Oristano 14 maggio 2024
Cari amici,
Che il mestiere di
genitore sia uno dei più difficili al mondo non sono certo io il primo a dirlo.
Allevare e crescere i figli oggi sta diventando sempre più arduo, e non ci sono
certo dei manuali con le “giuste istruzioni” da seguire nelle diverse
situazioni che ogni giorno si presentano e vanno affrontate. Uno dei problemi
più difficili da RISOLVERE è di natura affettiva: tutti i genitori desiderano
per i propri figli uno status sociale superiore al proprio, ovvero che i propri
figli vivano “meglio” di come sono vissuti loro.
A questo desiderio,
all’apparenza encomiabile, dovrebbe però corrispondere un’educazione
altrettanto valida, ovvero educarli e prepararli ai compiti futuri, ovvero dando
loro un’alta preparazione e insegnando il pieno rispetto delle regole che la
vita socio economica prevede. La gran parte dei genitori, però, sbaglia
approccio, in quanto tende a dare ai figli tutto il possibile, senza nulla
chiedere in cambio. Questo approccio troppo morbido, troppo permissivo, crea in
loro la convinzione che essi possano “avere tutto senza dare niente in cambio”.
Mostrarsi così magnanimi, così permissivi, significa iper-proteggerli, avendo
con i figli un rapporto amichevole, mancante di autorevolezza, concedendo quanto
da loro richiesto senza nulla pretendere come contropartita.
Un comportamento, questo,
che crea nei figli la convinzione di poter avere tutto senza sacrificio, senza
impegnarsi; poi succede che, al primo rifiuto, essi cadranno dalle nuvole: si
sentiranno incompresi, frustrati, in quanto ormai incapaci di aspettare, abituati
ad avere “tutto e subito”. È così che iniziano gli scontri, i conflitti sempre
più frequenti, con i figli che, di fronte ai “NO”, scalpitano e si arrabbiano. È
così che la crescita avviene in un clima turbolento, con reazioni di
irascibilità, di prepotenza e aggressività sistematiche. Il problema diventa, allora,
quello di trovare il modo per arginare il comportamento ribelle, cosa non
facile.
Il problema in realtà non è di poco conto. Applicare un comportamento comprensivo, dialogante,
in grado di stabilire dei confini, evitando di usare dei divieti, dei NO troppo
rigidi, non è semplice. I troppi SI non aiutano a crescere, mentre i NO vanno sapientemente
gestiti, in quanto aiutano a introdurre non solo le regole, ma anche i giusti
limiti. In questo modo, gli adolescenti riescono a comprendere anche il valore
di se stessi, e metabolizzano che c’è un prima e un dopo, “un dare e un
ricevere”. Insomma non esiste diritto senza compenso, senza dare il proprio
contributo in cambio.
Introdurre la politica
del dare e dell’avere, è altamente formativo, e deve iniziare fin dalla più
tenera età. La formazione dei figli deve iniziare fin dai primi anni della scuola,
perché man mano che essi crescono debbono farlo in presenza delle regole, altrimenti
ogni giorno che passa diventa sempre più difficile introdurle. Far arrivare i
figli all’adolescenza senza le giuste correzioni, li farà diventare “padroni”
in famiglia, e il successivo intervento dei genitori diventerà un pericoloso braccio
di ferro, duro ed estenuante, che vedrà soccombere i genitori prima permissivi,
arrivando a quel ribaltamento dei ruoli in cui il figlio è diventato padrone, che
detta legge e i genitori succubi della sua violenza. Ora a comandare è lui, e
la comunicazione con i genitori diventa fatta solo di ordini: “mi devi dare”,
“dammi”, “fammi”.
Come evitare, dunque, di
arrivare al punto che i figli diventino padroni e manipolatori dei genitori,
dopo aver ribaltato totalmente i ruoli? Pur essendo un compito difficile,
alquanto arduo, i genitori non possono e non debbono mollare, seppure siano
stati in passato colpevoli per ‘troppo amore’ nei loro confronti. Ecco quattro
piccole regole, quattro consigli che, seppure sembri difficile portarli avanti,
possono raddrizzare una situazione alquanto pericolosa.
La prima regola è quella di non arrendersi, ovvero di “NON
RINUNCIARE MAI AL DILOGO COSTRUTTIVO NEL CONFLITTO”. Se è pur vero che i
genitori vorrebbero dei figli obbedienti, i contrasti generazionali sono sempre
esistiti ed è importante dialogare e confrontarsi con loro; il dialogo permette
di sviluppare negli adolescenti la capacità di regolare le emozioni e di capire
il punto di vista degli altri. La seconda regola è quella del “NON GIUDICARLI
SOLO DAI COMPORTAMENTI NEGATIVI”. È importante lodare sempre i
comportamenti positivi manifestati, prestando attenzione, quindi, anche alle
cose buone fatte e non solo alle azioni sbagliate messe in atto. Lodare e
Rimproverare, questo il compito, sanzionando però i comportamenti e non la
persona, evitando le umiliazioni.
Come terza regola “METTERE
DEI PALETTI CHIARI E DEFINITI”. Stabilire, da parte dei genitori, delle
regole e dei confini, deve essere fatto non con il sistema impositivo, ma spiegandone
il senso e la motivazione; ciò consente agli adolescenti di capire che i
genitori sono una vera guida che cerca di far percorrere loro la giusta strada
per farli sentire al sicuro e crescere meglio. Quarta e ultima regola quella di
“MANTENERSI SEMPRE COERENTI”. Evitare sempre di “cambiare idea”, ovvero quello di trasformare
spesso in SI un NO, in quanto in questo modo va a perdersi la loro
credibilità. È importante che Padre e Madre mantengano sempre la stessa linea
educativa.
Cari amici, seppure essere dei buoni genitori oggi sia un compito estremamente difficile, nessuno può sottrarsi a questa grande
responsabilità! I figli, anche se apparentemente desiderosi di ampia libertà, si
aspettano dei genitori adulti e non dei semplici amici, capaci di sostenerli e di
guidarli. Genitori che debbono essere amorevolmente protettivi e affettuosi, ma
anche adulti capaci di trasmettere loro l'apprendimento ed il pieno rispetto delle regole; operazione da fare con ferma dolcezza, ovvero senza mettere in atto comportamenti asfissianti, ma dando loro sempre sostegno e fiducia. Compito estremamente difficile, ma ...È nostro preciso
dovere preparare nel modo migliore le nuove generazioni!
A domani.
Mario
Nessun commento:
Posta un commento