Oristano 23 Gennaio
2013
Cari amici,
credo che molti di Voi,
per quanto alcuni di malavoglia, abbiano
seguito in diretta o a posteriori, con il rendiconto fattone dai giornali e
dalla TV, il confronto tra la candidata alla presidenza della Regione Michela
Murgia e l’esponente di Forza Itali Daniela Santanchè nella trasmissione Otto e
Mezzo, diretta da Lilli Gruber. La campagna elettorale
per le Regionali del 16 febbraio, partita in sordina, ha invece già varcato i
confini dell'Isola, perché a ben pensare i big nazionali attribuiscono a questa
competizione un’importanza che va al di la del governo della regione Sardegna. La
Gruber nel talk show politico de La 7, nella puntata di martedì scorso, ha cercato
di gestire un frizzante duello, un confronto-scontro, tra la zarina di Forza Italia
e la nostra scrittrice Michela, candidata con la coalizione Sardegna Possibile,
in veste di nuova “Accabadora” nei confronti delle coalizioni anti sarde.
Molti i temi trattati,
quasi sempre con giudizi contrapposti. La Murgia, tra le altre cose, ha attaccato
duramente Cappellacci" per la totale assenza di una linea politica nei
cinque anni del suo governo", nei quali le promesse fatte non sono mai
state mantenute. Anche sulla richiesta di zona franca impostata da Cappellacci la Murgia ha asserito che
era solo campagna elettorale, toccando, poi, di volta in volta i punti dolenti: dai
trasporti alla mancata continuità territoriale, dalla mancata trasparenza degli
atti, alle spese fuori controllo.
Michela Murgia è una
donna sarda che non ama le mezze misure. Scrittrice sarda di successo,
vincitrice del premio Campiello e caso letterario nazionale con il suo romanzo
"Accabadora", si è candidata a Presidente della Regione Sardegna per
le elezioni del prossimo febbraio, a capo di una
coalizione autonomista. Coalizione che intenderebbe far emergere nell’Isola le
vere forze autonome da sempre imbrigliate dai partiti maggiori, capaci di
risvegliare nei sardi quell’orgoglio identitario svilito per troppo tempo, Avversaria,
quindi, sia del centrodestra che del centrosinistra,
favorita nell’impresa anche dall'assenza di una lista del M5stelle; alcuni
sondaggi, anche per questo, la danno già in pole position e possibile vincitrice dello scontro
elettorale.
Alla trasmissione della
Gruber è intervenuto anche il deputato del Pd Pippo Civati, che ha mostrato
grande fair play verso la Murgia, a cui ha rivolto un "in bocca al
lupo", anche se si è naturalmente schierato a sostegno della candidatura
del democratico Francesco Pigliaru. "Un uomo - ha spiegato Civati - che ha
i meriti e le capacità per superare alcune divisioni nel Pd sardo e per
proporre un'alternativa valida al centrodestra".
Michela
Murgia è sicuramente una candidata preparata e credibile, molto più credibile
di una Santanché qualsiasi, anche se il piglio e la maggiore sicurezza della
deputata berlusconiana ha cercato di mettere in scacco la semplicità e l’umiltà,
della meno appariscente donna sarda che, per quanto seria e riservata, ha mostrato le
unghie con grande determinazione. Spesso l’apparenza inganna, lo sappiamo bene,
e nella realtà la sofisticata Santanché della
Sardegna conosce giusto la spiaggia di Porto Cervo e il Billionaire, non certo
i suoi veri e pressanti problemi che angosciano da tempo i sardi!
Michela Murgia non ha alzato
mai la voce mentre guardava negli occhi il deputato azzurro con le mèche fatte
di fresco e le diceva che: «della Sardegna Lei conosce appena una piccola
porzione, perché la Sardegna non è solo la Costa Smeralda». Aggiungendo anche, mentre
attaccava Cappellacci, che «solo negli
ultimi tre mesi la Sardegna ha perso 42mila posti di lavoro».
Man mano che il
confronto andava avanti diventava sempre più aspro. Quando Michela Murgia definì
l’attuale gestione Cappellacci: "cinque anni di governo in Sardegna senza
trasparenza, con una gestione assolutamente personalistica degli organi
istituzionali compresa questa campagna elettorale dove ci si fa pubblicità con
il denaro dei sardi fingendo essere istituzionalizza", la Santanchè ha
perso le staffe. All’incalzare della Murgia, che ormai aveva dato
fuoco alle polveri, anche se con misurata calma serafica e un aplomb tutto
isolano, la pitonessa a denti e labbra strette era proprio invelenita; numeri
alla mano la scrittrice ha accusato la deputata berlusconiana di un chiaro "conflitto di interessi sardo":
con due diverse delibere il governatore sardo e suo collega di partito
Cappellacci aveva affidato, senza bando, alla sua concessionaria pubblicitaria
Visibilia, pagine pubblicitarie sul quotidiano Il Giornale, con due commesse
una da 136 mila euro e l'altra da 141,500 euro.
Apriti cielo. Punta sul vivo
dalle accuse alla Visibilia di sua proprietà, la pasionaria di Berlusconi ha
avuto una brutta caduta di stile. Nel tentativo di difendersi dalle accuse
relative ai favoritismi messi in atto da Cappellacci nei confronti delle sue
società, la Santanché ha testualmente così sbottato: "messi male i sardi poveretti!". La battuta, nella sua
grave scorrettezza, rivelava chiaramente, come ha affermato anche la stessa
Murgia su twitter, “l’idea che quelli
come lei anno di noi sardi”. Aggiungendo: “Non siamo poveri né piccoli e stavolta decidiamo noi".
Lilli Gruber, con
grande capacità, ha cercato di gestire l'aspro confronto che ha toccato diversi
altri punti, tra cui quello dell’assenza, dalla competizione sarda, del movimento
5 stelle. I sondaggi recenti, che danno la Murgia in vantaggio rispetto ai candidati
dei due grandi schieramenti, lo ipotizzano proprio perché Lei potrebbe catalizzare molti voti dei
grillini. Chissà come andrà a finire: il duello in salsa sarda della Pitonessa con la nostra Accabadora potrebbe, davvero, risultare poco digeribile e riservare delle sorprese!
Probabilmente, come ho detto in altre riflessioni precedenti a questa, a vincere percentualmente sarà il partito del non voto: la fiducia dei sardi nei confronti dei partiti di governo è ormai ai minimi termini.
Probabilmente, come ho detto in altre riflessioni precedenti a questa, a vincere percentualmente sarà il partito del non voto: la fiducia dei sardi nei confronti dei partiti di governo è ormai ai minimi termini.
Io penso che sia
sbagliato non andare a votare: è un altro atto di sudditanza, perché quelli che
andranno alle urne, ligi agli ordini dei due grandi schieramenti, confermeranno
lo status quo, ovvero nulla cambierà: il potere sarà sempre in mano a quelli
che già lo detengono ed ai quali della Sardegna poco importa.
Chissà che questa volta
i sardi non rinsaviscano!
Grazie dell’attenzione.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento