Oristano 10 Gennaio
2013
Cari amici,
ieri mentre preparavo
la riflessione su l’asfodelo e sulla sua importanza nei secoli, mi incuriosì
l’affermazione fatta da Esiodo
(VIII-VII secolo a. C.), che nei suoi scritti, parlando dell’efficacia delle
erbe medicinali, affermava, tra l’altro: “…
quale grande utilità ci sia nella malva e nell’asfodelo”, dando già allora una grande importanza a
quest'erba preziosa. Per completezza d’informazione, quindi, mi sento in
dovere oggi di parlarvi di questa pianta che, all’apparenza modesta, è però un
concentrato di molteplici virtù.
La Malva selvatica è
nota ed utilizzata dall’uomo da più di 3000 anni, ed i suoi poteri terapeutici sono
stati sempre estremamente apprezzati. Poteri straordinari quelli posseduti, che
nel tempo hanno alimentato anche storie e leggende sul suo conto. Secondo il famoso
erudito Dioscoride (1° secolo), il decotto di malva veniva considerato un
rimedio contro tutti i veleni mortali; pare che uno scorpione velenoso che si
posò su una foglia di malva, si irrigidì a morte. Un’altra leggenda afferma che
il cieco Simeone assumendo regolarmente una tisana di malva, ritrovò la vista. Leggende,
certo, ben ampliate dalla credulità popolare, ma che testimoniano, comunque,
l’importanza riconosciuta a questa umile pianta. Già dagli inizi dell'8° secolo,
la malva veniva coltivata negli orti dei monasteri e successivamente anche nei
giardini dei contadini e delle case. «Omnimorbia»,
era considerata, ovvero “pianta officinale” buona per tutte le malattie, come testimonia
l'apprezzamento universalmente espresso nei
confronti di questa pianta. La mistica Ildegarda di Bingen (1098–1179) definiva
questa pianta «Babela». Anche il diffuso detto comune: «La malva da ogni
malattia salva», testimonia inequivocabilmente la grande considerazione in cui
questa pianta veniva tenuta.
Nell’antichità, ad
essere particolarmente apprezzate erano le virtù emollienti della malva; basti
pensare che il nome Malva deriva dal termine latino “mollire”, i Greci invece
la chiamavano “malachè” (dal greco «malakos» = morbido), termine, appunto, che
significava “ rendere morbido”. Pitagora, il famoso filosofo e matematico
dell'antica Grecia, riferendosi alle enormi virtù di quest'erba scrisse: "semina la malva, ma non mangiarla;
essa è un bene così grande da doversi riservare al nostro prossimo, piuttosto
che farne uso con egoismo per il nostro vantaggio".
Cari amici, dopo
aver parlato del suo glorioso passato, vediamo ora insieme le caratteristiche
botaniche di questa benefica pianta.
La Malva, (Malva
sylvestris L.) appartiene alla famiglia delle Malvaceae, la cui nomenclatura è piuttosto complessa e
oggetto di discussione. La scrittura tardolatina “sylvestris” risale a Linneo
ed è quella comunemente adottata dai botanici; alcune istituzioni invece
(Farmacopea tedesca 7, Farmacopea svizzera VII, Commissione E del Ministero
della Sanità Tedesco) preferiscono la denominazione “silvestris”, propria del
latino classico. La pianta è accreditata di probabile origine
nordafricana (mauritiana) e/o sud-europea,
si è poi diffusa alle latitudini temperate subtropicali di ambedue gli
emisferi. E’ una pianta erbacea annuale, biennale o perenne, a cui appartengono
circa 25 specie diverse; ha fusto in parte eretto, in parte coricato. Le
foglie, alquanto picciolate, palminervie, presentano 3-7 lobi. I fiori di
colore rosa-lilla, sbocciano in primavera-estate all'ascella delle foglie. La
loro generosa fioritura, se si recidono i fiori appassiti, si protrae fino
all'autunno. La pianta ha un'altezza variabile dai 15 ai 60 centimetri.
Nella flora spontanea
dell’Italia troviamo la Malva alcea
e la Malva vulgaris. Il terreno
ideale per la crescita della Malva è ricco di materiale organico e al riparo
dal vento; non è, comunque, una pianta che ha grandi esigenze per ciò che
riguarda il substrato. Le foglie possono essere, in base alla specie,
frastagliate, arricciate (Malva crispa) o tondeggianti ed incise da lobi
triangolari (Malva vulgaris). La pianta, durante la fioritura, produce fiori vistosi,
di colore rosa tendente al violetto. Rispetto alle dimensioni della pianta i
fiori sono piuttosto grandi, circa 3 cm. di larghezza, e presentano petali
smarginati con linee di colore più intenso che ne percorrono la lunghezza. Pur
continuando a svilupparsi in modo spontaneo la pianta della Malva può anche
essere seminata e coltivata per usi erboristici. La riproduzione avviene per
divisione dei cespi o per talea da prelevare in estate. L’esposizione ottimale
per una buona coltivazione è in pieno sole, anche se la pianta non viene
disturbata se messa a dimora in zone ombreggiate.
La malva può essere
usata sia in cucina che per curare la bellezza e la salute. Le sue proprietà
terapeutiche si trovano in tutte le parti della pianta: fusto, fiori, foglie e
radici. Le
foglie possono venire raccolte durante tutta l'estate, benché giugno e luglio
siano i mesi migliori, ma sempre nelle prime ore del mattino, non appena si è
asciugata la rugiada; i fiori vanno colti in bocciolo, prima che la fioritura
sia completa. Una volte essiccate all'ombra, sia le foglie che i
fiori, si conservano in scatole o vasi a chiusura ermetica. Le radici devono
essere dissotterrate nei mesi estivi: lavate e tagliate finemente, si possono
aggiungere a zuppe e minestroni, altrimenti si possono essiccare all’ombra e
poi conservare. Le foglie fresche e tenere della malva lessate, condite con
limone, olio, sale e pepe, consumate per qualche giorno come verdura la sera,
oltre a essere gradevolissime di sapore esercitano un'azione lassativa che sarà
apprezzata da chi soffre di stitichezza cronica. Le foglioline giovani si
possono utilizzare anche crude, per gustose insalate selvatiche, oppure bollite
o stufate in piatti a base di verdura o gratin. Senza dimenticare che, le
foglioline della malva finemente triturate sono perfette da aggiungere in una
cremosa zuppa di verdure. I fiori della malva costituiscono anche una bella e
appetitosa decorazione sulle insalate di erbe selvatiche. Per chi ama le cose
fuori dal comune, i fiori si possono anche utilizzare come “ingredienti” per i
dessert e per gli aperitivi fruttati e aromatici. Un tocco di classe è cospargere,
come decorazione su una tavola imbandita a festa, i fiori della malva: il
successo è assicurato.
Dopo l’uso alimentare
ugualmente importante è l’uso della malva per la cura della nostra pelle: le
sue proprietà emollienti e rinfrescanti sono note ed utilizzate fin dai tempi
più antichi. E’ ancora oggi noto “l'unguento
della foglia santa”, come un tempo veniva chiamato un miracoloso rimedio.
Questo si preparava con tre parti di malva fresca che si faceva bollire con
quattro parti di burro, finché l'acqua contenuta nella pianta non si fosse
completamente evaporata. La parte cremosa restante era un unguento che veniva
applicato sul viso la sera, prima del riposo, dopo averlo, prima, perfettamente
ripulito. La sua azione curava egregiamente le prime rughe o la pelle troppo
ruvida. Era efficace anche se la pelle era ricoperta di croste, se era
infiammata da eruzioni, se era dolorante per qualche puntura di insetto od
ustionata da qualche acido; dava sollievo anche per i fastidiosi dolorosi alle
dita, se gli occhi erano infiammati dalla polvere o dal freddo, se si accusavano
ulcerazioni in bocca, afte o si avevano le gengive doloranti. Insomma, la malva
a totale servizio della nostra salute, ecco perché era definita “Omnimorbia” !
Per
il viso, oltre l’unguento cosi ricavato, era utile anche l’infuso, ottenuto facendo
bollire, per una decina di minuti, due manciate di foglie di malva in una tazza
d'acqua; filtrato e raffreddato, il liquido andava applicato sul viso con un
tampone di cotone e lasciato agire per qualche minuto: assicurava un buon effetto
rilassante, e l’aspetto migliorava ulteriormente se, dopo questa operazione, si
passava accuratamente sul viso un cetriolo appena tagliato. La cura di bellezza
veniva completata da un risciacquo con acqua tiepida. Con
la malva si preparavano (e si preparano oggi in erboristeria), diversi
tipi di latte detergente, emulsioni rinfrescanti, saponi, oli curativi e creme.
L’uso medicamentoso
della malva si rivelava in tutta la sua potenza, però, per curare al meglio la
nostra salute; utilizzate dalla medicina popolare soprattutto le foglie ed i
fiori. Entrambi, infatti, sono ricchi di mucillagini, dotati di particolari proprietà
emollienti e lassative, che agiscono rivestendo le mucose con uno strato
vischioso, in grado di proteggere dagli agenti irritanti. Il miglior utilizzo della
malva lo si ottiene sotto forma di decotto o
infuso. Per sfruttare al massimo i
suoi benefici l'infusione deve avvenire a freddo: va posto, per una intera
notte, un cucchiaio di malva in 1/4 di litro d'acqua fredda. Questa
dose, sufficiente per un giorno, va bevuta in due o tre volte, dopo averla
leggermente riscaldata.
L’uso
della Malva (decotto o infuso) e’ indicato nei casi di :
1) stitichezza cronica:
agisce come lassativo non irritante e non violento, anche in dosi elevate. E’ consigliata
a bambini ed anziani;
2) affezioni
respiratorie: svolge un’azione antinfiammatoria eccellente, esplicando tale
effetto sia sulle prime vie respiratorie che sui bronchi; valido anche come
espettorante ed anti tosse;
3) malattie delle
mucose e della pelle: applicata localmente contribuisce a guarire faringiti,
vaginiti, infiammazioni dell’ano e del retto, eczemi, acne, foruncoli e in
genere tutte le irritazioni superficiali.
Le dosi utilizzate sono
le seguenti: per infuso e decotto (uso interno): 30 gr di foglie e fiori di
malva in un litro di acqua. Far bollire per circa 10 minuti, filtrare e berne 2
o 3 tazze al giorno. Per uso esterno si può utilizzare lo stesso infuso o
decotto (solo un po’ più concentrato ), e si possono fare gargarismi, lavaggi
vaginali, clisteri e impacchi. Usando tutte le parti della malva, pianta,
foglie e fiori, e facendole bollire a lungo in acqua, si ottiene un “cataplasma”, efficace calmante se
applicato sulle parti dolenti e irritate. Per attenuare i dolori gottosi, applicare sulle parti doloranti dei cataplasmi
di radici fresche, bollite ed in precedenza schiacciate. Cari amici le virtù
della malva sono innumerevoli, pensate che questa benefica pianta era talmente
usata in passato che i nostri vecchi la consideravano la regina di tutte le
piante medicinali.
Per meglio conoscere le sue proprietà, ecco ora un “CONSIGLIO
DELL’ERBORISTA”.
Decotto
utile per catarro e tosse.
Preparare un decotto di
malva (30 gr di foglie e fiori di malva in un litro di acqua), bollire per 10
min. e, quando e’ ancora bollente, aggiungere 2 o 3 gocce di olio essenziale di
timo, 1 cucchiaino di bicarbonato di sodio, e praticare dei suffumigi. Per
evitare che i vapori si disperdano inutilmente nell’aria coprire la testa con
un asciugamano. Si può contemporaneamente associare una tisana a base di Malva,
Altea ed Erisimo, dolcificata con un cucchiaino di miele all’eucalipto. Berne 2
o 3 tazze al giorno possibilmente ben calda. I risultati sono assicurati in
tempi decisamente brevi.
Tisana
per la stitichezza.
Preparare una tisana
con 1 cucchiaio di foglie e fiori di Malva e 1 cucchiaino di semi di lino in
1/4 di litro d’ acqua. Berne una tazza possibilmente calda tutte le mattine a
digiuno.
Prima
di chiudere questa chiacchierata vorrei ricordare a tutti i lettori che anche
se la Malva, come altre erbe che ho
citato in precedenza, è nota per la ricchezza dei suoi utili principi attivi,
questi vanno usati con estrema ATTENZIONE ! Le diverse parti della pianta vanno
usate sempre con cautela e solo su prescrizione e controllo del medico o
dell’erborista. Le proprietà e le indicazioni erboristiche delle piante da me riportate
sono solo a titolo indicativo e informativo e non costituiscono nessun tipo di
consulto, prescrizione o ricetta medica.
Grazie amici, della
Vostra sempre gradita attenzione.
Mario
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