Oristano, 26 Gennaio 2014
Cari amici,
anche di recente su
questo blog ho parlato dei Giganti di Mont’e Prama, le curiose ed allo stesso
tempo straordinarie statue che, rinvenute nel Sinis di Cabras, hanno rimesso in
discussione ipotesi storiche consolidate. Certamente appartenenti alla Civiltà
Nuragica, le statue sono state anche un grande motivo di approfondimento di una
civiltà della quale, certamente, molto resta ancora da scoprire. Considerato
che anche noi sardi non siamo proprio troppo amanti della storia, vorrei ora
ripercorrere con Voi il percorso fatto, per scoprire le radici culturali della
nostra Isola, la storia dei nostri
progenitori.
La cosi detta Civiltà
Nuragica nasce e si sviluppa in Sardegna (diffusa successivamente anche in
Corsica) in un periodo di tempo che va dalla prima età del Bronzo (dal 1.800
a.C.) al II secolo d.C., ormai in piena epoca romana. Duemila anni di storia
dei quali restano a indelebile memoria un impressionante numero di testimonianze,
tra le quali le numerose torri nuragiche, evoluzione certamente di una
preesistente cultura megalitica. In epoche più remote l'Isola fu certamente abitata
stabilmente da genti arrivate nell’Isola nel Neolitico; erano popoli
provenienti da varie parti del continente europeo e forse anche dal continente
africano. Gli insediamenti più antichi sono stati rinvenuti sia in Gallura che
nella Sardegna centrale. Di questi popoli pre-nuragici, e delle
successive culture che si svilupparono differenziandosi nelle varie parti della
Sardegna, si possono ancora ammirare più di 2.400 tombe ipogeiche, conosciute
con il nome sardo di Domus de Janas, oltre ad innumerevoli dolmen e menhir. Queste
singolari vestigia si trovano disseminate in tutta l'Isola e sono state scavate
con grande maestria nel granito e nella pietra lavica. Alcune sono decorate con
sculture e pitture simboliche e si presume siano appartenute a capi politici e
forse anche religiosi. Sono state datate dagli archeologi intorno al IV
millennio a.C., lo stesso periodo storico a cui appartengono i dolmen e i
menhir, che rappresentano, stilizzati, guerrieri o figure femminili.
Il monumento più
enigmatico di quel periodo, però, è sicuramente la particolare piramide a
gradoni, ossia lo ziqqurath di Monte
d'Accoddi, presso Sassari, le cui similitudini con gli ziqqurath
mesopotamici sono eclatanti e inspiegabili. Questa piramide a gradoni, un vero altare
pre-nuragico, presenta parallelismi con
il complesso monumentale di Los Millares (Andalusia) e con i Talaiots delle
Baleari, edificati seguendo una tecnica costruttiva che trova collegamenti
anche con le tombe a tumulo ritrovate in Francia. Secondo alcuni studiosi ciò
sarebbe la spia di influenze ideologico-architettoniche provenienti da oriente,
dall'area egiziano-mesopotamica. Ai piedi della piramide a gradoni sono stati
ritrovati dagli archeologi consistenti accumuli composti da resti di antichi
pasti sacri ed anche oggetti utilizzati durante i riti. Secondo gli studiosi l'altare
di Monte d'Accoddi terminò di essere utilizzato intorno al 2000 a.C., forse per
l’influenza di altre culture.
I nuraghi per la loro
struttura sono considerati i monumenti megalitici preistorici più grandi
d'Europa. Sulla loro effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli, anche
se il mistero rimane; tanti gli interrogativi che gli studiosi si sono posti:
c'è chi li ha visti come tombe monumentali e chi come case di giganti, chi
fortezze, chi forni per la fusione di metalli, prigioni o templi di culto in onore del sole. Popolo
di guerrieri e di navigatori, i nuragici commerciavano con gli altri popoli
mediterranei e la loro civiltà ha prodotto non solo i caratteristici complessi
nuragici, ma anche gli enigmatici templi dell' acqua sacra, le tombe dei giganti,
i “Bronzetti”, particolari statuine realizzate in bronzo, e gli straordinari “Giganti
di Mont’e Prama, misteriose grandi statue di guerrieri, arcieri e pugilatori, già
oggetto di un accurato restauro e delle quali si cerca di comprendere la reale
funzione comunitaria. Per molto tempo la grande cultura nuragica ha convissuto
con altre civiltà estranee all'isola, come quella fenicia, quella punica e
quella romana, senza mai integrarsi però, né essere assorbita da queste.
Il più grande studioso
della nostra antica civiltà, il prof. Giovanni Lilliu, ha cercato, partendo
dagli scavi effettuati in varie zone dell’Isola e dai successivi studi fatti
sui materiali rinvenuti, di ricostruire la composizione delle varie tribù
Nuragiche della Sardegna. Tre, secondo il prof. Lilliu, le entità più rilevanti
di questi nuclei tribali:
- i Bàlari, l’etnia che
produsse la cultura di Bonnànaro e che sembra trovare corrispondenza anche
nelle isole Baleari;
- gli Iolèi, in
possesso di un patrimonio culturale proveniente da altre etnie mediterranee
orientali, come quella degli Achèi-Eraclidi, arrivati in Sardegna sulla scia
dei Minoici-Cicladi pre-nuragici;
- i Corsi, stabiliti in
Gallura sin dai tempi più remoti, etnia che produsse l'aspetto culturale detto
gallurese ossia la cultura di Arzachena, che si estese poi anche alla vicina
Corsica a cui darà il nome.
Da queste etnie-base se
ne svilupparono altre minori, che progressivamente costituirono altri nuclei
che fondarono e svilupparono villaggi, fino a formare dei piccoli stati i
quali, formando tra loro delle federazioni, raggiunsero ben presto un notevole
assetto civile. Dagli scritti dei romani, a lungo presenti in Sardegna, ecco un
elenco delle principali tribù nuragiche che popolavano la Sardegna:
I Beronicenses nel basso
Sulcis e nell' Iglesiente i Giddilitani nel Montiferru, gli Euthicani
nell'Oristanese, gli Uddadhaddar nel Montiferru, i Luguidonensi nel Logudoro, i
Balari nell'alto e basso Coghinas, i Corsi nel Montacuto e nella Gallura, i Lestrigoni
in Gallura settentrionale, gli Iliensi o Iolei nelle montagne di Alà, i
Nurritani o Nurrenses nei territori di Orotelli, i Parati nel Monte Albo, i
Sossinati nel Monte Albo, gli Acconiti nel Monte Albo e nei monti Remule, i
Cunusitani a Fonni, i Celsitani in Barbagia, gli Esaronensi nella valle del
Cedrino, i Gallilensi nell'alto Flumendosa e nel Gennargentu, i Maltamonenses
in Marmilla, i Semilitenses nel Cixerri, i Moddol nella Trexenta.
Queste antiche tribù nuragiche
erano sostanzialmente formate da varie famiglie (Clan) che obbedivano ad un
capo e vivevano in villaggi composti da capanne circolari con il tetto in
paglia, del tutto simili alle attuali pinnettas dei pastori barbaricini. La
struttura sociale, fortemente accentrata e gerarchica, era fondata da uno
stretto rapporto di sudditanza all’interno della comunità. Gli obblighi dei
sudditi verso la loro guida erano rinsaldati dalla religione che faceva del
sovrano un capo politico ed allo stesso tempo anche un capo religioso. In tale
struttura teocratica - secondo gli studiosi - aveva un’importanza di rilievo la
figura degli eroi fondatori quali Iolaos, Norax e Sardus, mitici condottieri ma
allo stesso tempo considerati divinità.
Pseudo Aristotele
(autore non noto del più importante nucleo di scritti filosofici che circolò
forse in epoca successiva al più noto Aristotele), così scriveva sulla
Sardegna: «Si dice che nell'isola di
Sardegna si trovano edifici modellati secondo l'antica tradizione ellenica, e
molti altri splendidi edifici, e delle costruzioni con volta a cupola con
straordinario rapporto delle proporzioni. Si ritiene che queste opere siano
state innalzate da Iolao figlio di Ificle nel tempo in cui, portando con sé i
Tespiadi figli di Eracle, trasferì la colonia per condurla via dai loro luoghi
di origine verso quelle contrade, poiché procurava queste per il parentado di
Eracle, al quale qualunque terra fosse situata verso Occidente riteneva gli
appartenesse [...] ». Racconta poi che la Sardegna sia stata, in tempi lontani,
prospera e dispensatrice di ogni prodotto e che Aristeo: «...ai suoi tempi era
stato il più esperto fra gli uomini nell'arte di coltivare i campi, fosse il
signore in questi luoghi; prima di Aristeo questi luoghi erano occupati da
molti e grandi uccelli...».
In base ad una
classificazione ed alla divisione temporale elaborata dal grande studioso
Giovanni Lilliu (Nuragico I, II, III, IV, V), l'edificazione dei nuraghi e lo
svilupparsi della Civiltà nuragica ha seguito diverse fasi collocabili entro
l'età del Bronzo e l'età del Ferro, come da tabella:
Cari amici, poiché mi
piacerebbe ripercorrere con Voi, dettagliatamente, le varie fasi dello sviluppo
della nostra cultura antica, sapientemente analizzata dai nostri studiosi, a
partire dal più importante, il professor Giovanni Lilliu, Vi do appuntamento
alla prossima chiacchierata, forse anche domani, per continuare in questo splendido
percorso.
Grazie dell’attenzione.
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