Oristano 13 Gennaio
2014
Cari amici,
la natura, come ben
dovremo sapere, non produce rifiuti. Il ciclo vitale di ogni organismo che
appartiene a questo mondo è questo: nascere, crescere, alimentarsi e poi morire, senza creare
rifiuti che non siano naturalmente riciclabili, nel senso che, se ci sono,
essi vengono utilizzati da altri organismi, in una catena continua di nascita, morte
e resurrezione. La natura ha collaudato nei millenni un processo perfetto di
integrazione tra i vari esseri viventi dove nulla deve andare perduto. E’
proprio questa la concreta dimostrazione del “nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”.
A creare, però,
qualcosa di indistruttibile, di non riciclabile, un rifiuto terribile, che a
volte necessita di migliaia di anni per decomporsi (come i rifiuti nucleari),
ci ha pensato l’uomo che nella sua ritenuta onnipotenza si è messo a giocare a
fare il Dio. I risultati credo che tutti noi li possiamo toccare
quotidianamente con mano: le città sommerse dalla spazzatura, gli inceneritori
che avvelenano l’aria, le discariche dei materiali nucleari (che nessuno vuole
vicino a casa propria) che fantasiosamente si cerca di “nascondere” in cavità del
sottosuolo, creando sicuramente problemi di cui nessuno conosce ancora le
conseguenze. E’ possibile continuare su questa strada? Tutti a parole dicono di
no, ma nei fatti nessuno, oltre le parole, lancia proposte concrete. La nostra attuale
Società, unanimemente definita dell’”usa
e getta”, credo che perirà sotto una immensa coltre di rifiuti!
E’ tempo, cari amici,
di pensare seriamente alla soluzione del problema, iniziando proprio dalle
scuole, dall’insegnamento di una nuova educazione
ambientale. Le parole chiave di questo “nuovo
insegnamento”, di questa specie di laboratorio cognitivo, possono essere “le 5 R”,
dalle iniziali di Riduzione, Riuso, Riciclo, Recupero, Risparmio. La materia da insegnare ai
giovani dovrebbe affrontare i temi importanti della sostenibilità ambientale,
del consumismo, dello smaltimento dei rifiuti o del loro riuso creativo. L’idea
vincente, già affrontata in qualche scuola, è quella di far realizzare ai
ragazzi stessi dei nuovi oggetti utili, costruiti con materiali precedentemente definiti
come dei rifiuti; l’esperimento portato avanti da questi ragazzi, utilizzando
vecchie pedane, copertoni, un banco logoro, carta e cartone, sacchetti e
bottiglie di plastica, spago, colla e un vecchio lenzuolo, ha consentito di realizzare
un utile tavolino, dei grandi cuscini, una panca, una lampada ed altro ancora.
I ragazzi, lavorando con entusiasmo si sono resi conto di come tanti materiali,
spesso destinati ad essere buttati, se opportunamente riutilizzati, potevano
dare vita a nuovi oggetti utili, con una spesa irrisoria e soprattutto senza
inquinare. Ma a tutto questo va senz’altro aggiunto che il lavoro di recupero ha
stimolato la creatività dei ragazzi, ormai abituati a comprare quello che
necessita, senza strizzare il cervello per costruirselo da se!
E’ dai più giovani che
deve partire l’educazione al massimo rispetto per l’ambiente e per l’uso
naturale delle risorse disponibili, che, è meglio che ce lo ricordiamo tutti,
non sono infinite! A partire dall’acqua: ci basti pensare che il rapporto di
utilizzo è di uno a quattro, nel senso che potremo vivere dignitosamente
utilizzandone un quarto, gli altri tre quarti sono sprecati. Un piccolo esempio
chiarisce quanto ho detto. Per farci la doccia, prima che arrivi l’acqua calda
ne passa tanta fredda o poco tiepida (che potremo mettere da parte, magari per
mettere a mollo della bincheria), la stessa cosa quando apriamo il rubinetto
del lavandino per lavarci i denti! Pensiamo che popolazioni intere nel mondo
soffrono la mancanza di acqua potabile! Se parliamo di cibo le cose non
cambiano. Ogni anno in Italia vengono buttati via 12,3
miliardi di euro di cibo, di cui la metà direttamente dai consumatori (6,9
miliardi). Si tratta di 42 kg a persona di avanzi non riutilizzati e alimenti
scaduti o andati male, per uno spreco pro-capite di 117 euro l’anno. Anche l’abbigliamento,
causa la moda, crea sprechi pazzeschi: quanto potremo risparmiare riciclando
giacche, pantaloni, gonne, abbigliamento dei bambini ormai cresciuti, soprabiti
e cappotti ancora perfettamente idonei, portandoli
e scambiandoli negli ancora pochi “centri
di scambio dell’usato”, mercatini dove, con poca spesa potremo “rivestirci”
senza buttare via una fortuna con il nuovo, oppure donarlo alle famiglie bisognose.
Il resto dell’usa e
getta è ancora più preoccupante. Montagne di imballaggi, elettrodomestici, computer,
telefonini, vetro, carta, plastica, batterie, e altri prodotti anche
pericolosi, ingombrano straripanti cassonetti di immondizia, difficile anche da
rimuovere. La raccolta differenziata, a mio avviso ancora in una fase nebulosa perché
manca l’educazione da parte delle famiglie consumatrici, sta provando a
diminuire quella enorme massa indifferenziata di spazzatura ma senza un
successo apprezzabile. Certamente vetro, carta, plastica, barattoli metallici,
sono una risorsa da recuperare, che nel tempo creerà benefici a tutti, con
minore taglio di alberi, minore energia da utilizzare per vetro e metalli nuovi
e nuova plastica, ma il problema dovrà
essere risolto alla fonte, prima e non dopo. Come direte Voi? Come in
passato, producendo meno spazzatura. Questo significa meno contenitori, meno
imballaggi, meno buste di plastica, meno materiale pubblicitario stampato su
carta, maggior utilizzo delle e mail e non della posta cartacea. Ripeto, per
fare questo è necessario in primis “educare” al rispetto della natura.
Ho letto di recente su
Internet di una famiglia inglese, definita “La famiglia
ecofriendly”, che dei 5 principi di contenimento dei
consumi, “riduzione, riuso, riciclo, recupero, risparmio”, ha fatto la sua
filosofia di vita. Ecco il “pezzo” che lo spiega, cosi come pubblicato.
“C'è una famiglia di quattro persone in
Inghilterra che praticamente non produce rifiuti, è riuscita ad azzerare la
produzione di scarti domestici. La famiglia è quella di Bea Johnson,
eco-blogger e autrice di del libro Zero Waste Home. Tutta la famiglia produce
solo 4 galloni britannici di spazzatura l'anno ovvero poco più di un litro. Nel
corso di un'intervista, le hanno chiesto "Cosa c'è nel suo bidone
dell'immondizia?". E risponde "Un paio di pezzi di plastica di un
elettrodomestico, un pezzo di cavo dalla bici di mio figlio e un bastoncino da
lecca-lecca, probabilmente qualcuno lo ha regalato a mio figlio e non ha potuto
rifiutare, capisco". E' tutto qua il contenuto di ben tre mesi di
immondizia, mentre un americano medio produce oltre 450 chili di spazzatura all'anno.
Nel tempo il blog Zero Waste Home ed il libro che ne è derivato, hanno
delineato una sorta di metodo su come vivere una vita eco-friendly. Si basa
sulle "cinque R", riduzione, riuso, riciclo, recupero, risparmio. Ma
rifiutarsi di portare la spazzatura in eccesso in casa è la parte più
importante e il principio più semplice. "Non c'è davvero nessun segreto in
ciò che facciamo, basta dire di no alle cose di cui non abbiamo bisogno e
riciclare il resto: ci rimane da smaltire un paio di fogli di carta per la
scuola e qualche bottiglia di vino vuota", dice Bea. Il concetto, insomma,
è semplice: accettando un omaggio o la posta indesiderata si sta, in effetti,
creando una domanda: il messaggio è "amo le junk-mail, mandamene di
più" oppure, "che bello, una penna gratis, produci più
plastica". Altri semplici passi che chiunque può intraprendere
sono: acquistare alimenti sfusi, lasciare le scatole delle scarpe e
le confezioni dell'abbigliamento in un negozio (o, meglio ancora, acquistare
vestiti da negozi dell'usato), chiedere fatture elettroniche e pagamenti
online, portare i propri contenitori quando si compra cibo a portar via.”.
Credo che sia un
esempio si cui meditare e riflettere, perché siamo ospiti su questa terra: rispettiamola,
per gli altri che dovranno abitarla dopo di noi.
Grazie a tutti!
Mario
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