come  altre erbe che ho citato in precedenza, è nota per la ricchezza dei suoi utili principi attivi, questi vanno usati con estrema ATTENZIONE ! Le diverse parti della pianta vanno usate sempre con cautela e solo su prescrizione e controllo del medico o dell’erborista. Le proprietà e le indicazioni erboristiche delle piante da me riportate sono solo a titolo indicativo e informativo e non costituiscono nessun tipo di consulto, prescrizione o ricetta medica.

Grazie amici, della Vostra sempre gradita attenzione.
Mario

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